Siria, più di 100 attacchi con armi chimiche: “È stato Bashar al Assad”
La Bbc ha analizzato oltre 160 report su presunti casi, confermandone 106. L'inchiesta mostra che facevano parte di una strategia per favorire il presidente siriano
Oltre 100 attacchi con armi chimiche in Siria negli ultimi 5 anni per mettere fine alla guerra civile e assicurarsi la vittoria. È il risultato di un’inchiesta della Bbc, che afferma di avere prove sufficienti a confermare l’uso di armi chimiche da parte del governo siriano di Bashar al Assad.
Panorama, il programma d’inchieste del servizio televisivo pubblico inglese, insieme all’edizione araba della Bbc hanno esaminato i rapporti di 164 presunti attacchi chimici avvenuti dopo che la Siria ha firmato la Convenzione per le armi chimiche.
La Siria ratificò la carta nel settembre 2013, un mese dopo aver attaccato con armi chimiche, tra i quali il gas nervino Sarin, i suoi oppositori in diversi quartieri di Damasco.
Il presidente Bashar al Assad negò il suo coinvolgimento ma gli Stati Uniti minacciarono una ritorsione militare. L’intervento della Russia portale alla ratifica e alla distruzione di tutte le 1.300 tonnellate di agenti chimici dichiarati dal governo siriano.
Da allora però non si sono arrestate le denunce e le segnalazioni, e secondo l’inchiesta della Bbc c’è stato un utilizzo ripetuto e prolungato di armi chimiche con il fine strategico di annientare ribelli e altri oppositori del regime.
In almeno 106 dei 164 casi analizzati, sono stati utilizzati agenti chimici. Più della metà degli attacchi sono stati eseguiti nelle provincie di Idlib e Hama, altri 18 a Damasco e 22 ad Aleppo.
In 55 occasioni su 106 verificate ci sono stati dei morti: il numero più alto si è registrato il 4 aprile 2017, quando fu colpita la città di Khan Sheikhou, a Idlib, provocando circa 80 morti. In tutto le vittime accertate sono state circa 300.
Il presidente Assad dichiarò che l’incidente era stato inventato per gettare discredito sul governo, mentre il suo alleato Putin diede la colpa a un magazzino di armi chimiche dei ribelli colpito inavvertitamente dai caccia russi.
Secondo la Bbc, il gas Sarin utilizzato a Idlib nell’aprile del 2017 è stato prodotto dal governo siriano, nonostante il governo avesse fatto distruggere tutte le sue scorte.
Ma l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw), incaricata dello smantellamento dell’arsenale, è potuta intervenire solo sul materiale segnalato dal governo stesso. “Tutto quello che possiamo fare è distruggere ciò che ci viene indicato – spiegava uno degli ispettori – si basa tutto sulla fiducia“.
Russia e Siria hanno accusato più volte l’opposizione di possedere materiale proibito e di utilizzarlo contro la popolazione. Secondo l’Opcw non ci sono prove che altri gruppi abbiano utilizzato armi chimiche eccetto l’Isis, individuato come responsabile di almeno 2 incidenti.
“La verità è che sotto il nostro mandato possiamo solo verificare che il materiale denunciato sia dove ci viene indicato e che venga distrutto – dice un altro ispettore – è possibile che quello utilizzato a Idlib, pur appartenendo allo stesso stock, non ci sia stato segnalato e sia stato nascosto altrove”.
Un altro indizio che fa pensare al coinvolgimento del governo siriano è la modalità degli attacchi. Ad esempio nelle settimane conclusive dell’attacco al fronte orientale di Aleppo, tra novembre e dicembre 2016, sono stati segnalati 11 attacchi chimici con il cloro.
Cinque di questi sono stati negli ultimi 2 giorni dell’offensiva, poco prima che i combattenti ribelli fossero circondati e accettassero di essere evacuati.
Il governo siriano ha sempre smentito di aver utilizzato il cloro, ma tutti gli attacchi sono stati eseguiti con aerei o elicotteri militari, e solo nelle zone controllate dai ribelli.
Tra gennaio e aprile 2018 la stessa strategia è stata utilizzata in altre zone in mano ai ribelli, e il risultato è stato la vittoria delle forze governative e il ritiro degli oppositori.
Qui trovate lo speciale di TPI sulla Siria