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Home » Esteri

Siria, l’appello dell’Unhcr su TPI: “Aiutiamo i siriani a rimettersi in piedi e a essere autosufficienti”

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Rifugiati siriani torna in patria dal Libano nel dicembre 2024. Credit: ZUMAPRESS.com / AGF

"La strada è lunga ma c'è una vera opportunità”, ci spiega Rocco Nuri, Emergency Fundraising Officer di UNHCR di stanza a Ginevra

La caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria non ha posto fine alla crisi che da quasi 14 anni attanaglia il Paese arabo, devastato da varie forme di guerra che hanno coinvolto fazioni armate interne, gruppi terroristici e potenze straniere della regione e oltre. Per questo, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), presente nel Paese già da prima dello scoppio del conflitto e che continua a fronteggiare l’emergenza, ha bisogno di aiuto per soddisfare i crescenti bisogni umanitari di 6 milioni di rifugiati all’estero, di oltre 7 milioni di sfollati interni e di centinaia di migliaia di rimpatriati.

Ne abbiamo parlato con Rocco Nuri, Emergency Fundraising Officer di UNHCR di stanza a Ginevra, secondo cui “oltre un decennio di conflitto ha distrutto non solo gli edifici e le infrastrutture, ma anche l’economia, e le famiglie faticano a permettersi anche i beni più elementari”. “Oltre a una transizione pacifica del potere, è necessario investire in iniziative di ricostruzione e recupero, nonché in opportunità di sostentamento per aiutare le persone a rimettersi in piedi e a essere autosufficienti”, rimarca Nuri, secondo cui però – nell’ambito della campagna di UNHCR “Un altro inverno lontano da casa” – è importante donare fin da subito per far fronte ai bisogni più urgenti. “Data la stagione invernale, le persone hanno urgentemente bisogno di un riparo, di riscaldamento, di vestiti caldi e di coperte per sopravvivere alla stagione”, ci spiega Nuri.

Qual è la situazione attuale della popolazione in Siria e delle agenzie umanitarie impegnate a portare aiuti?
«Dal 28 novembre scorso, oltre 1,1 milioni di persone sono state costrette a fuggire all’interno della Siria – la maggior parte delle quali donne e bambini – da diverse aree, tra cui i governatorati di Aleppo, Hama, Homs e Idlib. Più di una persona su cinque è sfollata per almeno la seconda volta. Tuttavia, dal 7 dicembre 2024, circa 225mila sfollati interni sono tornati nelle loro aree di origine. A causa dell’instabilità della situazione della sicurezza, le agenzie umanitarie sono state costrette a sospendere i loro servizi in alcune aree per diversi giorni, ma le attività sono riprese rapidamente in tutto il Paese attraverso i nostri partner locali in aree ora più sicure e dove la sicurezza è migliorata».

Come ha influito il conflitto nel vicino Libano? Che Paese hanno trovato i rifugiati tornati in Siria?
«L’escalation di attacchi da parte di Israele in Libano dal 23 settembre 2024 ha costretto oltre 500mila persone, sia cittadini libanesi che rifugiati siriani, a fuggire in Siria. Queste persone hanno attraversato il confine solo con pochi effetti personali, alcune senza documenti adeguati. I siriani che tornano sono costretti a rientrare in case danneggiate o distrutte o a soggiornare presso famiglie che a loro volta vivono al di sotto della soglia di povertà. Anche prima dei recenti eventi, nel Paese c’erano più di 7,2 milioni di sfollati interni, una delle più grandi situazioni di sfollati interni al mondo. Molti siriani sono tornati nei luoghi da cui erano fuggiti anni fa. Incerti su ciò che troveranno, se mai lo troveranno. Molti dei rimpatriati hanno poche o nessuna risorsa».

Quanti sono i rifugiati, dove si trovano e di cosa hanno bisogno?
«Più di 6 milioni di siriani vivono come rifugiati, principalmente nei Paesi vicini, tra cui la Turchia, il Libano e la Giordania, ma anche in Europa e in altri Paesi del mondo. Tutti hanno il diritto di tornare nel proprio Paese di appartenenza. Ma questo deve avvenire su base volontaria. I rifugiati siriani nel mondo continuano ad avere bisogno di protezione internazionale. Mentre i rischi di protezione legati alla persecuzione da parte del precedente governo sono diminuiti, altri rischi per gruppi particolarmente vulnerabili possono persistere o emergere.  Data la perdurante incertezza in Siria, chiediamo agli Stati di essere pazienti e di evitare di fare valutazioni affrettate o prendere decisioni drastiche finché non ci sarà maggiore chiarezza. È importante mantenere la protezione per coloro che hanno già trovato rifugio nei Paesi ospitanti e che non siano costretti a tornare in Siria. Qualsiasi ritorno di rifugiati deve essere volontario, sicuro e dignitoso. L’UNHCR invita gli Stati a non rimpatriare con la forza nessuno in nessuna parte della Siria e a garantire il diritto di accesso all’asilo ai civili in fuga dalla Siria. Le condizioni di vita dei rifugiati in Turchia, Libano e Giordania sono molto difficili. In Giordania, ad esempio, l’80% dei rifugiati non è in grado di far fronte alle spese essenziali per la sopravvivenza. C’è urgente bisogno di alloggi di emergenza, cibo, medicine e istruzione. I bambini sono i più colpiti: molti di loro non possono finire la scuola e sono a rischio di sfruttamento e lavoro minorile. Come sappiamo, anche Paesi come il Libano stanno affrontando la loro crisi, con la popolazione locale che sta lottando per ricostruire dopo la recente guerra con Israele e anni di crisi economica. L’UNHCR sta lavorando in Turchia, Libano e Giordania per sostenere le famiglie di rifugiati e le comunità che li ospitano. Il sostegno comprende l’assistenza in denaro, il supporto ai mezzi di sussistenza e l’aiuto ai bambini nell’accesso alla scuola».

Come può l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) assistere le persone in questa complessa situazione? Di cosa avete bisogno con maggiore urgenza?
«Circa il 90% della popolazione siriana ha bisogno di sostegno umanitario. I bisogni sono enormi e vanno al di là di quanto possa fare una sola agenzia. L’UNHCR lavora nell’ambito di una più ampia squadra umanitaria nazionale per sostenere i più vulnerabili. L’UNHCR è presente sul campo e c’è stato per quasi 14 anni di crisi. Siamo impegnati a rimanere e a fornire il nostro contributo nonostante tutte le sfide. In Siria abbiamo un ampio programma per fornire assistenza insieme ai nostri partner, ad esempio generi di prima necessità come coperte e materassi e altri beni di base per la casa alle famiglie che hanno perso tutto, oltre a fornire sostegno per l’alloggio e assistenza psicosociale e legale. L’UNHCR dispone di un’ampia rete di centri comunitari in tutto il Paese che forniscono un sostegno fondamentale alle persone in difficoltà. I centri comunitari offrono una serie di servizi, tra cui, ma non solo, supporto psicosociale, assistenza sanitaria di base, comprese consultazioni attraverso i nostri punti sanitari presso i centri comunitari, fornitura di articoli come sedie a rotelle, stampelle e apparecchi acustici, spazi a misura di bambino e attività ricreative per bambini, adulti e adolescenti. Vengono inoltre forniti servizi educativi come corsi di recupero e lezioni di sostegno ai compiti per aiutare i bambini a tornare a scuola. Abbiamo squadre mobili che viaggiano in tutto il Paese per raggiungere le persone vulnerabili, come gli anziani e le persone con disabilità che non possono venire da noi a chiedere aiuto, e conducono anche visite a domicilio per comprendere meglio le esigenze. La cosa più urgente è il sostegno dei nostri donatori: i nostri appelli sono gravemente sottofinanziati e abbiamo urgente necessità di fondi flessibili da parte dei nostri donatori che ci permettano di aumentare le operazioni in tutto il Paese per soddisfare le esigenze di base delle persone che sono ancora sfollate o che sono recentemente tornate nel loro luogo di origine».

Cosa possiamo fare da qui?
«Tutti possono donare su unhcr.it. Come già detto, il sostegno dei donatori e il fermo impegno ad aiutare il popolo siriano sono davvero fondamentali per aiutarci a raggiungere un maggior numero di persone in Siria e per aiutare i siriani a ricostruire le loro vite. Data la stagione invernale, le persone hanno urgentemente bisogno di un riparo, di riscaldamento, di vestiti caldi e di coperte per sopravvivere alla stagione. Anche l’assistenza economica diretta è fondamentale, poiché le persone possono usare il denaro per pagare l’affitto, le bollette del riscaldamento e per coprire i costi di cibo e cure mediche. L’UNHCR sta distribuendo assistenza di emergenza in contanti per il sostegno invernale, con l’obiettivo di raggiungere oltre 6.200 famiglie a Idlib e Aleppo nord. Inoltre, a Idlib sono stati inviati 1.500 kit di soccorso d’emergenza contenenti coperte termiche, set da cucina, lanterne solari portatili, tappeti e materassi, teloni di plastica per ripararsi e pacchi igienici per sostenere le famiglie vulnerabili».

Quali saranno le sfide principali nel 2025?
«Sebbene il futuro della Siria rimanga incerto, tra la gente c’è un senso di speranza che questa sia l’occasione per ricostruire il Paese e tornare alla pace e alla prosperità.  Ma le sfide sono molteplici e richiederanno una risposta su più piani. La crisi, durata quasi 14 anni, ha devastato il Paese a molti livelli. I danni e le distruzioni alle proprietà civili e alle infrastrutture critiche subiti negli ultimi 14 anni sono diffusi in tutto il Paese e, insieme ai vincoli finanziari e alle scarse risorse pubbliche, ostacolano l’accesso ad alloggi sicuri e ai servizi di base in Siria. La strada da percorrere è lunga, ma c’è una vera opportunità. Il processo richiederà molto tempo e avrà bisogno di molto sostegno da parte della comunità internazionale. Alcune delle sfide principali che gli sfollati siriani devono affrontare sono la mancanza di un alloggio adeguato e la mancanza di reddito o di opportunità di lavoro. Oltre un decennio di conflitto ha distrutto non solo gli edifici e le infrastrutture, ma anche l’economia, e le famiglie faticano a permettersi anche i beni più elementari. Oltre a una transizione pacifica del potere, è necessario investire in iniziative di ricostruzione e recupero, nonché in opportunità di sostentamento per aiutare le persone a rimettersi in piedi e a essere autosufficienti. L’UNHCR sta parlando con migliaia di rifugiati nei Paesi limitrofi attraverso linee telefoniche, sondaggi e focus group per ascoltare le loro preoccupazioni, fornire informazioni aggiornate e comprendere i loro potenziali piani di rientro. Sebbene molti siano cautamente ottimisti riguardo al ritorno a casa, la maggior parte aspetta di vedere cosa succederà in Siria».

Quale impatto potrebbe avere la sospensione delle domande di asilo per i rifugiati siriani in Europa?
«L’UNHCR ha recentemente pubblicato una dichiarazione sui rimpatri che invita gli Stati a non rimpatriare forzatamente nessuno in nessuna parte della Siria e a garantire il diritto di accesso all’asilo ai civili in fuga dalla Siria. Data la continua incertezza in Siria, chiediamo agli Stati di essere pazienti e di evitare di fare valutazioni affrettate o prendere decisioni drastiche finché non ci sarà maggiore chiarezza. È importante mantenere la protezione per coloro che hanno già trovato rifugio nei Paesi ospitanti e che non siano costretti a tornare in Siria. Qualsiasi ritorno di rifugiati deve essere volontario, sicuro e dignitoso. Chi fugge da violenze e persecuzioni ha il diritto di cercare sicurezza e di chiedere asilo. È quindi fondamentale che i siriani costretti a fuggire dal Paese abbiano accesso al territorio. Chiunque richieda protezione internazionale deve poter accedere alle procedure di asilo e vedere la propria domanda esaminata pienamente e individualmente nel merito, secondo adeguate garanzie procedurali. Alla luce della situazione incerta e molto fluida, la sospensione dell’esame delle domande di asilo dei siriani è accettabile finché le persone possono fare domanda di asilo e sono in grado di presentarla. In questo contesto, l’UNHCR prende atto della decisione di alcuni Stati che hanno sospeso il processo decisionale in materia di asilo sulle domande di protezione internazionale presentate dai siriani, fino a quando la situazione nel Paese non si sarà stabilizzata e non saranno disponibili informazioni affidabili sulla situazione della sicurezza e dei diritti umani per valutare le esigenze di protezione internazionale dei singoli richiedenti. Una volta che le condizioni in Siria saranno più chiare, l’UNHCR fornirà indicazioni agli Stati sulle esigenze di protezione internazionale dei profili rilevanti di siriani a rischio».

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