La Silicon Valley in tribunale contro il Muslim Ban di Trump
Le principali società high tech denunciano il bando. Proteste anche da migliaia di ricercatori di tutto il mondo, pronti a boicottare i convegni scientifici in America
Le grandi compagnie della Silicon Valley tornano a schierarsi contro il bando promulgato da Donald Trump, che congela l’ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di sette paesi musulmani considerati ad alto rischio di terrorismo. Dopo le offerte di aiuto legale e logistico per i dipendenti in difficoltà, gli stanziamenti di fondi d’emergenza e le numerose critiche contro le scelte del numero uno della Casa Bianca in materia d’immigrazione, il 6 febbraio ben 97 grandi società high tech americane hanno presentato una memoria congiunta per denunciare il Muslim Ban, giudicato “illegittimo”.
Tra i firmatari Apple, Microsoft, Google, Facebook, Netflix, Snap, Spotify, Uber, Airbnb, ma anche Twitter, il social network prediletto dal nuovo presidente degli Stati Uniti. Non mancano peraltro grandi aziende attive in altri settori, come per esempio Levi Strauss, produttrice dei blu jeans omonimi.
L’azione intrapresa dalle 97 aziende rappresenta un sostegno formale all’azione legale già avviata dallo stato di Washington. Nel documento di 53 pagine, depositato presso la Corte d’Appello federale della California, si afferma che il Muslim Ban “viola le leggi sull’immigrazione e la Costituzione e infligge danni significativi all’economia, all’innovazione e, come conseguenza, alla crescita americana”.
I firmatari sottolineano come “gli immigrati siano autori di molte tra le più importanti scoperte della nazione, e creino alcune tra le società maggiormente innovative ed emblematiche del Paese”. Si avverte infine che il bando di Trump renderà più difficile il reperimento di validi dipendenti nel resto del mondo, provocherà un aumento dei costi, e ostacolerà quindi la capacità di competere sui mercati internazionali.
Un altro schiaffo alla politica di Trump sui migranti è arrivato da migliaia di ricercatori di tutti il mondo, pronti a boicottare i prossimi convegni scientifici in programma negli Stati Uniti. La forma di protesta nasce da un’idea del comitato organizzativo dell’Unione astronomica internazionale (Iau), ed è stata rilanciata da una petizione online che in poche ore ha raccolto più di sei mila adesioni. Per gli scienziati e i ricercati che hanno firmato la petizione il Muslim Ban “istituzionalizza il razzismo”, colpendo anche gli accademici e gli studenti provenienti dalle sette nazioni interessate dal bando, impedendo così la libera comunicazione delle idee.
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