La siccità si sente ovunque: fabbriche chiuse in Cina e agricoltori a secco in Francia
Le chiatte rimangono in arresto sul Reno per la siccità e il fiume Colorado prosciugato lascia gli Stati Uniti a secco. Come quando abbiamo visto il maestoso Po trasformarsi in ruscello, tutti i paesi vedono le loro riserve di acqua restringersi drammaticamente. Come se volesse fuggire dalle pratiche inquinanti e dagli sprechi delle nostre attività, l’acqua è scomparsa sotto il sole rovente degli ultimi mesi e non torna più, se non durante alcune brevi piogge che servono a malapena ad inumidire il suolo.
Alcune pietre deposte secoli fa sul fondo dei fiumi per annunciare carestie iniziano ad affiorare sopra il pelo dell’acqua, documenta Icona Clima. Ci avviciniamo ai minimi storici del 2018, anno che vide la siccità più importante degli ultimi 500 anni, lo ha dichiarato sul Guardian Andrea Toreti del Centro comune di ricerca della Commissione europea. L’idea secondo la quale un tale pericolo sarebbe più gestibile nell’epoca industriale che mezzo millennio fa si sta rivelando un’illusione, nonostante le tecnologie che abbiamo a disposizione.
Non bastano per esempio gli sforzi del governo cinese, che sta facendo decollare degli aerei per “inseminare” le nuvole sospese sopra il lago Yangzte dal quale dipendono 86 milioni di persone. Gli aerei diffondono ioduro d’argento nelle nuvole, favorendo la condensazione dell’acqua e causando piogge artificiali, ma la situazione è talmente critica che la regione ha dovuto interrompere l’attività delle fabbriche per ben sei giorni, secondo quanto ripota CNN.
Nonostante in Italia ci siano stati negli ultimi giorni riversamenti di acqua e piogge frequenti, essi non bastano a far tornare le riserve sotterranee e i fiumi ai livelli normali, per non parlare dell’impatto sulla biodiversità di questi mesi di calore. In Spagna la riserva di Bùbal ha toccato l’8% di capacità, mentre in 86 dipartimenti francesi vige il divieto di irrigare le colture agricole salvo alcune eccezioni. Ne risulterà una diminuzione dei rendimenti per molti agricoltori. Nel Corno d’Africa, la siccità costringe 11,6 milioni di persone all’insicurezza alimentare senza accesso all’acqua potabile.
Le misure che mirano a limitare il consumo personale di acqua (come i divieti di innaffiare le piante e lavare le macchine) possono mantenere alcune centinaia di litri nei serbatoi dei comuni, ma la maggior parte dell’acqua viene usata nella produzione agricola e nell’industria. L’agricoltura rappresenta più del 90% del nostro uso di acqua, complici anche pratiche agricole che rendono il suolo poroso, sprecando centinaia di migliaia di litri della preziosa risorsa. Secondo il Water Footprint Network carne bovina e carne suina sarebbero tra i prodotti più voraci di acqua.
I tagli forzati alla corrente e le sospensioni di alcune produzioni dimostrano ancora una volta l’insostenibilità di un economia che richiede attività e crescita continua. Per rispondere all’emergenza le amministrazioni locali devono ricorrere a piani di soccorso, essendo mancate delle vaste politiche di contenimento a priori. E successo ad esempio negli Stati Uniti dove in mancanza di un accordo sul risparmio di acqua tra gli Stati del fiume Colorado si sta procedendo al razionamento per 40 milioni di abitanti.