Lo sfogo femminista di J.K. Rowling contro gli insulti a Theresa May
La scrittrice ha raccontato su Twitter di aver smesso di “seguire” un uomo che aveva usato termini scurrili nei confronti della premier colpevole di essere donna
Com’è noto, giovedì 8 giugno si sono svolte le elezioni anticipate nel Regno Unito, che dopo essere state indette dalla premier britannica conservatrice Theresa May non le hanno portato il risultato sperato, vista la perdita di diversi seggi parlamentari.
In quest’occasione, che nonostante abbia visto di nuovo il partito dei Tory affermarsi per formare un nuovo governo è stata anche una chiara sconfitta personale per May, non sono mancate le esultanze dei laburisti condite da insulti per la candidata dello schieramento opposto.
In molti hanno infatti usato Twitter e i social network in generale per usare parole poco raffinate e spesso sessiste nei confronti della leader conservatrice, e nonostante si sia sempre dichiarata a favore dei laburisti, l’autrice della saga di Harry Potter J.K. Rowling ha condannato questo comportamento.
La scrittrice ha infatti usato il suo account Twitter per scrivere una lunga serie di quattordici tweet in cui ha raccontato di aver smesso di “seguire” sul social network un uomo che aveva appunto usato termini scurrili nei confronti della premier, e invitando tutti gli uomini che si considerano civili e progressisti a non usare il sessismo per colpire gli avversari politici.
Just unfollowed a man whom I thought was smart and funny, because he called Theresa May a whore. 1/14
— J.K. Rowling (@jk_rowling) 9 giugno 2017
Ecco una traduzione dello sfogo dell’autrice:
“Ho appena smesso di seguire su Twitter un uomo che consideravo intelligente e divertente perché ha definito ‘puttana’ Theresa May. Se non siete in grado di essere in disaccordo con una donna senza fare uso di tutti questi vecchi disgustosi insulti, fanculo voi e la vostra visione politica.
Sono stanca di uomini “progressisti” la cui maschera scivola via ogni volta che una donna non gli piace, e che quindi usano immediatamente parole volgari e umilianti associate all’essere donna, che agiscono come classici misogini e poi si vantano come se fossero stati coraggiosi.
Quando lo fai, signor Progressista In Gamba, ti stai alleando con o senza volerlo con gli uomini che inviano immagini pornografiche violente alle donne e minacce di stupro, che provano con ogni mezzo possibile a escludere le donne dalla politica e dagli spazi pubblici, sia reali che digitali.
‘Troia’, ‘puttana’ e, naturalmente, lo stupro. Siamo troppo brutte per essere stuprate, oppure avremmo bisogno di essere stuprate, o magari stuprate e uccise.
Ogni donna che conosco che abbia osato esprimere un parere pubblicamente ha sopportato questo tipo di abusi almeno una volta, radicato in un’apparente determinazione a umiliarla o intimidirla sulla base del suo essere donna. E se vuoi sapere quanto peggiorano le cose se si è anche neri o gay, chiedi a Diane Abbot o Ruth Davidson.
Non mi interessa se stiamo parlando di Theresa May o di Nicola Sturgeon o di Kate Hooey o di Yvette Cooper o di Hillary Clinton: essere donne non è un difetto di progettazione. Se la tua risposta immediata a una donna che non ti piace è chiamarla con un sinonimo della sua vulva, o paragonarla a una prostituta, allora puoi abbandonare la finzione e dirlo apertamente: non sei un progressista. Sei solo a pochi passi di distanza dai tizi che si nascondono dietro una rana disegnata” (qui Rownling si riferiva a Pepe the Frog, un personaggio dei fumetti diventato recentemente un simbolo dell’estrema destra razzista su Internet, NdR).