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Per la prima volta sette donne guidano il World Economic Forum di Davos. Ecco chi sono

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Le 7 donne alla guida di Davos. Da sinistra Christine Lagarde, Erna Solberg, Ginni Rometty, Chetna Sinha, Fabiola Gianotti, Sharan Burrow, Isabelle Kocher. Credit: Fabrice Coffrini/ Afp

Il più importante incontro di economia e politica mondiale è sempre stato criticato per la mancanza di rappresentanza femminile. Quest'anno qualcosa è cambiato

Per la prima volta nella storia dei 48 anni del World Economic Forum (WEF), il summit del 2018 a Davos, in Svizzera, è interamente presieduto da donne.

Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come

Negli anni passati il WEF è stato criticato per la mancanza di rappresentanza femminile.

Ogni anno, circa 3 mila leader mondiali, responsabili politici, imprenditori, economisti, giornalisti e celebrità si riversano nella località svizzera e, nel numero dei partecipanti, la disparità di genere è sempre stata netta.

Nel 2015 solo il 17 per cento dei partecipanti erano donne, nel 2016 arrivavano al 18 per cento e nel 2017 avevano raggiunto il 20.

Numeri comunque non sufficientemente alti per considerare paritaria la partecipazione al meeting.

Era stato infatti coniato il termine Davos Man, la cui creazione era stata attribuita a Samuel P. Huntington, uno scienziato politico di Harvard.

Huntington, in un articolo sulle èlites del 2004, parlava di una “superclasse globale emergente” e aveva usato quella definizione per riferirsi al “partecipante tipico del meeting di Davos”, generalmente “funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione internazionale in società globali, nonché imprenditori di alta tecnologia di successo”, che con gli anni, è diventata una figura stereotipata .

E aggiungeva che questi leader “hanno poco bisogno di lealtà nazionale, vedono i confini nazionali come ostacoli che per fortuna svaniscono, e vedono i governi nazionali come residui del passato la cui unica funzione utile è facilitare le operazioni globali dell’élite”.

Lo scienziato inglese si riferiva ad un’identità elitaria appunto globale e indefinita ma dava comunque per scontato che si potesse raggruppare sotto la categoria “man” .

Ecco che quest’anno qualcosa è cambiato. Il più importante incontro di economia e politica mondiale sarà presieduto esclusivamente da donne, oltre al fatto che il numero delle partecipanti è salito ancora al 21 per cento. Tra di loro c’è anche un’italiana, Fabiola Giannotti, direttrice dell’istituto di ricerca CERN di Ginevra.

Ma chi sono, nel dettaglio, le sette donne alla guida del Word Economic Forum del 2018?

Isabelle Kocher 

È la amministratrice delegata di ENGIE Group, una società energetica globale. È stata la prima donna francese a guidare una società che compare nell’indice azionario “CAC 40” di Parigi. La ENGIE opera in più di 70 paesi, impiega circa 153mila persone e ha realizzato un fatturato di 69,9 miliardi di euro solo nel 2015.

La Kocher è anche membro dei consigli di amministrazione di SUEZ,  il secondo gruppo mondiale nel campo della gestione delle acque e dei rifiuti, e Axa, la società di assicurazione presente in tutto il mondo ed è presidente della Terrawatt Initiative (TWI), un’organizzazione no-profit che, puntando sulla cooperazione globale, mira a incrementare la capacità solare nel mondo.

Sharan Burrow

È la segretaria generale della Confederazione internazionale dei sindacati in Belgio

Nominata una delle donne più influenti a Bruxelles da Politico nel 2016, Sharan Burrow, è di origini australiane e ha iniziato la sua carriera come insegnante. Eletta nel 2010 è stata la prima donna segretaria generale della confederazione sindacale internazionale e è stata rieletta nel 2014.

E nel 2006, quando è stata fondata la confederazione, aveva ricoperto anche la carica di presidente.

Esperta di educazione, relazioni industriali e politica sociale, nel 2000 Burrow è diventata la seconda donna ad essere eletta presidente del Consiglio australiano dei sindacati.

“Sono una guerriera per le donne e abbiamo ancora lavoro per garantire l’inclusione delle donne sul posto di lavoro […]. Le lotte per le donne sono molteplici […] ma l’investimento e la partecipazione delle donne non è solo un mandato morale, è un investimento nella democrazia e un baluardo contro il fondamentalismo e l’oppressione” ha detto Burrow nel suo discorso di inizio mandato.

Fabiola Gianotti

La prima donna ad essere direttrice generale dell’Organizzazione europea per la ricerca nucleare (CERN) a Ginevra.

Dal 2009 al 2013 ha guidato una delle due squadre di fisici che hanno scoperto il bosone di Higgs, la “particella di Dio”.

Formatasi alla fine degli anni ottanta all’Università di Milano, aveva conseguito il dottorato in “fisica sperimentale delle particelle” e, nel 1994, era entrata a far parte del CERN come ricercatrice, per poi diventarne direttrice generale nel 2016.

Nel 2011, è stata votata come una delle prime 100 le donne più ispiratrici secondo il Guardian.

Christine Lagarde

È l’amministratrice delegata del Fondo Monetario Internazionale a Washington, ha fatto da apripista per tutta la sua carriera, sia negli Stati Uniti, sia in Francia, potendo vantare della frequente ripetizione di “prima donna a ricoprire la posizione di” appena dopo il suo nome.

Dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza a Parigi e un master in scienze politiche, ha lavorato come avvocato per quasi 25 anni presso Baker McKenzie a Chicago, diventando la prima presidente della società.

Nel 2005, è stata nominata ministro del commercio francese e nel 2007 è diventata ministro delle finanze, la prima donna a ricoprire questa posizione. È diventata la prima donna anche a guidare il Fondo monetario internazionale nel 2011.

Nel 2016, è stata una delle 17 donne ex ministri del governo francesi che hanno firmato un articolo editoriale pubblicato sul settimanale Journal du Dimanche denunciando il sessismo e le molestie sessuali nella politica francese.

Ginni Rometty

È amministratrice delegata di IBM, dal primo gennaio 2012 ed è la prima donna ad essere alla guida dell’azienda statunitense.

Prima di essere nominata amministratrice delegata, Rometty deteneva le posizioni di Senior Vice President e Group Executive vendita, marketing e strategia sempre per IBM.

La rivista Fortune l’ha compresa tra le dieci donne più influenti al mondo per sette anni consecutivi, posizionandola al settimo posto nel 2011.

Chetna Gala Sinha 

Nata a Mumbai è economista, agricoltrice ed attivista, Chetna Sinha lavora per il cambiamento sociale in alcune delle aree più povere e più colpite dalla siccità dell’India rurale.

Ha contribuito a sviluppare la prima banca cooperativa rurale indiana di proprietà delle donne, la Mann Deshi Mahila Bank, una banca che lavora con donne a basso reddito e fornisce prestiti alle imprese.

Ha anche creato una scuola per donne che abitano in zone rurali che offre formazione per sviluppare capacità imprenditoriali.

Dal 1996, Sinha ha organizzato gruppi femminili nel Maharashtra attivi nella lotta per i diritti di proprietà della terra e delle abitazioni e ha lanciato una stazione radio comunitaria, fornendo alle donne una preziosa piattaforma per la condivisione di informazioni.

Mann Deshi mira a lanciare un milione di donne imprenditrici rurali attraverso partnership con imprese sociali e istituzioni finanziarie principali in India.

Tenendo conto del grande contributo di Chetna alla causa dell’emancipazione femminile, il Ministro indiano per le donne e lo sviluppo infantile ha nominato Chetna come membro del consiglio di amministrazione del Rashtriya Mahila Kosh (RMK), ramo del “ministero delle donne e dello sviluppo infantile”.

Erna Solberg

Politica norvegese che ricopre il ruolo di prima ministra dall’ottobre 2013 ed è leader del partito conservatore dal maggio 2004.

Solberg è stata eletta per la prima volta membro della Storting, il parlamento norvegese, nel 1989 ed è stata “ministro delle amministrazioni locali e dello sviluppo regionale”  dal 2001 al 2005.

Dopo le elezioni del 2005, ha presieduto il gruppo parlamentare del Partito conservatore fino al 2013, sottolineando le basi sociali e ideologiche delle politiche conservatrici, sebbene il partito sia diventato visibilmente più aperto alla modernità.

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