I senzatetto iraniani costretti a vivere dentro le tombe di un cimitero a Teheran
Sono almeno una cinquantina le persone che non possiedono una casa o tossicodipendenti, che da un mese hanno trovato rifugio dentro delle tombe vuote.
Sono almeno una cinquantina i senzatetto e i tossicodipendenti fotografati mentre si accingono a trascorre la notte all’interno di tombe vuote, nel cimitero ormai dismesso di Nasir Abad, nella città di Shahriar a una trentina di chilometri dalla capitale iraniana Tehran.
Delle circa trecento tombe ormai vuote presenti nel grande cimitero, almeno una ventina sono state occupate da cinquanta senzatetto nell’ultimo mese. Al loro interno, a seconda dello spazio a disposizione, possono trovare riparo anche tre o quattro persone. Tra loro anche donne e bambini.
Le immagini realizzate dal fotoreporter dell’agenzia di stampa iraniana Isna, Saeed Gholamhosseini, sono state pubblicate sul giornale iraniano Shahrvand (vicino al governo riformista di Hassan Rouhani) dal titolo “Life in the Grave” e raccontano la vita quotidiana dei senza fissa dimora e tossicodipendenti dentro le tombe.
Dopo la pubblicazione del reportage, le immagini hanno provocato innumerevoli reazioni da parte di molti utenti persiani che hanno riversato la loro indignazione sui social media.
“Queste tombe vengono usate principalmente per dormire e rimangono vuote durante il giorno. Le persone che vi trovano riparo, nel corso della giornata sono impegnate a raccogliere prodotti di scarto o a chiedere l’elemosina per acquistare del cibo o della droga”, si legge nel lungo articolo pubblicato sul quotidiano riformista.
Le guardie del cimitero hanno tentato svariate volte di respingere quell’esercito di disperati, ma senza successo. “Nei primi giorni di dicembre sono venuti qui e li abbiamo costretti ad abbandonare questo luogo, ma il loro numero è cresciuto perché non hanno altro posto in cui ripararsi. Alcuni sono stati condotti in centri specializzati per la riabilitazione dalla tossicodipendenza, ma tanti sono riusciti a sfuggire e sono tornati qui”, ha raccontato una delle guardie.
Tra loro ci sono numerosi tossicodipendenti, ma anche donne e bambini che vivono intono alle cinta murarie del cimitero.
Le immagini hanno fatto il giro della rete generando reazioni non solo da parte degli utenti, ma spingendo perfino alcuni esponenti della società civile e della cultura iraniana a rivolgersi direttamente al presidente Hassan Rouhani.
Tra questi si annovera il cineasta Ashgar Farhadi, premio Oscar per il film “Una Separazione”, che il 27 dicembre ha scritto una lunga lettera al presidente esprimendo dispiacere per quelle persone costrette a vivere in condizioni estreme.
“Oggi ho letto il reportage sconvolgente che racconta la vita sfortunata di quella gente. Molti di loro sono donne e bambini che vivono all’interno di tombe di un cimitero vicino a Teheran. L’ho letto e sono stato sopraffatto dalla vergogna”, si legge nel lungo post pubblicato anche sulla sua pagina Facebook.
Non solo artisti o registi hanno manifestato la loro posizione nei confronti di questa emergenza sociale, anche diversi esponenti della vita politica iraniana, come Mohammad Ali Abtahi, vice dell’ex presidente riformista Mohammad Khatami.
Abtahi ha espresso la sua opinione in un post pubblicato sul suo account Instagram. “L’ingiustizia e la povertà dovrebbero essere la preoccupazione principale di tutti i funzionari e i governanti. Tutti quanti hanno la medesima responsabilità nell’aver accentuato questa crisi sociale che ha generato povertà e corruzione. Vorrei che la sensibilità degli esponenti più importanti del clero, i top manager e i funzionari dell’amministrazione, ma anche la magistratura e il parlamento si occupassero dei problemi reali della gente”.
Ventiquattro ore dopo la pubblicazione di quelle immagini che hanno scatenato repliche e critiche, il presidente Rouhani ha affrontato il problema durante un discorso televisivo andato in onda il 28 dicembre. “Ho letto la lettera di uno degli artisti inviatami ieri ed è stato molto doloroso. So di persone che vivono dentro scatole di cartone o sotto i ponti a causa della povertà, ma non avevo mai sentito di persone disperate costrette a trovare riparo all’interno di tombe”.
“Come può questa nazione tollerare che i suoi connazionali vivano dentro delle tombe per sfuggire al freddo? Questo è inaccettabile sia per il governo, sia per il popolo stesso”, ha sottolineato Rouhani.
Dopo l’intervento del presidente iraniano, alcuni funzionari governativi hanno annunciato di voler approfondire la questione e affrontare il problema. Tuttavia, le polemiche non si sono spente.
Un utente anonimo su Twitter ha citato con tono sarcastico una frase pronunciata dal padre della Repubblica islamica, l’Ayatollah Khomeini, che disse. “Io preferisco gli abitanti delle baraccopoli agli abitanti che vivono dentro i palazzi”. Quest’affermazione è stata corredata dalla giustapposizione di un’immagine che ritrae un uomo senza fissa dimora dentro una tomba e il palazzo-santuario costruito con i soldi del governo che ospita la sua tomba.
” یک موی کوخ نشینان ” را به ” همه کاخ نشینان ” ترجیح میدهم (امام خمینی) pic.twitter.com/CbgNpBuoPY
— maktoub (@Pensylvani) 27 dicembre 2016
Il governatore della provincia di Teheran, Hossein Hashemi, ha sottolineato come il problema dei senzatetto sia correlato a quello più ampio della tossicodipendenza. Intervistato dalla BBC Persian, il governatore ha dichiarato che molti degli individui che si aggirano nel cimitero di Nasir Abad si rifiutano di andare in strutture di riabilitazione per curare la loro dipendenza dalle droghe.
In pictures: homeless Iranians, some of them addicts, find shelter from cold in empty graves https://t.co/dCXANvlQow #Iran pic.twitter.com/Gh8p2Chqy1
— Thomas Seymat (@tseymat) 28 dicembre 2016