La Scozia ha pubblicato la bozza per il secondo referendum sull’indipendenza
La prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon, ha ribadito la necessità di un secondo voto dopo quello del 2014 come strumento di pressione sul governo britannico
Il governo scozzese ha pubblicato una proposta di legge per indire un secondo referendum sull’indipendenza dal Regno Unito.
La prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon, ha ribadito la necessità di un secondo voto, dopo quello del 2014 in cui vinse il NO all’indipendenza con il 45 per cento delle preferenze contro e il 55 per cento a favore, come strumento di pressione sul governo britannico per far sentire la voce della Scozia nelle trattative per la Brexit.
Nel referendum dello scorso 23 giugno sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, gli scozzesi hanno votato a maggioranza per rimanere nell’Unione europea, con il 62 per cento dei voti per il remain e il 38 per cento per il leave.
La bozza non fissa ancora alcuna data per il voto.
“La consultazione che inizierà oggi farà in modo che il disegno di legge sul referendum, se sarà il percorso scelto, soddisfi, come nel referendum del 2014, il gold standard di democrazia e di equità”, ha detto Sturgeon in un comunicato.
“Questo governo è stato eletto per far sì che il parlamento scozzese possa essere in grado di prendere in considerazione un referendum per l’indipendenza, se si presentano cambiamenti significativi di circostanze, come ad esempio il fatto che la Scozia debba essere portata fuori dell’Unione europea contro la sua volontà”, ha aggiunto.
“E il paese deve ora affrontare proprio questa prospettiva, tra cui la probabilità di una Brexit rigida, con tutto il danno aggiuntivo che ne deriverà per l’economia e l’occupazione in Scozia, che è il motivo per cui viene pubblicato questo disegno di legge per la consultazione sul referendum”.
I sondaggi mostrano che se gli scozzesi votassero oggi potrebbero probabilmente respingere per la seconda volta la secessione dal Regno Unito. Ogni referendum dovrebbe comunque essere approvato dal governo di Londra, che ha già detto che ritiene la questione conclusa dal 2014.