Milioni di indiani in sciopero contro le riforme del lavoro
A rischio migliaia di posti di lavoro. Le nuove leggi favorirebbero i licenziamenti e la chiusura delle imprese meno produttive
Più di 100 milioni di lavoratori indiani hanno preso parte ad un massiccio sciopero di 24 ore contro le nuove leggi sul lavoro pianificate dal governo del primo ministro Narendra Modi.
I sindacati accusano il governo di voler introdurre una serie di leggi che metterebbe a rischio milioni di posti di lavoro e renderebbe molto più facile il licenziamento dei lavoratori. Le stesse leggi imporrebbero anche la chiusura delle industrie meno produttive.
Secondo il segretario del All India Trade Union Congress, che riunisce alcuni dei sindacati più importanti del Paese, i lavoratori ad aver aderito sono stati addirittura oltre 150 milioni. Il governo non ha però confermato i dati ufficiali sul numero dei partecipanti.
Per la protesta sono rimaste chiuse soprattutto banche, esercizi commerciali e alcune industrie. Anche treni, bus e metropolitane sono rimasti fermi in quasi tutti gli stati indiani.
Nella regione del Bengala Occidentale, di cui Kolkata è la capitale, si sono registrati alcuni scontri tra manifestanti e polizia, conclusi con l’arresto di almeno 200 persone.
Questo sciopero nazionale è stato il più grande da quando il presidente Modi è salito al potere nel 2014. Secondo l’Assocham – le camere di Commercio e dell’Industria del Paese – le perdite economiche dovute allo sciopero sarebbero intorno ai 3,25 miliardi di euro.
Le nuove leggi proposte dal governo Modi intendono riformare il mondo del lavoro indiano. Il presidente ha affermato che è necessario semplificare le leggi in vigore dal periodo coloniale per poter permettere ai Paesi esteri di aumentare gli investimenti in India, e rinvigorire quella che oggi è la nona economia mondiale.