Scioperi in Francia, bloccate le raffinerie e benzinai a secco: caos e tensioni ai distributori
E’ stato rinnovato con una votazione lo sciopero che sta bloccando sei delle sette raffinerie in Francia, in mano ai gruppi Esso-ExxonMobil et TotalEnergies. Solo quest’ultimo opera il 40% delle pompe di benzina in Francia, rimaste a secco con code chilometriche che si sono accumulate di fronte ai benzinai. “Abbiamo il 30% delle stazioni che oggi sono bloccate a livello nazionale”, ha dichiarato il ministro della Transizione energetica Agnès Pannier-Runacher, precisando che questa percentuale è salita a “più del 40% nella regione Hauts-de-France”.
In seguito al fallimento delle prime trattative, gli impiegati di Total hanno rifiutato di interrompere la mobilitazione. Rivendicano da due settimane un aumento salariale del 10% a fronte dell’inflazione e dei profitti del datore di lavoro che hanno raggiunto i 10,6 miliardi di dollari al primo semestre 2022. Non sono meno infuriati i lavoratori delle raffinerie del gruppo americano Esso-ExxonMobil, che reclamano un aumento del 7,5% per conquistare una parte dei 18,43 milioni di profitti ottenuti nel second0 trimestre.
#FRANCE 2022
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Originariamente i rispettivi dirigenti avevano concesso solo il 3% di incremento dei salari. Ma con lo sciopero ad oltranza sostenuto dalla CGT (il principale sindacato di sinistra francese) si sono attirati una sgridata da parte del governo, con la Prima Ministra Elisabeth Borne che ha chiamato alla “responsabilità”. Infatti stamane Total ha offerto un bonus una tantum e un aumento del 6%. Ma l’offerta non soddisfa i lavoratori impoveriti dalla crisi. Il Presidente Macron dai microfoni di France 2 non si è riservato parole dure nemmeno contro gli scioperanti: “Non possiamo lasciare il paese in stato di fermo solo perché ci sono persone che vogliono andare oltre”. Sono già arrivate procedure amministrative per costringere i lavoratori a tornare in servizio. Per Germinal Lancelin, segretario generale di GCT ExxonMobil, si starebbe “calpestando il diritto a scioperare dei lavoratori”. Una linea dura da parte dello Stato che non sorprende da quando lo stesso Macron ha parlato alla nazione dicendo che “è finita l’epoca dell’abbondanza”, entrando in un periodo di aumento delle spese militari e di strette salariali.
Si sono uniti anche gli operai delle centrali nucleari, che reclamano un aumento del 5% del loro stipendio lordo. Almeno sei centrali sono già state colpite, tra cui quella di Gravelines, la più potente dell’Europa occidentale.