L’ultima colonia dell’Africa
Dopo 40 anni di occupazione da parte del Marocco, il popolo del Sahara Occidentale continua una lotta pacifica verso la libertà e chiede un referendum per l’indipendenza
All’inizio di quest’anno, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Marocco Marc Ginsberg, in un articolo sull’edizione americana dell’Huffington Post, ha dichiarato che gli Stati Uniti si dovrebbero “congratulare” con il Marocco poiché “è difficile al giorno d’oggi trovare un alleato più fidato nel caos dirompente del mondo arabo”.
Ginsberg ha aggiunto che è stato per lui un “privilegio” lavorare con il governo marocchino durante la sua permanenza a Rabat in veste di ambasciatore.
Sempre nello stesso articolo, Ginsberg ha poi elogiato il regno del Marocco definendolo uno “storico e indispensabile alleato”. Non sicuro che i suoi lettori avessero sufficientemente colto il punto, l’ex ambasciatore ha poi aggiunto che il Marocco è “una stella musulmana che volteggia sulle sabbie in tempesta”.
Tutta questa sviolinata per arrivare al punto centrale dell’argomentazione di Ginsberg, ossia che gli Stati Uniti d’America non solo devono continuare a permettere al Marocco di occupare illegalmente il Sahara Occidentale, ma che anzi dovrebbero aiutarlo a perpetuare questa sua violazione del diritto internazionale.
Ovviamente, l’ex ambasciatore ha pensato bene di omettere che nessuno stato al mondo, inclusi gli Stati Uniti, ha riconosciuto il diritto del Marocco a occupare il Sahara Occidentale. Anzi nel 1975, la Corte Internazionale di Giustizia ha confermato che non vi è un fondamento giuridico circa la sovranità del Marocco sui territori del Sahara Occidentale.
Un altro dettaglio che Ginsberg ha preferito tralasciare riguarda la brutalità dell’occupazione illegale del Marocco.
Dovremmo davvero applaudire gli ormai ben documentati abusi dei diritti umani perpetrati contro i sahrawi dalle forze di sicurezza marocchine?
Dovremmo davvero congratularci con un Regno in cui non esiste libertà di stampa e dove solo qualche settimana fa un prominente giornalista marocchino e’ stato arrestato con il solo crimine di aver parlato di Sahara Occidentale?
Dovremmo davvero andare fieri di avere come alleato fedele uno stato che occupa illegalmente un territorio classificato da Freedom House come “not free”? Tuttavia, la verità e’ che il Marocco occupa un ruolo chiave nella guerra globale al terrorismo al punto che molti paesi Occidentali preferiscono chiudere gli occhi davanti alla sua brutale occupazione del Sahara Occidentale.
Ginsberg scrive, sempre nello stesso articolo, che “il Re del Marocco Mohammed VI ha investito oltre 7 miliardi di dollari per agevolare la crescita economica delle terre al sud del Paese”. A tal proposito, occorre notare come la definizione “terre a sud” sia volutamente stata scelta per omettere il termine Sahara Occidentale.
Nell’articolo l’ex ambasciatore assicura i lettori che “sotto la guida del Marocco, la regione occidentale del Sahara sta raggiungendo incredibili picchi di crescita economica dove ha prosperato una pluralistica società civile”.
La realtà e’ pero molto diversa. I piani di sviluppo attuati dal Regno del Marocco nella regione servono a consolidare il suo controllo sul territorio del Sahara Occidentale e a prolungare lo stallo dei negoziati Onu sull’autodeterminazione della regione.
Il Marocco ha infatti fin’ora utilizzato tutte le armi in suo possesso per ostacolare la ripresa dei negoziati tra le parti mediati dalle Nazioni Unite, continuando invece lo sfruttamento illegale delle risorse naturali della regione.
Complici in questa campagna di occupazione e di sfruttamento illecito delle risorse naturali del Sahara Occidentale sono diverse compagnie ed organizzazioni straniere. Prime fra tutte la San Leon Energy e la Kosmos Energy che hanno firmato con il Marocco un accordo per l’esplorazione dei giacimenti di petrolio nel territorio del Sahara Occidentale. Allo stesso modo, la compagnia svizzera Crans Montana Forum ha più volte organizzato conferenze nella città occupata di Dakhla definendola territorio marocchino.
Ma la lista non si conclude qui. L’anno scorso la competizione mondiale di kitesurf sponsorizzata da Virgin ha organizzato una delle sue tappe in quella da loro definita: “Dakhla, Marocco”. Provate ad immaginare se qualcuno organizzasse una competizione sportiva mondiale nei territori della West Bank e presentasse la città’ ospitante come “Ramallah, Israele”.
Il Marocco si è più volte difeso dichiarando che investe nella regione più di quanto non guadagni dallo sfruttamento illegale delle sue risorse naturali. Peccato che abbia tralasciato che la maggior parte degli “investimenti” sono in realtà diretti a finanziare una brutale occupazione militare.
A complicare il tutto si aggiunge poi la questione demografica. Nel 1975, l’allora Re del Marocco Hassan II invito’ i suoi sudditi ad oltrepassare il confine che separava il Regno del Marocco dal Sahara Occidentale (allora territorio autonomo spagnolo) in quella che viene ricordata come “la Marcia Verde”, che consentì di fatto al Marocco di subentrare alla Spagna nel controllo della regione.
Il risultato fu che gli abitanti del Sahara Occidentale contano oggi una larga percentuale di coloni marocchini di prima e seconda generazione.
I saharawi sono presto stati etichettati come cittadini di seconda classe, vittime di una situazione discriminatoria delle condizioni salariali e lavorative. Tutti i benefici degli “investimenti” del Marocco nella regione finiscono infatti quasi interamente ad aziende marocchine o ai coloni.
Ginsberg sostiene che il vero obiettivo del Fronte Polisario – ossia il gruppo internazionalmente riconosciuto come legittimo rappresentante della popolazione del Sahara Occidentale – sia quello di creare “uno stato islamico-fondamentalista”. L’ex ambasciatore inoltre punta il dito contro il Fronte Polisario per quanto riguarda “la situazione di prigionia” in cui vivono i rifugiati sahrawi in Algeria.
Ovviamente tutto questo è falso. Il Fronte Polisario ha fino ad oggi rivestito il ruolo di baluardo contro il propagarsi del fondamentalismo nella regione. E’ un movimento di liberazione, il cui unico scopo è vedere concretizzarsi le aspirazioni per un referendum per l’autodeterminazione del Sahara Occidentale, come deciso nell’accordo di pace del 1991, approvato e firmato dallo stesso Regno del Marocco.
Nel 1976 il Fronte Polisario dichiarò la nascita della Repubblica araba sahrawi democratica (Sadr), che e’ stata fino a oggi riconosciuta da numerosi Stati.
Se Ginsberg vuole sapere davvero quali sono le rivendicazioni del Fronte Polisario, potrebbe facilmente chiederlo direttamente ai suoi rappresentanti che si trovano a New York e Washington, cosi come al suo corpo di diplomatici dispiegato in diverse zone del mondo.
E’ inoltre da notare che in seno all’organizzazione per l’Unita’ Africana, e’ il Fronte Polisario della Sadr a sedere al tavolo a titolo di membro permanente, mentre il Marocco è costretto ad aspettare fuori nei corridoi a seguito del rifiuto dell’ organizzazione di riconoscere l’occupazione illegale della regione.
L’ex ambasciatore Ginsberg potrebbe inoltre parlare direttamente con la popolazione nei campi profughi di Tindouf in Algeria, invece di rilasciare dichiarazioni su cosa sia o non sia nel loro migliore interesse.
Visitatori stranieri possono infatti facilmente accedere ai campi come dimostrato dal numero di partecipanti da tutto il mondo che sono accorsi per il festival del cinema internazionale Fishara cosi come per altri eventi.
Sfortunatamente lo stesso non si può dire per i territori occupati del Sahara Occidentale. Lì è infatti dispiegato un contingente di forze di sicurezza che pattuglia la regione e che ha la libertà di espellere o negare l’accesso ai visitatori stranieri a suo piacimento.
Le conseguenze di questa occupazione sulla popolazione sahrawi sono ovviamente molto serie e possono andare dalle percosse alle torture, fino alle detenzioni arbitrarie. Pratiche queste, che sono all’ordine del giorno.
L’attivismo politico di qualsiasi tipo è inoltre severamente proibito. Il signor Ginsberg vorrebbe che voi applaudiste il Marocco e la sua occupazione illegale del Sahara Occidentale.
Quello che invece dovremmo fare tutti noi, è applaudire il popolo del Sahara Occidentale che dopo quaranta lunghissimi anni di occupazione continua una lotta pacifica nel suo cammino verso la libertà.
Tutto quello che chiedono è il diritto di votare in un referendum per determinare il loro futuro politico. E’ ora che questo diritto gli venga concesso.
L’articolo è stato originariamente pubblicato qui e replicato su TPI in accordo con l’autore. *Nick Scott lavora come External Relations Officer per l’organizzazione non governativa Independent Diplomat che supporta il governo della Repubblica araba saharawi democratica. Più’ informazioni sono disponibili presso il Dipartimento di Giustizia a Washington DC.