“Rinviati senza motivo i colloqui sui controlli agli armamenti nucleari”: l’accusa degli Usa alla Russia
L’amministrazione Biden incolpa la Russia di aver rinviato gli incontri per discutere un accordo chiave sul controllo degli armamenti nucleari tra i due Paesi che avrebbe dovuto iniziare martedì in Egitto. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha affermato che la decisione è stata presa “unilateralmente” dal Cremlino. “La parte russa ha informato gli Stati Uniti che proporrà nuove date”, riporta la fonte da Washington. Gli incontri sul Nuovo Trattato START – l’unico accordo rimasto che regola i due più grandi arsenali nucleari del mondo, firmato dalle due parti (all’epoca rappresentate da Dmitry Medvedev e Barack Obama) a Praga l’8 aprile 2010 – dovevano tenersi sulla scia della minaccia nucleare di Mosca contro l’Ucraina e in seguito alle complicazioni relative alle ispezioni relative al trattato.
Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato al media statale RIA Novosti che i colloqui erano stati rinviati, ma non ha fornito una motivazione. Gli Stati Uniti “sono pronti a riprogrammare il prima possibile poiché la ripresa delle ispezioni è una priorità per sostenere il trattato come strumento di stabilità”. Il Nuovo Trattato START pone limiti al numero di armi nucleari a raggio intercontinentale che sia gli Stati Uniti che la Russia possono avere: Washington e Mosca possono condurre ispezioni reciproche sui siti sensibili, ma a causa della pandemia di Covid-19, queste erano state interrotte.
“È molto insolito, oltre che un peccato, che i russi abbiano rinviato questo incontro che avevano indicato di essere interessati ad avere”, ha detto alla Cnn Daryl Kimball, direttore esecutivo dell’Associazione per il controllo degli armamenti con sede negli Stati Uniti. “Il presidente Biden è stato molto chiaro sul suo impegno a negoziare per mantenere la struttura di controllo degli armamenti oltre la scadenza dello START nel 2026. E noi rimaniamo impegnati in questo obiettivo”, ha aggiunto a RIA Novosti Elizabeth Rood, il massimo diplomatico statunitense a Mosca.