Russia, oltre 3mila arresti alle manifestazioni pro-Navalny: a Mosca un uomo si dà fuoco
Sono oltre 3mila gli arresti effettuati dalla polizia russa durante le manifestazioni pro Aleksei Navalny, l’avvocato e oppositore rientrato in Russia dopo essere stato curato in Germania a seguito del tentativo di avvelenamento nei suoi confronti. Secondo quanto riporta il sito indipendente OVD-Info, un uomo a Mosca ha tentato di immolarsi dandosi fuoco. L’uomo, dalle prime informazioni, è stato subito soccorso ma le sue condizioni sono più gravi di quanto inizialmente apparso.
Tra le persone arrestate a Mosca c’è anche Julia Navalnaya, la moglie di Alexei Navalny, che stava prendendo parte a una manifestazione non autorizzata a piazza Komsomolskaya. I manifestanti stavano esponendo cartelli e intonando cori per chiedere la liberazione dell’oppositore. La polizia è intervenuta per disperdere l’assembramento.
Intanto dagli Stati Uniti il segretario di Stato Antony Blinken è intervenuto per condannare le “tattiche brutali” della Russia contro i manifestanti di opposizione. “Gli Stati Uniti condannano l’uso persistente di tattiche brutali contro manifestanti pacifici e giornalisti da parte delle autorità russe per la seconda settimana consecutiva”, ha scritto Blinken in un tweet. “Rinnoviamo il nostro appello alla Russia affinché rilasci i detenuti per aver esercitato i loro diritti umani, tra cui Aleksey Navalny”.
Immediata la replica di Mosca, che ha accusato gli Usa di essere i promotori delle proteste. “Chiediamo la fine delle interferenze negli affari interni degli stati sovrani e vi ricordiamo la vostra responsabilità”, si legge in una nota del ministero degli Esteri russo. “La grossolana intrusione degli Stati Uniti negli affari interni della Russia è la prova” della “regia” di Washington dietro alle manifestazioni, secondo il governo russo, “così come la diffusione di notizie false e la promozione delle manifestazioni non autorizzate da parte di piattaforme Internet controllate da Washington”. Secondo Mosca, “il sostegno alla violazione della legge da parte del Segretario di Stato Antony Blinken è un’altra conferma del ruolo di Washington” nel promuovere le proteste “da dietro le quinte”.
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