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Home » Esteri

Attentato a Mosca: arrestato un ottavo sospettato. Fsb accusa “i servizi segreti occidentali” di complicità

Immagine di copertina
Credit: AGF

Gli ultimi aggiornamenti sulla strage del 22 marzo al Crocus City Hall della capitale russa, costato la vita ad almeno 139 persone

Un’ottava persona, sospettata di essere coinvolta nell’attentato del 22 marzo al Crocus City Hall di Mosca rivendicato dal sedicente Stato Islamico (Isis), è stata messa in carcere oggi dalle autorità russe, che accusano “i servizi segreti occidentali” di complicità nella strage, mentre si fa strada la “pista” turca.

Il direttore dei servizi di sicurezza interni del Fsb, Alexander Bortnikov, ha infatti dichiarato che “i servizi segreti occidentali e i servizi segreti ucraini” sono “collegati” all’attentato a Mosca, compiuto da alcuni “islamisti radicali”. Per stessa ammissione di Bortnikov però, i mandanti non sono ancora stati identificati.

Inoltre è emerso che, prima della strage, due dei presunti attentatori viaggiavano liberamente tra la Russia e la Turchia, che oggi ha arrestato 147 presunti membri dell’Isis.

Gli arresti
“Un tribunale di Mosca ha messo agli arresti un altro partecipante all’attacco terroristico al Crocus City Hall”, si legge in una nota pubblicata oggi su Telegram dalla Corte distrettuale di Basmannyj.  L’uomo, nato in Kirghizistan e identificato come Alisher Khatamovich Kasimov, resterà in carcere “per un periodo di 1 mese e 27 giorni, ovvero fino al 22 maggio 2024”.

Il sospetto, secondo l’agenzia di stampa Interfax, ha 31 anni e possiede la cittadinanza russa. Subito dopo la convalida dell’arresto infatti, l’ufficio stampa del ministero degli Esteri kirghiso ha precisato che l’uomo ha rinunciato alla cittadinanza d’origine nel 2014.

Durante l’udienza, pubblicata in video dalla Corte russa, il sospettato ha affermato di non conoscere gli altri imputati accusati di aver pianificato l’attentato a Mosca e di non sapere nulla dei loro piani. “Avevo bisogno di un inquilino, volevo affittare un appartamento”, ha detto in tribunale Kasimov, che sarebbe entrato in contatto con i presunti autori della strage tramite un sito di locazioni immobiliari.

Finora, undici persone sono state fermate in Russia perché sospettate di essere coinvolte a vario titolo nell’attentato a Mosca, che ha visto alcuni uomini armati in tenuta mimetica irrompere nella sala concerti Crocus City Hall e aprire il fuoco contro il pubblico disarmato, dando successivamente fuoco all’edificio e provocando la morte di almeno 139 persone e il ferimento di altre 182.

I quattro presunti autori materiali dell’attentato sono stati arrestati sabato 23 marzo e rischiano l’ergastolo. Almeno uno di loro proviene dal Tagikistan. Altri tre sospetti sono stati fermati lunedì 25 marzo. Secondo l’agenzia di stampa Ria Novosti si tratta di un padre con due figli, uno dei quali, nato in Tagikistan, è cittadino russo. In totale, ad oggi, otto persone si trovano in carcere con l’accusa di terrorismo. 

Le accuse di Mosca
Tuttavia, come riporta Interfax, i mandanti dell’attentato a Mosca non sono ancora stati identificati, anche se il Cremlino punta il dito non solo contro l’Ucraina ma anche contro i “servizi segreti occidentali”.

“Crediamo che l’azione sia stata preparata sia dagli stessi islamisti radicali (arrestati, ndr) che, naturalmente, dai servizi segreti occidentali e dagli stessi servizi segreti ucraini, che sono direttamente collegati a questo attacco”, ha detto oggi in conferenza stampa il direttore dei servizi di sicurezza interni del Fsb, Alexander Bortnikov. “In futuro, faremo tutto il necessario per identificare i mandanti”.

Ieri, per la prima volta, il presidente russo Vladimir Putin aveva riconosciuto la matrice “islamista” dell’attentato, continuando però ad accusare Kiev. “Sappiamo che il crimine è stato commesso per mano di alcuni islamisti radicali, la cui ideologia è combattuta da secoli dallo stesso mondo islamico”, ha detto ieri Putin durante un programma televisivo, senza rinunciare a prendersela con l’Ucraina. “Questa atrocità potrebbe essere solo l’anello di congiunzione di tutta una serie di tentati attacchi da parte di coloro che sono in guerra con il nostro Paese dal 2014 per mano del regime neonazista di Kiev”.

La “pista” turca
Intanto, come riporta l’agenzia di stampa francese Afp, è emerso che due dei presunti attentatori viaggiavano liberamente tra la Russia e la Turchia prima della strage.

“I due individui erano liberi di viaggiare senza ostacoli tra la Russia e la Turchia in assenza di un mandato di arresto nei loro confronti”, ha spiegato ad Afp un funzionario delle forze di sicurezza turche, che non ha specificato la nazionalità dei due presunti attentatori.

Shamsidin Fariduni, secondo la fonte citata dall’agenzia stampa francese, sarebbe entrato in Turchia il 20 febbraio per poi partire il 2 marzo alla volta della Russia dall’aeroporto di Istanbul, dopo un soggiorno in un albergo del quartiere Fatih della città. Il 23 febbraio, secondo Afp, l’uomo avrebbe pubblicato “otto post sui social media dal distretto di Aksaray” dello stesso quartiere di Istanbul e avrebbe poi lasciato il suo hotel il 27 febbraio.

L’altro sospettato invece, Saidakram Rajabalizoda, sarebbe arrivato a Istanbul il 5 gennaio, soggiornando in un altro albergo di Fatih, che avrebbe lasciato il 21 gennaio. “Quindi è partito per Mosca il 2 marzo sullo stesso volo di Fariduni”, ha dichiarato la fonte di Afp. “Crediamo che questi due individui si siano radicalizzati in Russia, data la loro breve permanenza in Turchia”.

Proprio oggi le autorità turche hanno annunciato l’arresto di 147 persone sospettate di aver aderito al sedicente Stato islamico (Isis).

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