La Russia è stata condannata per il sequestro di una nave di Greenpeace
Mosca dovrà pagare oltre 5 milioni di euro di danni ai Paesi Bassi per la vicenda avvenuta settembre 2013
Un arbitrato internazionale si è concluso con la condanna della Russia al pagamento di oltre 5 milioni di euro di danni, più gli interessi, ai Paesi Bassi per la vicenda degli “Arctic 30”.
Mosca è stata condannata per l’abbordaggio illegale, il sequestro e la detenzione della nave di Greenpeace battente bandiera olandese, Arctic Sunrise, avvenuto a settembre 2013. Gli “Arctic 30” – 28 attivisti di Greenpeace e due giornalisti freelance – furono detenuti per due mesi in carcere prima di essere rilasciati su cauzione e poi scarcerati in seguito a un’amnistia adottata dalla Duma.
La nave Arctic Sunrise venne restituita a Greenpeace dopo nove mesi di detenzione nel porto russo di Murmansk, seriamente danneggiata. Anche i gommoni e altre dotazioni di bordo avevano subito gravi danni.
Già nell’agosto del 2015 la Russia era stata ritenuta responsabile da un tribunale internazionale per abbordaggio, sequestro e detenzione della nave e per le misure successive prese nei confronti della nave e del suo equipaggio. Oggi il danno è stato stimato in termini economici.
Il governo russo ha sempre rifiutato di partecipare ai diversi procedimenti legali o di pagare la sua quota di spese legali stabilita dal tribunale. Non è quindi chiaro se questa volta rispetterà il giudizio legalmente vincolante e pagherà i danni.
Quanto il governo olandese dovesse successivamente riconoscere a Greenpeace International verrà impiegato per coprire i costi di riparazione della nave, mentre la compensazione per i danni immateriali sofferti dagli Arctic 30 andrà naturalmente ai singoli individui coinvolti.
Gli Arctic 30 si sono rivolti alla Corte europea per i diritti umani, sostenendo che le azioni intraprese dalle Autorità russe hanno leso i loro diritti al libero movimento e alla libertà d’espressione. Il caso è ancora però nelle sue fasi iniziali.