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Home » Esteri

Russia, caso Navalny: a tre giorni dalla morte i parenti non hanno ancora avuto accesso alle spoglie

Immagine di copertina
Credit: AGF

La causa del decesso del dissidente 47enne resta ancora “indeterminata” ma il team legale della famiglia dubita della versione ufficiale secondo cui si sarebbe trattato di un malore

A tre giorni dalla morte in carcere di Alexei Navalny, considerato il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin, la sua famiglia e i suoi legali non hanno ancora avuto accesso alle spoglie. Lo ha reso noto oggi sui social la portavoce del dissidente russo Kira Yarmish, secondo cui la causa della morte del 47enne resta ancora “indeterminata” mentre le autorità prevedono di condurra una “perizia” sui resti per almeno 14 giorni.

Navalny è morto venerdì 16 febbraio 2024 nella Colonia penale di massima sicurezza n. 3, il carcere del distretto autonomo di Yamalo-Nenetsia, situato nell’Artico russo a 2.000 chilometri da Mosca, dove stava scontando una pena di 19 anni di reclusione.

“La madre di Alexei e i suoi avvocati sono arrivati ​​all’obitorio questa mattina presto”, ha scritto oggi sui social Kira Yarmish. “Non è stato loro permesso di entrare. Uno degli avvocati è stato letteralmente cacciato fuori”. 

Nemmeno la madre del dissidente morto, Lyudmila Navalnaia, è stata autorizzata a entrare nella struttura di Salekhard, il capoluogo regionale posto a una cinquantina di chilometri dal carcere in cui è morto il figlio.

Secondo quanto denunciato da Yarmish, il comitato investigativo, responsabile delle indagini in Russia, ha dichiarato che “le verifiche” legate alla morte di Navalny sono state “prolungate”, ma senza specificare alcuna scadenza dei termini. “La causa della morte è ancora “indeterminata”. Mentono, prendono tempo e non lo nascondono nemmeno”, ha scritto sui social la portavoce del defunto dissidente russo. “Gli investigatori hanno detto agli avvocati e alla madre di Alexei che non restituiranno alla famiglia il suo corpo, su cui verrà effettuata una cosiddetta ‘perizia chimica’ per 14 giorni”.

Secondo il Servizio penitenziario russo (Fsin), Alexei Navalny è rimasto vittima di un malessere improvviso “dopo una passeggiata”: l’uomo, secondo la versione ufficiale, sarebbe stato soccorso immediatamente dagli operatori sanitari del carcere e poi da quelli giunti sul posto in ambulanza, arrivata appena 7 minuti dopo la segnalazione, ma non c’è stato nulla da fare. Il team legale della famiglia dubita però della ricostruzione offerta dalle autorità russe.

L’indagine però è ancora “in corso”, secondo quanto riferito oggi alla stampa dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, anche se non ha permesso di giungere ad alcuna conclusione “per il momento”.

Navalny era stato incarcerato subito dopo il suo ritorno in Russia all’inizio del 2021, dopo un grave avvelenamento, di cui aveva accusato proprio il Cremlino. Durante la detenzione, ha trascorso quasi 300 giorni in cella di punizione.

Il presidente russo Vladimir Putin non ha commentato la morte dell’oppositore, accaduta ad appena un mese dalle elezioni presidenziali, che secondo tutti i sondaggi dovrebbero confermare al potere il leader del Cremlino per altri sei anni.

“In queste circostanze, in assenza di informazioni, riteniamo che non sia assolutamente ammissibile fare dichiarazioni così odiose”, ha aggiunto Peskov in conferenza stampa a Mosca riferendosi alle accuse mosse contro le autorità russe da molti governi occidentali, in primis la Casa bianca, secondo cui Vladimir Putin sarebbe responsabile della morte di Navalny.

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