L’Iran rafforzerà il suo potenziale militare e balistico senza il permesso degli Stati Uniti
In un discorso al paese, il presidente iraniano Hassan Rouhani ha risposto alle critiche di Trump, che durante il discorso all'Onu aveva accusato Teheran di star ampliando le sue risorse missilistiche
L’Iran intende rafforzare il suo potenziale militare e balistico senza chiedere il permesso di alcun paese. A dirlo è stato il presidente Hassan Rouhani venerdì 22 settembre, rispondendo alle critiche rivolte a Teheran dal presidente statunitense Donald Trump durante il suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
“Rafforzeremo le nostre capacità militari, come deterrente”, ha detto Rouhani in un discorso trasmesso sulla televisione statale. “Per difendere la nostra patria non chiediamo permesso a nessuno”.
“Tutti i paesi al mondo hanno supportato l’accordo sul nucleare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite quest’anno, eccetto gli Stati Uniti e il regime sionista”, ha detto il presidente iraniano riferendosi a Israele, nazione storicamente rivale di Teheran.
L’annuncio di Rouhani è avvenuto nel corso di una parata militare a Teheran in occasione dell’anniversario della guerra tra Iraq e Iran nel 1980. Secondo l’agenzia di stampa iraniana Tasnim, una delle armi esposte durante la parata era un nuovo missile balistico con un raggio di circa 2mila chilometri, in grado di portare numerose testate. Tasnim ha citato anche alcune informazioni fornite da Amirali Hajizadeh, capo della divisione aerospaziale della guardia rivoluzionaria.
Di fronte all’Assemblea generale Onu Trump aveva accusato Teheran di star ampliando le sue risorse missilistiche e di esportare violenza in Yemen, Siria e altri paesi del Medio Oriente. Il presidente statunitense aveva inoltre criticato l’accordo sul nucleare con l’Iran sottoscritto dalle potenze mondiali durante l’amministrazione Obama.
In passato Trump aveva definito l’accordo, che prevede l’eliminazione delle sanzioni contro Tehran se il governo iraniano interromperà il suo programma nucleare, “il peggiore mai negoziato” da Washington.
Entro la metà di ottobre Trump dovrà decidere se certificare che Tehran sta mantenendo fede all’accordo. Se non lo farà, nei 60 giorni successivi il Congresso degli Stati Uniti deciderà se reintrodurre le sanzioni cancellate in base al patto.
Le nazioni europee stanno provando a convincere il presidente a tenere fede all’accordo, mentre Israele spinge per aumentare la pressione sull’Iran.