La storica rivista musicale Rolling Stone è in vendita
L'annuncio è arrivato dal fondatore ed editore Jann S. Wenner in un'intervista al New York Times. Recentemente Wenner aveva già venduto due suoi magazine, Us Weekly e Men's Journal
La storica rivista musicale statunitense Rolling Stone è sul mercato. A rivelarlo è stato il fondatore ed editore, Jann S. Wenner, nel corso di un’intervista pubblicata dal New York Times domenica 17 settembre.
Wenner è rimasto un editore indipendente per molti anni. Le difficoltà odierne del settore e i consigli del figlio Gus, chief operating officer di Rolling Stone, lo hanno però convinto a mettere in vendita il giornale.
L’imprenditore statunitense ha detto di continuare ad “amare il suo lavoro” e si è detto disponibile a restare all’interno dell’azienda nel caso lo volessero i nuovi proprietari. Il desiderio di Wenner è quello di riuscire a trovare degli acquirenti pronti a fare ingenti investimenti per il rilancio del periodico e in grado di “cogliere lo spirito di Rolling Stone“.
Recentemente Wenner aveva già venduto le testate Us Weekly e Men’s Journal, entrambe precedentemente legate alla società Wenner Media. I due magazine sono stati rilevati da American Media, che è anche tra i favoriti all’acquisto della rivista musicale nata nel 1967.
Secondo un articolo pubblicato dal quotidiano inglese The Guardian, se fosse proprio American Media a diventare il nuovo editore, Rolling Stone potrebbe andare verso “un brusco cambiamento” del suo orientamento politico. David Pecker, chairman di American Media, è infatti un sostenitore dell’attuale presidente repubblicano Donald Trump. D’altro canto, Jann S. Wenner non ha mai fatto segreto delle sue simpatie democratiche e progressiste.
Wenner ha già ingaggiato delle banche per esplorare le possibilità di vendita, ma il processo è appena all’inizio.
La reputazione giornalistica di Rolling Stone ha subito un duro colpo nel 2014 dopo la pubblicazione di una storia, in seguito rivelatasi falsa, su delle presunte violenze sessuali avvenute in un campus universitario della Virginia.
Un articolo della scuola di giornalismo della Columbia University di New York definì l’incidente “un fallimento giornalistico che si poteva evitare”.