È stato ritrovato il corpo della giornalista scomparsa nel naufragio di un sottomarino a Copenaghen
Kim Wall era salita a bordo del Nautilus, di proprietà dell'inventore danese Peter Madsen, che ha poi confessato di aver gettato il suo corpo in mare. L'uomo sarà accusato di omicidio dalla procura danese
Le autorità danesi hanno confermato di aver ritrovato il corpo di Kim Wall, la giornalista morta dopo essere salita a bordo del sottomarino di proprietà dell’inventore danese Peter Madsen per raccogliere informazioni sull’imbarcazione per un articolo a riguardo, durante un giro al largo della baia di Copenaghen.
Lunedì 21 agosto era stato ritrovato un corpo senza testa nella baia su cui si affaccia la capitale della Danimarca. Secondo la polizia, la testa e gli arti sono stati tagliati deliberatamente. Le autorità hanno poi identificato i resti come appartenenti alla giornalista svedese freelance di 30 anni.
“C’è una corrispondenza tra il DNA di Kim Wall e i resti ritrovati”, ha scritto la polizia danese su Twitter.
Dna match mellem torso og Kim Wall. Ikke yderligere #politidk
— Københavns Politi (@KobenhavnPoliti) August 23, 2017
Peter Madsen, inventore danese di 46 anni, aveva già confessato alla polizia che la giornalista Kim Wall era morta. La procura danese ha deciso di accusare l’inventore di omicidio. Le accuse saranno presentate ufficialmente quando l’uomo comparirà davanti al magistrato a settembre.
La donna era scomparsa in circostanze misteriose il 10 agosto, dopo essersi imbarcata a Copenaghen con Madsen sul sottomarino Nautilus, affondato poche ore dopo. Inizialmente l’inventore danese aveva affermato di aver riportato la donna sana e salva a terra, prima di cambiare versione e confessarne la morte.
“C’è stato un incidente a bordo della mia imbarcazione e Kim è morta: ho gettato il suo corpo in mare”, aveva detto l’uomo alle autorità. Madsen è ora accusato di omicidio per negligenza e di aver manomesso volontariamente il suo sottomarino, dopo aver ucciso Wall.
Chi è coinvolto nel caso?
Peter Madsen, 46 anni, è un eccentrico inventore danese, ingegnere aerospaziale e cofondatore di Copenhagen Suborbitals, l’unico programma amatoriale spaziale finanziato interamente in crowd-funding, la pratica di microfinanziamento che mobilita persone e risorse intorno a progetti di investimento, spesso innovativi.
Nel 2014 Madsen ha anche fondato il Rocket Madsen Space Lab, un laboratorio di ricerca per tecnologie missilistiche che concentra i propri sforzi nello sviluppo di motori basati su poliuretano e perossido di idrogeno.
Entrambe le organizzazioni hanno l’obiettivo di diventare il primo programma spaziale non governativo a inviare un essere umano nello spazio.
Kim Isabell Frerika Wall era una giornalista svedese freelance di 30 anni. La donna ha studiato all’Università Sorbona di Parigi, alla London School of Economics nel Regno Unito e alla Columbia University a New York, dove si è laureata in giornalismo nel 2013.
Wall viveva tra New York e Pechino e collaborava con testate internazionali come The New York Times, Harpers, The Guardian, VICE Magazine, South China Morning Post, Foreign Policy e TIME. Il suo lavoro riguardava in particolare le identità di genere, le ingiustizie sociali e gli affari internazionali.
Il sottomarino affondato è l’UC3 Nautilus, progettato e costruito dallo stesso Peter Madsen nel 2008. L’imbarcazione deve il suo nome al sottomarino di Ventimila leghe sotto i mari, il romanzo di fantascienza di Jules Verne pubblicato nel 1870.
Il Nautilus – uno dei tre sottomarini costruiti da Madsen – è lungo 17 metri e ha una stazza di quasi 40 tonnellate. Possiede un motore elettrico e può trasportare fino a otto persone. La sua progettazione, sviluppo e costruzione è stata finanziata tramite crowdfunding.
Una squadra di dieci volontari si occupa della manutenzione e del rifornimento dell’imbarcazione. Nel 2014, in una campagna di finanziamento collettivo, Madsen ha raccolto oltre seimila dollari statunitensi per coprire i costi di gestione del sottomarino.
Cosa sappiamo sulla scomparsa di Kim Wall
Madsen e Wall si erano incontrati intorno alle ore 19 del 10 agosto, nell’area portuale di Refshaleøen a Copenaghen, in Danimarca. La giornalista aveva riferito al proprio fidanzato che sarebbe salita a bordo del Nautilus per raccogliere materiale in previsione di un articolo che sarebbe poi stato pubblicato su Wired Magazine.
Secondo la ricostruzione della polizia, l’ultima foto dei due a bordo è stata scattata alle ore 20:30, da un uomo che si trovava su un’altra imbarcazione e che al tramonto attraversava lo stretto di Øresund, il tratto di mare tra Copenaghen e la città di Malmö, in Svezia.
Secondo le sue prime dichiarazioni, Madsen, dopo un giro nella baia, sarebbe tornato a Refshaleøen e lì avrebbe fatto sbarcare Kim Wall tra le 23:30 e la mezzanotte.
Questa ricostruzione era stata contestata dalle autorità di polizia di Copenaghen, che non solo non avevano trovato tracce della donna né a terra né in mare ma sostenevano che non ci fossero prove documentali del ritorno in porto del Nautilus.
Il sottomarino non possedeva un sistema satellitare che ne registrasse la posizione. Madsen aveva detto alle autorità di aver visto Kim Wall per l’ultima volta al ristorante Halvandet, proprio nell’area portuale di Refshaleøen, dove l’avrebbe lasciata prima di ripartire a bordo del Nautilus.
Secondo Bbc, il proprietario del locale Bo Petersen aveva riferito che l’intera area intorno al ristorante è coperta da telecamere a circuito chiuso e di aver già consegnato i filmati registrati alla polizia.
Il sottomarino è stato poi avvistato da una nave commerciale intorno all’una di notte nei pressi del ponte di Øresund che collega la Danimarca alla Svezia. Secondo la polizia, Madsen è quindi entrato nelle acque territoriali svedesi intorno a quell’ora.
Alle ore 2:30 della notte invece il fidanzato della giornalista ne ha denunciato la scomparsa, riferendo alla polizia dell’intenzione della donna di salire a bordo del sottomarino di proprietà di Madsen.
Secondo le ricostruzioni delle autorità, Madsen avrebbe continuato a navigare nella baia per tutta la notte e per la mattinata successiva. Alle ore 11:30 dell’11 agosto infatti il faro che controlla lo stretto ha segnalato la presenza del sottomarino in acqua.
Il Nautilus è poi affondato alle ore 12:00 dello stesso giorno. Vista la mancanza del sistema Gps a bordo dell’imbarcazione, la marina danese, dopo la denuncia del fidanzato di Kim Wall, aveva dato l’allarme di ricerca nella baia, una segnalazione a cui ha risposto Kristian Isbak, proprietario di una barca che stava navigando in quelle acque.
Isbak aveva riferito all’agenzia di stampa Associated Press di aver visto Madsen sulla torretta mentre il sottomarino non era ancora affondato. “L’uomo è poi sceso nel sottomarino e c’è stato un qualche genere di sbuffo d’aria dall’imbarcazione che quindi ha cominciato a sprofondare”, aveva detto Isbak.
“Madsen è poi risalito sulla torretta e vi è rimasto finché l’acqua non ha cominciato a riempirla”, aveva concluso l’uomo, confermando i sospetti delle autorità sul fatto che il sottomarino sia stato volontariamente affondato.
A seguito del naufragio, Madsen è stato soccorso dalle autorità e si è detto rattristato per il naufragio. “Sto bene, ma sono triste perché il Nautilus è affondato”, aveva detto davanti alle telecamere del canale locale Tv2. “C’è stato un piccolo problema con i serbatoi di zavorra”.
Il relitto del sottomarino è stato recuperato il 12 agosto e portato a sette chilometri dal sito del naufragio. Domenica 13 agosto le autorità danesi hanno esaminato il Nautilus e accusato Madsen di aver ucciso Kim Wall.