Crisi Usa-Iran: quali sono i rischi per i militari italiani che si trovano in Iraq
Circa mille uomini tra carabinieri e membri dell'esercito sono impegnati nel paese iracheno: quali pericoli corrono dopo l'uccisione del generale Soleimani?
Usa Iran: quali sono i rischi per i militari italiani che si trovano in Iraq
Quali sono i rischi per i militari italiani che si trovano in Iraq alla luce della crisi tra Usa e Iran, scoppiata dopo l’uccisione del generale iraniano Soleimani (qui il suo profilo)?
È la domanda che in molti si stanno ponendo in queste ore di alta tensione in Medio Oriente.
L’Italia, infatti, al momento ha dispiegato in Iraq oltre 1000 militari, la cui sicurezza, ora, potrebbe non essere più garantita.
I rischi maggiori sono per la cosiddetta Task Force 44, un contingente di truppe speciali dell’esercito italiano che opera tra Baghdad e il nord del Paese con base operativa a Kirkuk. Dopo l’uccisione del generale iraniano Soleimani in un raid Usa e la morte di un comandante delle milizie sciite irachene Hashd al Shaabi, la situazione potrebbe presto degenerare proprio per la presenza diffusa in tutto il Paese delle milizie sciite, che l’Iraq ha in parte integrato nelle sue forze armate.
Diversa, invece, la situazione per i militari che si trovano a Erbil, nel Kurdistan, e in Kuwait.
In Iraq, inoltre, sono presenti anche oltre 150 carabinieri, che, dal 2015, hanno il compito di formare e addestrare le forze di sicurezza irachena.
I carabinieri, che operano a Baghdad in ambienti protetti, godono dell’apprezzamento locale, così come anche sottolineato dal primo ministro iracheno Adel Abdul-Mahdi e dal ministro dell’Interno Yasen Al-Yaseri al comandante generale dei carabinieri, Giovanni Nistri, che lo scorso 29 dicembre si è recato in visita in Iraq.
Iraq: il Comandante Generale dell’Arma Giovanni Nistri, alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia, incontra Primo Ministro e Ministro dell’Interno iracheni e saluta #Carabinieri e personale impegnato a Baghdad ed Erbil. Infine, visita ai CC in EAU. #ForzeArmate #UnaForzaperilPaese pic.twitter.com/PmurVw8Ul0
— Arma dei Carabinieri (@_Carabinieri_) 29 dicembre 2019
Tuttavia, i carabinieri, che fino ad ora hanno addestrato circa 36.500 agenti iracheni, potrebbero essere costretti a lasciare presto il Paese.
Già prima del raid che ha ucciso Soleimani, infatti, il governo iracheno era orientato ad approvare un disegno di legge sul ritiro delle forze straniere dal Paese.
La missione Nato in cui sono coinvolti i carabinieri italiani, denominata “Operation Inherent Resolve – Prima Parthica”, potrebbe quindi presto concludersi qualora la norma sul ritiro delle truppe straniere entrasse in vigore.