Quando erano tedeschi i rifugiati che attraversavano l’Europa
L’11 settembre 1989, Austria e Ungheria dovettero aprire i propri confini per far passare migliaia di rifugiati: quei rifugiati erano tedeschi
“L’Ungheria ha annunciato oggi che permetterà ai migliaia di cittadini della Germania dell’Est che si rifiutano di tornare a casa, di proseguire il proprio viaggio verso la Germania dell’Ovest.
Questo annuncio ha aperto la strada agli oltre 7mila tedeschi che a partire da mezzanotte hanno iniziato il proprio viaggio verso la Germania dell’Ovest, ma il numero di persone che attraverseranno il confine potrebbe presto arrivare a 60mila”.
Così si apriva un articolo pubblicato sul New York Times l’11 settembre 1989, in un periodo in cui i confini interni all’Unione Sovietica avevano iniziato a cedere, e sempre più tedeschi residenti nella Germania dell’Est cercavano di attraversare l’Ungheria e l’Austria per poi arrivare nella Germania dell’Ovest, dove avrebbero avuto diritto immediato alla cittadinanza.
Per la prima volta, i tedeschi dell’Est avevano la possibilità di attraversare il muro che aveva diviso una nazione per 28 anni.
La successiva apertura della frontiera tra le due Germanie, nel Novembre 1989, fece arrivare a 116mila il numero di tedeschi che si spostarono a Ovest del muro in poco più di un mese.
A esattamente 26 anni di distanza, Ungheria e Austria diventano di nuovo terre di confine attraversate da migliaia di rifugiati. La destinazione finale è ancora una volta la Germania, che si sta ergendo a paladina europea nell’accoglienza dei rifugiati siriani.
I flussi di rifugiati che attraversano l’Europa diventano la prova della ciclicità della storia. Con la loro esistenza ci ricordano che niente è immutabile, ma tutto è destinato a cambiamento.
Non è durato il muro che ha diviso le due Germanie e che nel 1989 l’allora presidente della Germania dell’Est assicurava sarebbe esistito per altri cent’anni. Non sta durando il trattato di Dublino, che fino a pochi giorni fa non avrebbe concesso a richiedenti asilo già identificati in altri Paesi europei di presentarsi come rifugiati in Germania. Allo stesso modo, non dureranno le istituzioni che vogliono circoscrivere l’esistenza umana all’interno di confini creati a tavolino.
Quanto prima l’Europa si renderà conto che l’attuale sistema di chiusura ermetica delle frontiere non funziona, tanto prima si potranno mettere in atto soluzioni che permettano alla nostra società di adattarsi alla storia che ci circonda.
Il giorno in cui l’Europa si accorgerà dell’anacronismo delle proprie frontiere, potrà finalmente smettere di investire milioni di euro nella chiusura dei propri confini per riconoscere invece il valore che ogni migrante può aggiungere all’Europa come lavoratore, contribuente, e membro attivo della società.