Almeno 30 rifugiati del Burundi sono stati uccisi in Repubblica democratica del Congo
Almeno 30 rifugiati provenienti dal Burundi sono stati uccisi negli scontri con le forze di sicurezza della Repubblica Democratica del Congo.
A riferirlo è stata l’agenzia di stampa Reuters, che cita alcuni testimoni e attivisti locali.
Negli ultimi giorni, l’esercito di Kinshasa – capitale della Repubblica Democratica del Congo – ha preparato un piano per rimpatriare i profughi del Burundi rifugiatisi nel paese.
Secondo Reuters, la polizia e i soldati congolesi hanno sparato proprio sulla folla che stava protestando contro questa nuova politica.
I fatti di Kamaniola
I fatti sono avvenuti nella città di Kamaniola, città congolese vicina ai confini con Burundi e Ruanda, nell’est della Repubblica Democratica del Congo.
Fonti ufficiali del governo di Kinshasa negano però che tra le vittime ci siano rifugiati burundesi. Secondo quanto afferma Lambert Mende, portavoce ufficiale del governo congolese, gli scontri sono scoppiati quando un gruppo di uomini armati non identificati ha attaccato una sede delle forze di sicurezza.
“Cinque soldati e 20 assalitori sono rimasti uccisi negli scontri”, ha detto Mende a Reuters.
Wendo Joeal, un attivista per i diritti umani congolese, citato da Reuters, afferma che durante le proteste i rifugiati si sono impadroniti di un’arma da fuoco e hanno ucciso un soldato, mentre cercavano di liberare alcuni loro connazionali arrestati.
“Ho contato almeno 32 cadaveri, ma ci sono anche almeno 100 feriti” ha detto Joel a Reuters.
Alcuni filmati mostrati dall’agenzia di stampa mostrano oltre 30 corpi senza vita coperti da lenzuola per le strade di Kamaniola.
Un portavoce delle Nazioni Unite ha confermato che almeno 18 richiedenti asilo burundesi sono stati uccisi negli scontri con l’esercito congolese, ma ha affermato che il bilancio delle vittime è provvisorio.
Molti profughi si sono rifugiati nella vicina base della missione di pace delle Nazioni Unite. Secondo l’UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati, sono oltre duemila i rifugiati del Burundi che vivono a Kamaniola.
#Burundi -Déclaration du @cnaredburundi relative aux massacres des Réfugiés Burundais en #RD_Congo perpétrés hier soir à #Kamanyola @MONUSCO pic.twitter.com/WME0uoyphN
— CNARED Burundi (@cnaredburundi) September 16, 2017
Il principale gruppo di opposizione in Burundi, il CNARED, ha accusato le truppe dell’esercito governativo del Burundi e il gruppo giovanile Imbonerakure, legato al partito del presidente del Burundi Nkurunziza, di essere complice dell’esercito congolese nelle uccisioni dei rifugiati in Congo orientale.
La situazione in Burundi
Sono migliaia i rifugiati burundesi accolti dalla Repubblica Democratica del Congo che sono fuggiti dagli scontri in atto nel proprio paese d’origine.
Le violenze sono scoppiate nel paese africano dopo che Nkurunziza ha deciso di violare la costituzione e correre per un terzo mandato presidenziale.
Da allora, oltre 400mila persone hanno dovuto lasciare le proprie case a causa delle violenze. Nkurunziza è stato rieletto nel luglio 2015 con un voto boicottato dall’opposizione.
A settembre 2017, l’Onu ha accusato il governo del Burundi di crimini contro l’umanità. La commissione delle Nazioni Unite che indaga sulle violenze in corso nel paese ha infatti affermato di avere le prove dei crimini commessi dal governo di Bujumbura nei confronti degli attivisti dell’opposizione che protestano contro l’autoritarismo del presidente Pierre Nkurunziza.
Il rapporto dell’Onu parla di omicidi, torture e stupri commessi in particolare da appartenenti alle forze dell’ordine e dell’esercito. Secondo le Nazioni Unite però anche alcuni gruppi di opposizione si sono macchiati di violenze e torture.