La rifugiata somala che vuole diventare la prima presidente donna del suo paese
Fadumo Dayib, esperta di sanità pubblica e attivista per i diritti umani si è candidata alle elezioni di ottobre in Somalia. Vive in Finlandia dal 1990 come rifugiata
Fadumo Dayib è una rifugiata somala. Vive in Finlandia dal 1990, da quando fuggì dal suo paese a causa della guerra civile.
Fadumo ora vuole tornare a casa, a Mogadiscio, e vuole candidarsi alle elezioni presidenziali del prossimo ottobre. Secondo quanto ha raccontato al quotidiano britannico Guardian, per questa sua scelta Dayib ha ricevuto minacce di morte. “Sanno che ho la possibilità di portare un vero cambiamento”.
Dayib è arrivata nel nord Europa ormai 26 anni fa, a diciotto anni, senza soldi e senza istruzione. Ora è un’esperta di sanità pubblica e un’attivista per i diritti dei rifugiati. Ha inoltre vinto una borsa di studio dell’Università di Harvard per studiare pubblica amministrazione. Spera di tornare in Somalia per guidare il paese verso la stabilità, ponendo fine alle violenze e agli attacchi che lo hanno fatto sprofondare nel caos più totale.
Le elezioni di ottobre potrebbero essere le prime realmente democratiche nel paese da decenni a questa parte, secondo Stati Uniti e Regno Unito. Non tutti gli analisti la pensano però allo stesso modo.
Un voto a suffragio universale è considerato impraticabile sia per motivi di sicurezza che istituzionali, è per questo che il prossimo presidente sarà eletto da un’assemblea nazionale di 14mila delegati scelti dai rappresentanti tribali.
Nella migliore delle ipotesi, dicono gli analisti, le elezioni di ottobre potranno solo spianare la strada al suffragio universale che, secondo i più ottimisti, potrà essere raggiunto nel 2020.
I candidati alla presidenza sono 18, tra cui il presidente in carica Hassan Sheikh Mohamud, un ex attivista e accademico al potere dal 2012. Dayib è l’unica donna. Nonostante il suo ottimismo riconosce che le sue chanches di vittoria sono prossime allo zero. “Se non sei corrotto non hai la possibilità di battere il sistema. E io non potrò pagare nessuno così la probabilità di vincere è praticamente inesistente”, ha raccontato al Guardian.
Il suo programma politico comprende lo scardinamento di alcune tradizioni tribali come la mutilazione genitale femminile, la tolleranza zero per la corruzione e l’intraprendere un dialogo con al-Shabaab per giungere a una tregua duratura.
Eppure la sua sola candidatura ha già avuto un impatto positivo: l’ha fatta conoscere al popolo somalo e ha introdotto il dibattito sulla partecipazione delle donne in politica. Dayib si è detta fiduciosa per le prossime elezioni del 2020.
Dopo decenni di guerra civile la Somalia ha iniziato una lenta risalita, ma il paese continua a vivere in situazioni di profonda povertà e disagio. La presenza dell’insurrezione dei miliziani di al-Shabaab non fa altro che peggiorare la già complicata situazione.
I miliziani hanno già promesso di intralciare il processo elettorale del voto di ottobre.