Uno scimpanzé alla Corte Suprema di New York
Per la prima volta nella storia, una corte potrebbe riconoscere a uno scimpanzé lo status di persona giuridica
Per la prima volta nella storia, una corte potrebbe
riconoscere a uno scimpanzé lo status di persona giuridica.
Il che vuol dire che essere riconosciuto come un’entità, diversa da una persona fisica, alla quale lo stato americano attribuisce la capacità
di essere titolare di diritti e di rapporti giuridici per scopi limitati, come
l’acquisto della proprietà di un bene o la conclusione di contratti.
È accaduto grazie all’azione congiunta del Nonhuman RightsProject, un gruppo di attivisti che hanno portato presso la corte suprema dello stato di
New York la causa di Hercules e Leo, due scimpanzé che vivono in cattività alla
New York State University, e vengono utilizzati all’interno dell’ateneo per
delle ricerche sulle funzioni motorie.
L’obiettivo finale della campagna portata avanti dagli attivisti è far sì che i gli scimpanzé
possano essere trasferiti in una riserva naturale nello stato americano del Florida.
La tesi difensiva del gruppo di attivisti si fonda sul
considerare questa specie come dotata di intelligenza autonoma. Qualora venisse accolta dalla corte, tenere in cattività i due animali equivarrebbe a una
detenzione illegittima.
Gli attivisti hanno ottenuto un’udienza fissata per il
prossimo sei maggio a New York. A pronunciarsi sarà Barbara Jaffe, giudice della corte suprema di New York, la quale ha già emesso un ordine, noto negli ordinamenti
anglosassoni come writ of habeas corpus.
Con questo ordine, una corte federale può richiedere che un prigioniero venga portato in
giudizio per determinare la legittimità del suo stato detentivo.
In base alla legge, il writ
può essere concesso solo a coloro che godono dello status di persona
giuridica: dunque, affinché l’ordine emesso possa produrre i suoi effetti, il giudice Jaffe dovrà dimostrare che agli scimpanzé possono
essere riconosciuti quei diritti minimi normalmente attribuiti agli esseri
umani.
Steven Wise, avvocato di Boston e membro del gruppo attivista,
ha dichiarato che in caso di vittoria, la pronuncia favorevole potrebbe gettare
le basi per considerare quali persone giuridiche anche altre specie animali, come gli
elefanti, i delfini o le balene.
La richiesta del gruppo attivista non costituisce un esempio
isolato: già nel dicembre 2014, un giudice argentino aveva affrontato un caso
simile, riconoscendo a uno scimpanzé il trasferimento in una riserva, senza però
spingersi al punto da riconoscere al mammifero i diritti tradizionalmente riservati agli esseri umani.