Cosa è successo l’11 maggio a Baghdad
In un solo giorno ci sono stati tre attentati nella capitale dell'Iraq. Sono almeno 93 le vittime in uno dei più sanguinosi attentati, tutti rivendicati dall'Isis
Nella giornata di mercoledì 11 maggio, la capitale irachena Baghdad è stata teatro di tre violenti attentati rivendicati dall’Isis, che hanno causato complessivamente la morte di 93 persone.
Il triplice attentato è stato definito il più sanguinoso dell’ultimo anno. Le esplosioni si sono verificate nelle aree commerciali e ai posti di blocco della polizia e sono state immediatamente rivendicate dai miliziani del sedicente Stato islamico.
La sicurezza è gradualmente migliorata a Baghdad negli ultimi dieci anni, ma la violenza settaria contro i civili musulmani sciiti non si è mai del tutto placata. Negli ultimi due anni, lo sforzo delle forze governative irachene supportate dalle forze aeree americane per contrastare l’avanzata del sedicente Stato islamico – che nel 2014 aveva preso il controllo di circa un terzo del territorio iracheno – si è acuita, generando una spirale di violenza.
Inoltre, gli attentati di mercoledì potrebbero per certi versi costringere il primo ministro iracheno Haider al-Abadi ad accelerare la risoluzione di una crisi politica interna, che ha paralizzato il governo per più di un mese.
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Tre attacchi in un solo giorno
Il primo attacco è avvenuto in un mercato affollato nel distretto di Sadr City, un quartiere a maggioranza sciita di Baghdad, dove un’autobomba è esplosa all’ora di punta del mattino, provocando finora la morte di 55 persone e il ferimento di altre 68.
Un camioncino imbottito di esplosivo è stato fatto esplodere vicino a un salone di bellezza situato all’interno di un mercato. Molte delle vittime erano donne. Tra loro c’erano anche diverse spose che si stavano preparando per il loro matrimonio. Lo hanno riferito fonti locali. Mentre, i corpi di due uomini sono stati trovati nel salone di un barbiere adiacente.
Testimoni hanno inoltre raccontato che al momento dell’esplosione, parrucche, scarpe e giocattoli per bambini si sono sparsi ovunque, mentre almeno due auto hanno preso fuoco e i pezzi sono volati a lunga distanza.
Anche i soccorritori accorsi sul luogo dell’attacco per spegnere gli incendi e recuperare i corpi delle vittime, hanno fatto fatica a farsi largo tra i detriti provocati dall’esplosione.
I miliziani dell’Isis hanno rivendicato subito l’attacco nei pressi del mercato di Sadr City, sottolineando come l’attentato volesse prendere di mira i musulmani sciiti che vivono nell’area. Le altre due esplosioni avvenute nel corso della mattinata sono state provocate da due attentatori con indosso dei giubbotti esplosivi. Nel mirino del duplice attacco c’erano le forze di sicurezza irachena.
Un attentatore suicida ha preso d’assalto un posto di blocco nella città di Khadhimiya, nella zona nord occidentale della capitale irachena, che ospita uno dei luoghi più sacri dell’islam sciita. L’attacco ha ucciso almeno 17 persone e ne ha ferite 30. Una terza bomba è esplosa nei pressi di un posto di blocco, su una via commerciale in un quartiere a maggioranza sunnita nella zona occidentale di Baghdad, uccidendo otto persone e ferendone almeno 20.
La lotta del governo iracheno all’Isis
Nel 2014 l’Isis aveva in mano un terzo dell’Iraq, con la conquista di Mosul, la principale città del nord, arrivando quasi nelle vicinanze della capitale Baghdad.
Un anno dopo, nel corso del 2015, il territorio controllato dall’Isis si è ridotto del 40 per cento in Iraq, rispetto alla sua massima espansione, e del 20 per cento in Siria, grazie principalmente alla campagna aerea intrapresa dalla coalizione internazionale sotto la guida degli Stati Uniti.
Nel dicembre del 2015, la controffensiva guidata dalle forze armate irachene e curde, supportate dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti e dalle milizie sciite spalleggiate dall’Iran, era riuscita a sradicarli da numerose città, tra cui Tikrit, a nord di Baghdad, e Ramadi, nell’ovest dell’Iraq.
Nonostante l’offensiva delle forze di sicurezza irachene, gli attacchi del sedicente Stato islamico si sono susseguiti. Nel mese di febbraio 2016, il gruppo jihadista aveva rivendicato un duplice attentato suicida sempre nel distretto di Sadr City, a maggioranza sciita, che aveva ucciso 70 persone.