Repubblica popolare del sesso
Il sesso in Cina è online e i social media svolgono sempre più la funzione di educatori sessuali
È trascorso poco più che un trentennio da quando nei manifesti murali a grandi caratteri, affissi sul Muro della democrazia di Xidan, gli studenti universitari in rotta con il dogmatismo monolitico maoista inneggiavano a una nuova primavera democratica a Pechino e all’avvio di un processo di liberalizzazione della società e della persona, rivendicando la centralità della libertà sessuale, considerata una condizione irrinunciabile per la modernizzazione del Paese.
Tra il 1978 e il 1979 su quel Muro, poemi in versi come quelli che decantavano il “Sesso aperto” e “L’elogio alla sessualità” si diffondevano come motti della speranza in una prossima politica riformista di apertura, specchio illusorio del bisogno di libertà e di autogoverno del corpo a dispetto del bigottismo, del rigore puritano e della morsa totalizzante dell’ideologia dello Stato-partito, la ratio pubblica maoista e il suo orizzonte etico unidirezionale.
A frenare il fermento rivoluzionario sessuale in quegli anni ci pensò Deng Xiaoping, che prendendo le distanze dal movimento democratico dopo esserne stato il principale fautore, richiamò al ritorno del principio di autorità le masse galvanizzate di giovani manifestanti. “La ricreazione è finita” si disse allora, eppure il rombo di quei sussulti libertari si è perpetuato fino ai nostri giorni e oggi un nuovo Muro della democrazia sembra essere stato eretto nella piattaforma di comunicazione virtuale del World Wide Web, dove una caterva di microblogs, chat e applicazioni Gps liberano i desideri soffocati dei netizens cinesi e fomentano i loro bollori.
Il sesso in Cina è online e i social media svolgono sempre più la funzione di educatori sessuali, ospitando foto in pose erotiche di gente comune, filmati pornografici autoprodotti, e “prodigiosi” manuali di apprendimento delle tecniche per copulare in poco tempo e trarre il massimo piacere, ovviamente free download. L’obiettivo è quello di appagare le fantasie degli eterni insoddisfatti, i voyeuristi ed esibizionisti della rete, lasciati alle spalle anni di repressione e già inesorabilmente risucchiati nel vortice delle perversioni.
Per Wei Xiaogang, direttore dell’Istituto per l’educazione sessuale e la salute, un social network come il twitter alla cinese Weibo “dà alle persone la libertà di esprimere se stessi e trovare altre persone che amano le stesse cose”. Il paradosso è proprio questo: libertà è vuotare se stessi, la propria intimità, e comunicare il proprio privato in uno spazio pubblico virtuale e simulato. Una libertà che esiste solo in potenza e che quasi si perde quando si traduce in atto. Se Sina Weibo funge da vetrina per socializzare, altre applicazioni come Momo, Grindr e Weixin sono state pensate per agevolare gli incontri occasionali e localizzare gli utenti tramite dispositivo Gps anche via cellulare.
Ma sono migliaia le reti sociali a tema sessuale attive nella cybersfera cinese, difficile controllarle tutte e forse non è neppure prioritario per il Great Firewall, impegnato a censurare già i post con contenuti politici. Nel Paese che può vantare la più antica letteratura sessuologica, l’unico comportamento sessuale riconosciuto come lecito è il rapporto eterosessuale monogamico all’interno dell’istituto matrimoniale, l’eros è vissuto ancora come una inibizione, un tabu, uno stigma. Sono scoraggiati i rapporti omosessuali, quelli prematrimoniali e quelli adulterini e la pornografia costituisce un reato penale punibile secondo la legge cinese anche con l’ergastolo.
Eppure, nella nuova Cina del miracolo economico l’approccio al sesso è cambiato, e non solo dal basso. L’esibizione di nudi femminili è entrata progressivamente a far parte dei media mainstream e oramai sui siti delle più note riviste online cinesi e perfino sui portali web degli organi di stampa governativi capita non di rado di scontrarsi con foto di donne in desabillè che occhieggiano maliarde. È il mercato a incalzare l’apertura alla pubblicità con richiamo sessuale e sono gli investitori stranieri a prospettare i lauti profitti traibili dal commercio dell’immagine. L’equazione è molto semplice: pubblicare su una rivista online un nudo (a dire il vero, per lo più femminile) attira un maggior numero di utenti e li fidelizza.
C’è chi plaude alla svolta aperturista sessuale e celebra la nuova febbre del sesso come forza motrice per la modernizzazione della società. E chi, come Xie Xialing, sociologo all’Università Fudan di Shanghai ammonisce che tra l’avere una mente aperta e “l’indulgenza sessuale” la linea è davvero sottile. D’altra parte il recente tam tam delle foto diffuse su Weibo che immortalerebbero il segretario del partito comunista del distretto di Luijang, Wang Minsheng, nudo in procinto di compiere un festino orgiastico, o degli scatti che ritrarrebbero un alto ufficiale militare nudo e riverso sulla sua amante rimasti uccisi per un avvelenamento da gas in auto mentre erano in intimità, sono sintomatici di quanto la discussione pubblica sul sesso stia sconfinando in un interesse ossessivo e morboso. I fruitori stessi diventano i censori e le parti si confondono.
Nel Paese di Mezzo a promuovere il cambiamento culturale e a patrocinare la svolta rivoluzionaria in campo sessuale, più che il potere del mercato, l’attenzione a massimizzare i profitti degli imprenditori stranieri e le voglie degli uomini cinesi, sono le donne. Un sondaggio pubblicato recentemente su Insight China ha evidenziato quanto e come i comportamenti sessuali femminili sono cambiati negli ultimi anni. Se nel 1989 solo il 15 per cento (il sondaggio non riguarda solo le donne, è fatto su di un campione di cinesi sia maschio che femmina) era favorevole ai rapporti prematrimoniali, oggi è oltre la maggioranza a dirsi bendisposta, il 71,4 afferma di aver fatto del sesso prematrimoniale, ma è il 43,1 per cento ad approvarlo in ogni caso, mentre le contrarie sono solo il 24,6 per cento.
Seppure inconsapevolmente, a trainare le donne verso questa rivoluzione sono state da una parte la Legge sul matrimonio del 1980, che all’articolo 6 invita a “contrarre matrimonio tardi e fare figli tardi”, dall’altra la più rigida delle politiche di pianificazione e controllo sociale intrapresa dal governo, la politica del figlio unico. Proprio la politica che più delle altre aveva discriminato e offeso il corpo delle donne (soggette a pratiche crudeli come gli aborti forzati e vittime di femminicidio) ha restituito loro il tempo libero, ora impiegato per la cura di sé e per il lavoro, ha incentivato un largo consumo dei contraccettivi, incoraggiando inevitabilmente a comportamenti sessuali più liberi e ha presentato la possibilità di un’unione sessuale non a fini riproduttivi.
Altri fattori, come il fenomeno di urbanizzazione che ha richiamato i flussi di migranti rurali dalle campagne alle città, l’indipendenza economica e l’emergere di una società urbana monadica, individualista e atomizzata, sono stati nodi propulsori dell’apertura sessuale. Tuttavia, il volto del sesso in Cina è un volto mutevole e le donne vivono sospese tra modernità e tradizione, pensiero progressista e maschilismo conservatore, come spiega il giornalista Richard Burger nel suo libro Behind the Red Door: Sex in China: “ogni anno, migliaia di donne cinesi pagano per ricostruire l’imene prima del loro matrimonio, così che i loro mariti possano vedere il sangue sulle lenzuola la prima notte di luna di miele.
Le future spose che non possono permettersi l’operazione di 4.400 yuan (circa 530 euro) possono rivolgersi a uno dei 200 mila sexy shop cinesi o navigare online per acquistare a buon mercato un imene artificiale che filtra sangue artificiale quando perforato. Per alcuni mariti, la mancanza di sangue sulle lenzuola può essere causa di divorzio.” Questo a riprova del fatto che quei poemi sulla sessualità affissi sul Muro della democrazia nel 1979 ci avevano visto lungo. La modernità in Cina non è una chimera e si può realizzare attraverso le donne e il risveglio dei loro desideri, senza quelli non c’è rivoluzione sessuale. La ricreazione non è finita, è appena iniziata.