“La polizia francese usa granate e proiettili di gomma contro di noi”: la denuncia a TPI di Reporters En Colère
In Francia è nato il collettivo Reporters En Colère. Valentina Camu, un membro del collettivo, ha spiegato a TPI come è nato e le ragioni che lo muovono in un paese sempre più violento
Reporters En Colère a TPI: “La polizia francese usa granate contro di noi”
In Francia nasce il collettivo Reporters En Colère per denunciare la violenza della polizia francese. La Francia è letteralmente paralizzata dagli scioperi, indetti contro la riforma delle pensioni voluta da Macron, mentre a Parigi si sono verificati violenti scontri tra i black bloc e la polizia.
Giovedì 5 dicembre, il paese si è fermato per scendere in piazza contro la riforma delle pensioni sociali, uno dei capisaldi del programma di Emmanuel Macron. In quel giorno si sono verificati violenti scontri in Place de la République, dove alcune centinaia di black bloc si sono riuniti e hanno dato vita a scene di guerriglia urbana e scontri con la polizia.
In quel giorno, come in altre occasioni in cui polizia e manifestanti si sono fronteggiati, gli episodi di violenza registrati sono stati sempre maggiori.
A denunciare il precipitare della situazione è “Reporters En Colère“, un Collettivo di reporter contro la repressione e la precarietà. Un membro del collettivo, Valentina Camu, fotografa indipendente, ha spiegato a TPI come è nato e le ragioni che lo muovono in una Francia sempre più violenta.
“Si tratta di un collettivo indipendente nel quale non siamo solo fotografi, ci sono anche giornalisti, persone che lavorano in tv, editori. Portiamo avanti due battaglie: la prima è quella contro le violenze sui giornalisti che si producono durante le manifestazioni, la seconda è contro la precarietà del mestiere.
La prima azione è stata giovedì 5 dicembre ed era principalmente contro le violenze, oggi il collettivo si muove per manifestare anche contro la disoccupazione e la precarietà.
Ci sono stati vari episodi di violenza estrema a Parigi, credo che il momento scatenante che ci ha portato a questa decisione risale al giorno dell’anniversario dei gilet gialli, il 16 novembre scorso, quando un giornalista di nome Julien è stato ferito da una granata. Il naso e il labbro superiore di Julien sono stati totalmente distrutti da quella che è poi stata identificata come una granata esplosiva di gas lacrimogeni GLI-F4 di fabbricazione francese.
L’episodio è avvenuto a Place d’Italie dove erano avvenuti parecchi scontri, lui aveva una maschera anti gas integrale, la granata gli è arrivata in faccia e gli ha spaccato la maschera.
La GLI-F4 è una granata vera e propria, contiene 25 grammi di TNT dentro e causa una vera esplosione. È la stessa granata che ha provocato varie amputazioni ad altri manifestanti durante i cortei. È successo ad altre 5 persone che hanno perso una mano durante le proteste dei gilet gialli.
La polizia ha in uso anche la LBD40, un fucile a canna singola con un calibro di 40 mm che permette di sparare fino a una distanza di 30 metri, a una velocità di 100 metri al secondo. Poi ci sono i lacrimogeni e queste famose bombe simili a granate a forma di ananas, quando esplodono queste palline di caucciù vanno in tutte le direzioni e colpiscono i malcapitati.
Il collettivo è nato per fare luce su questi due temi: la repressione e la precarietà. L’idea di riunirsi serve a dare manforte a chi viene colpito. Pochi giorni fa un altro fotografo è stato colpito e rischia di perdere un occhio. Deve operarsi. Ma fare il fotografo e rischiare di perdere un occhio durante una manifestazione a Parigi è pesante. C’è anche un trauma psicologico.
Entrambe le cose. Ho coperto tutte le manifestazioni da diversi anni, c’è stata un’escalation di violenza. Già prima il clima era violento, ma ora è la situazione è peggiorata. Inizia a essere molto pericoloso. Ci sono casi in cui i giornalisti sono avvisati e presi di mira dalle forze dell’ordine.
I black bloc c’erano anche anni fa, ma noto che ora c’è più violenza di prima. Che la violenza sia provocata da un accumulo di violenza non saprei. Ma ci sono anche momenti in la polizia carica quando intorno non accade nulla.
Oltre i rischi che ci assumiamo, non ci sono nemmeno garanzie di stabilità. È difficile farsi pagare, i giornali pagano poco, siamo tutti in una situazione di estrema precarietà e siamo costretti a fare lavori totalmente diversi per mantenerci. Parigi è una città casa e viverci è complesso.