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Reportage TPI – L’Olimpiade delle Banlieue: ecco quanto sono costati e chi ha davvero “pagato” per i Giochi di Parigi 2024

Immagine di copertina
Il Villaggio Olimpico di Parigi è stato costruito nel dipartimento più povero della Francia metropolitana. Credit: AP Photo

Studenti e immigrati sfruttati e poi sfrattati. Lavoratori sottopagati. Senzatetto cacciati per motivi di decoro. Prezzi alle stelle. Gentrificazione dei quartieri popolari. E Grandi opere inutili. Benvenuti ai Giochi

«Settimana scorsa c’è stata quella che abbiamo descritto come la fase finale della pulizia sociale», ci racconta Milou, capoprogetto per la ong Médecins du Monde. A pochi giorni dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi, numerose centinaia di migranti e senzatetto sono stati sgomberati dalle rive del canal de l’Ourcq e del canal Saint-Denis, a nord della città. «Stimiamo che gli sgomberi di martedì (16 luglio) e mercoledì (17 luglio) abbiano colpito tra le 400 e le 500 persone», ci spiega Milou, che era presente. «Lungo il canal Saint-Denis passerà la fiamma olimpica in occasione della cerimonia di apertura» continua Milou, che spiega che lì adesso «sono stati eretti enormi blocchi di cemento per evitare che senzatetto e immigrati si insedino di nuovo sotto il ponte».
Questo sgombero non è che l’ultimo di una serie di interventi a danno delle persone più vulnerabili e delle comunità marginalizzate, riconducibili ai Giochi Olimpici (in corso dal 26 luglio all’11 agosto) e Paralimpici (dal 28 agosto all’8 settembre) in una Parigi scossa dalle elezioni legislative anticipate, che hanno lasciato il Paese senza un governo, profondamente diviso e con l’estrema destra del Rassemblement National rinforzata. I Giochi vedranno coinvolti circa 15mila atleti in centinaia di competizioni che si prevede attireranno almeno 15 milioni di persone: un afflusso turistico enorme e un’opportunità di guadagno altrettanto grande per appaltatori e industria dell’ospitalità.
Lontano dalle telecamere, puntate sulle divise colorate degli atleti che sfilano a bordo delle barche lungo la Senna e messe in secondo piano dalle recenti elezioni legislative, forti tensioni sociali si agitano a Parigi e nelle sue banlieue. A pagare il costo più alto dell’enorme manifestazione sportiva sono, ancora una volta, le persone più vulnerabili.

Espulsioni dagli studentati
Che non tutti sarebbero stati invitati alla «festa popolare» – così le autorità francesi hanno definito le Olimpiadi – era chiaro da diversi mesi. Già lo scorso 6 aprile, un centinaio di studenti protestavano davanti al ministero dello Sport, nel tredicesimo arrondissement di Parigi, al grido di «No alle espulsioni». Si trattava di studenti che, durante i mesi estivi, sarebbero stati sfrattati dalle loro residenze universitarie, requisite temporaneamente per ospitare il personale dei Giochi Olimpici.
«Siamo qui per chiedere che il governo annulli le requisizioni delle nostre residenze», ci ha raccontato allora Florian, uno studente di 20 anni, colpito dagli sfratti in corso: «Non possiamo essere noi studenti a rimetterci per dei Giochi che comunque non potremo andare a vedere, perché i biglietti costano troppo. Viviamo in condizioni già molto precarie».

Agli studenti colpiti dalle espulsioni, che sarebbero almeno tremila, il governo ha promesso un risarcimento di 100 euro e due biglietti gratuiti per le Olimpiadi, oltre alla possibilità di essere trasferiti in un’altra residenza durante i mesi estivi. Tanti di loro si sono ritrovati ad affrontare il problema di dove lasciare i propri oggetti personali: «Non credo che resterò a Parigi, sarebbe troppo complicato gestire tutto», aveva aggiunto Florian. «Ma non so dove lascerò le mie cose: non posso portare tutto a casa dei miei genitori in Dordogna e poi riportare tutto a Parigi a settembre».
«Cento euro sono una cifra molto bassa per un trasloco, senza contare tutto lo stress che comporta, e anche l’offerta di due biglietti gratuiti è un po’ ridicola, perché onestamente non credo che avremo voglia di andare a vedere le Olimpiadi», ci aveva raccontato uno studente di 19 anni che aveva chiesto di restare anonimo: anche a lui è stato richiesto di lasciare la sua residenza, ma non ha voluto chiedere un ricollocamento. «Non ho chiesto di essere trasferito perché per me questa situazione è un’aberrazione: dimostra che non c’è alcuna considerazione per noi. Come studenti, dobbiamo cercare stage o lavori per l’estate, dobbiamo organizzarci in anticipo: le espulsioni ci mettono in una situazione precaria».
Il diciannovenne, che grazie a una borsa di studio della sua università usufruisce di una stanza gratuita, ci aveva spiegato che non poteva permettersi di prendere un appartamento in affitto a Parigi.

Sfratti abusivi
Gli studenti non sono gli unici a essere colpiti negativamente dai Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi. Tutti gli abitanti della regione si trovano a dover affrontare i prezzi più alti, l’incertezza abitativa e le altre conseguenze dell’arrivo di milioni di persone in città. Per esempio, dal 20 luglio, il costo del biglietto singolo dei mezzi pubblici è aumentato da 2,15 euro a 4 euro, e il costo del biglietto giornaliero da 8,65 euro a 16 euro, prezzi che rimarranno in vigore fino all’8 settembre. Questo senza distinzione per i residenti, la cui unica possibilità per evitare l’aumento dei prezzi era di comprare i biglietti prima dell’inizio dei Giochi.
Ma sono soprattutto i prezzi degli alloggi a essere aumentati drasticamente. A novembre scorso, un comunicato dell’Ufficio del Turismo di Parigi (Otcp) prevedeva, per il periodo dei Giochi Olimpici, un prezzo medio degli alberghi di circa 700 euro per notte, oltre il triplo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una stima che non si è rivelata lontana dalla realtà: a poche settimane dall’inizio dei Giochi, il prezzo medio per una notte a Parigi risultava essere di 674 euro. La possibilità di guadagnare dall’afflusso di turisti nella capitale ha portato molti proprietari di immobili a registrare le proprie case o appartamenti su Airbnb o altre piattaforme per affitti brevi. Lo stesso amministratore delegato di Airbnb Brian Chesky invitava i parigini a mettere le proprie case in affitto sulla piattaforma: secondo i dati di AirDNA, ogni mese vengono registrati su Airbnb tra i 3.000 e i 3.500 nuovi annunci a Parigi e dintorni, e gli appartamenti registrati sulla piattaforma sono passati da circa 65 mila a 145 mila.
Tra questi, secondo la denuncia di varie associazioni tra cui la Fondazione Abbé Pierre, ci sarebbero anche quelli di proprietari che, illegalmente, hanno anticipato la fine dei contratti di affitto a lungo termine per lucrare sull’aumento dei prezzi dovuto alle Olimpiadi. Gli affittuari si sarebbero così ritrovati a dover lasciare la propria casa prima della fine del contratto di affitto e a dover cercare un nuovo alloggio a fronte di affitti sempre più alti. Nella lettera aperta, le associazioni citano dati dell’Agenzia dipartimentale di informazione sugli alloggi (Adil) del dipartimento 93 di Seine-Saint-Denis, una delle sedi principali delle competizioni: in questo dipartimento, il 60 per cento delle interruzioni anticipate degli affitti registrate tra marzo 2023 e marzo 2024 sarebbero irregolari. «Le Olimpiadi del 2024 non devono essere il pretesto per lo sfratto abusivo degli inquilini», scrivono le associazioni firmatarie.

Scioperi di massa
L’aumento del costo del biglietto dei mezzi pubblici è stato giustificato dalle aziende di trasporto della regione parigina con il fatto che, durante le settimane in cui avranno luogo i Giochi Olimpici e Paralimpici, l’offerta sarà aumentata con un numero maggiore di corse.
Se però agli autisti e ai controllori che lavorano sulle metropolitane è stato da subito garantito un bonus salariale che potrà arrivare a 2.500 euro, nessun aumento era stato inizialmente previsto per i ferrovieri che lavorano sulle linee di treno metropolitane della regione parigina, che hanno quindi indetto uno sciopero lo scorso martedì 21 maggio, causando numerose cancellazioni sulle linee ferroviarie urbane.
Lo stesso giorno, hanno scioperato anche alcuni sindacati del personale degli aeroporti parigini, mentre la settimana prima, il 16 maggio, a scioperare e manifestare per un aumento  salariale erano stati i pompieri.
Pochi giorni dopo lo sciopero dei ferrovieri, la Sncf, l’azienda di trasporto ferroviario francese, è arrivata a un accordo con alcuni sindacati, garantendo bonus salariali fino a 1.900 euro ai ferrovieri che lavoreranno durante il periodo delle Olimpiadi. Il sindacato Cgt non ha però firmato l’accordo, che ha definito «iniquo» e ha annunciato di contemplare la possibilità di indire un nuovo sciopero.

Pulizia sociale
Tra le principali vittime delle tensioni causate dalle Olimpiadi ci sono le persone più vulnerabili: in particolare senzatetto, immigrati e chi vive in strada in condizioni di fragilità. Il collettivo di associazioni umanitarie Le Revers de la Médaille (letteralmente: Il Rovescio della Medaglia) denuncia da mesi una «pulizia sociale» ovvero, come ci spiega il portavoce del collettivo Antoine, «un insieme di operazioni per rendere invisibili le persone che dipendono dalla strada per vivere o lavorare». Le associazioni che compongono il gruppo, prosegue Antoine, hanno osservato un aumento nel numero «di sgomberi e smantellamenti di quelle che chiamiamo aree di vita informali, cioè squat e baraccopoli, soprattutto nelle immediate vicinanze degli impianti olimpici».
In particolare, come esposto nel rapporto “Un anno di pulizia sociale”, il collettivo ha registrato 12.545 espulsioni nel periodo tra aprile 2023 e maggio 2024, ovvero un aumento del 38,5 per cento rispetto allo stesso periodo tra il 2021 e il 2022. Dietro a questi sgomberi sistematici, Le Revers de la Médaille vede «il desiderio di mostrare Parigi nella sua luce migliore», nascondendo gli ultimi e i problemi sociali della capitale lontano dalla vista di turisti e telecamere.
«Ad esempio, 500 persone senzatetto sono state sgomberate dagli accampamenti lungo le rive della Senna», ci dice Antoine. «La Senna è il luogo in cui si svolgerà la cerimonia di apertura». «Le persone si sono disperse e tutto il lavoro sociale che avevamo fatto con queste persone è quindi andato perduto», continua. «Da tempo si sa che ci sono centinaia di senzatetto lungo le rive della Senna, ma non c’è stato nessun lavoro sociale per proporre soluzioni alternative allo sgombero. Quello che critichiamo è che non c’è una soluzione alternativa, a queste persone non viene offerto un alloggio o una casa, vengono semplicemente allontanate». Questi sgomberi sono avvenuti mentre, nella capitale francese, il numero di persone senza fissa dimora è aumentato del 16 per cento rispetto all’anno scorso.
«Varie occupazioni abusive sono state sgomberate allo stesso modo, senza alcuna soluzione alternativa», ci spiega ancora Antoine. «Poi ci sono state evacuazioni dall’intera regione parigina di persone senza fissa dimora, alle quali è stato proposto, in modo più o meno coercitivo, di spostarsi in altre regioni».
I trasferimenti di centinaia di immigrati senza fissa dimora, che da Parigi sono stati trasportati in pullman verso altre regioni francesi, sono stati criticati dai sindaci di queste città, i quali hanno a più riprese messo in evidenza il nesso tra questi trasferimenti e le Olimpiadi. «Alle persone trasferite viene garantito un alloggio temporaneo per tre settimane», spiega Antoine. Passate le tre settimane, la maggior parte di queste persone si ritrova nuovamente per strada, «lontano però dalla loro regione d’origine».

La “nuova” Seine-Saint-Denis
Molti dei cambiamenti nel tessuto urbano e sociale causati dalle Olimpiadi si sono concentrati nel dipartimento di Seine-Saint-Denis, a nord di Parigi, il più povero della Francia metropolitana, dove il 27,6 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. In questo dipartimento si trovano molte delle strutture olimpiche: alcune, come lo Stade de France, erano già esistenti, molte altre, invece, sono state costruite negli ultimi anni in vista delle Olimpiadi. Tra queste, il Villaggio degli Atleti che si trova tra Saint-Denis e Saint-Ouen, il Villaggio dei Media, l’enorme centro per gli sport acquatici a Saint-Denis, e la piscina per l’allenamento degli atleti a Aubervilliers.
La costruzione delle grandi opere olimpiche è stata accompagnata da forti tensioni sociali in queste zone storicamente marginalizzate, con una marcata identità popolare e una forte presenza migratoria. Per esempio, già ad aprile 2023, le autorità francesi avevano evacuato l’enorme squat della sede dismessa di Unibéton à Île-Saint-Denis, dove vivevano circa 400 persone, soprattutto immigrati senza documenti. Lo squat si trovava a due passi da dove si stava costruendo il Villaggio olimpico, e nonostante le autorità abbiano negato qualsiasi legame tra lo sgombero e le Olimpiadi, per gli attivisti il nesso è evidente.
«Ovviamente le persone sono state espulse perché lo squat si trovava proprio di fronte al Villaggio degli atleti», ci racconta un attivista di Saccage 2024, un collettivo composto da associazioni e abitanti della Seine-Saint-Denis che denuncia l’impatto dei Giochi sul territorio. Simili tensioni hanno accompagnato la costruzione del Villaggio dei Media nel parco Georges Valbon, e la costruzione della piscina per l’allenamento degli atleti a Aubervilliers, dove sono stati distrutti 4.000 metri quadri dei «giardini operai» coltivati dalle famiglie del quartiere.
Gli attivisti di Saccage 2024 sostengono che, come nel centro di Parigi, anche nella Seine-Saint-Denis sia in corso un processo di «pulizia sociale» a danno di migranti e senzatetto. «Le persone che dormono lungo il canale di Saint-Denis vengono regolarmente allontanate» ci dice l’attivista, che racconta inoltre un forte aumento nella presenza della polizia nella zona. Proprio a causa dell’aumento nei controlli della polizia, un centro gestito dalla ong Médecins du Monde, che a Saint-Denis fornisce cure a immigrati senza documenti, ha deciso di chiudere durante i mesi estivi, per evitare che i pazienti, nel raggiungere il centro medico, si trovino ad avere problemi con le autorità. Anche i venditori ambulanti sono stati bersaglio di operazioni delle forze dell’ordine nella zona: gli arresti sono stati talmente numerosi che il carcere di Villepinte, nel dipartimento, opera da mesi quasi al doppio della sua capacità, e i detenuti vivono in condizioni di sovraffollamento.
Parallelamente all’erosione di spazi pubblici e autogestiti e agli sgomberi, gli attivisti di Saccage 2024 criticano il fatto che le nuove opere infrastrutturali e i nuovi quartieri in costruzione stanno causando un aumento dei prezzi tale da portare all’espulsione degli attuali residenti della Seine-Saint-Denis. Per esempio, gli appartamenti che verranno ricavati dal Villaggio degli Atleti sono stati messi in vendita a 7.000 euro al metro quadro, molto di più dei circa 4.000 euro al metro quadro richiesti in media per gli immobili a Saint-Denis e dei 3.000 euro al metro quadro richiesti per Île-Saint-Denis. A inizio luglio ha aperto un nuovo albergo di lusso nel quartiere Pleyel, a due passi dallo Stade de France. A questo si accompagnano numerosi interventi di rigenerazione urbana: per esempio, nell’area del canale di Saint-Denis, dove avvengono gli sgomberi, è stata costruita una pista ciclabile per facilitare l’accesso alle strutture Olimpiche, come si legge sul sito del comune di Saint-Denis. «Una volta finiti i Giochi, ci sarà un profondo cambiamento nella popolazione di queste zone», ci spiega l’attivista di Saccage 2024. «I Giochi Olimpici accelereranno il processo di gentrificazione».
Ma non è un fenomeno nuovo. «La gentrificazione della Seine-Saint-Denis è iniziata ben prima dei Giochi Olimpici, soprattutto attraverso il mercato dell’edilizia privata», ci spiega Anne Clerval, docente e ricercatrice in Geografia presso l’Università Gustave Eiffel. «Gli interventi legati ai Giochi Olimpici si inseriscono in questa dinamica: lo Stato promuove la riconversione di questi sobborghi popolari. La scelta di Seine-Saint-Denis per ospitare i Giochi Olimpici del 2024 rappresenta un importante intervento pubblico per consentire la gentrificazione di un’area che gli investitori privati ​​non avrebbero potuto gentrificare da soli».
La ricercatrice spiega che i progetti di rigenerazione urbana legati alle Olimpiadi hanno come obiettivo quello di attrarre investimenti privati per permettere l’accumulo di guadagni immobiliari, «tutto questo ignorando e sacrificando deliberatamente le classi lavoratrici e immigrate che vivono in queste periferie».
«È troppo presto per valutare gli effetti concreti di queste politiche: ci vorranno anni per poterlo fare», continua Anne Clerval. Ma sulla mancata risposta ai bisogni della comunità il giudizio della ricercatrice è da molto duro: «Per il momento, quello che possiamo dire è che le Olimpiadi non sono in linea con le esigenze degli abitanti storici di queste città, sempre più precari e poveri, che lottano quotidianamente per sopravvivere in un contesto di austerità, deterioramento dei servizi pubblici e razzismo strutturale, e che non potranno acquistare un biglietto per assistere ai Giochi e dovranno pagare di più per la metropolitana».
La discrepanza tra la mole degli investimenti pubblici per costruire le opere olimpiche e le esigenze concrete degli abitanti della Seine-Saint-Denis ha portato a una serie di scioperi e proteste da parte del personale scolastico e dei genitori degli studenti del dipartimento. «177 milioni di euro per una piscina mentre le nostre scuole stanno affondando», era la scritta esposta su uno striscione durante una delle proteste di insegnanti e genitori davanti al nuovo impianto per gli sport acquatici. Al centro di queste proteste, durate settimane, c’era la denuncia delle condizioni precarie delle scuole nel dipartimento, dove c’è una carenza cronica di insegnanti e molte strutture sono pericolanti.
La scarsa considerazione per gli abitanti dei quartieri interessati dalle opere olimpiche emerge anche dal fatto che la presenza dei giovani della Seine-Saint-Denis sembrerebbe non essere gradita dalle autorità durante i Giochi. Un’inchiesta di Mediapart ha fatto luce su come il programma pubblico Quartiers d’été (Quartieri d’estate) sia stato utilizzato in modo che i giovani dei quartieri svantaggiati fossero allontanati dal dipartimento durante le Olimpiadi, tramite viaggi o gite sovvenzionate.

Niente documenti, niente Giochi
Anche sul piano dei diritti dei lavoratori, i Giochi Olimpici hanno sollevato polemiche. Lo scorso giugno 2023, un operaio maliano è morto nel cantiere del bacino di Austerlitz, progettato per rendere balneabile la Senna perché vi si svolgessero le gare di nuoto dei Giochi. Secondo i sindacati e i colleghi della vittima, nel cantiere numerosi standard di sicurezza non sarebbero stati rispettati, soprattutto per tenere il passo delle scadenze pressanti e ravvicinate richieste dall’ambizioso progetto, che si stima sia già costato 1,4 miliardi di euro.
Ci sono state polemiche anche riguardo al fatto che nei cantieri delle opere olimpiche abbiano lavorato, illegalmente, immigrati privi di documenti. Secondo il New York Times, che ne ha incontrati alcuni, questi lavoratori sarebbero stati assunti senza contratti regolari, con paghe al di sotto del salario minimo, e orari prolungati. Alcuni di loro hanno inoltre dichiarato che, quando hanno subito infortuni, non hanno ricevuto un’assistenza medica adeguata. In protesta contro le condizioni dei lavoratori senza documenti, a dicembre scorso una cinquantina di persone hanno occupato il cantiere dell’Arena di Porte de la Chapelle, a nord di Parigi: «Niente documenti, niente Giochi Olimpici», era la scritta sullo striscione esposto dai manifestanti.
Anche la campagna di reclutamento di 45mila volontari ha suscitato dubbi riguardo al rispetto dei diritti dei lavoratori: un’inchiesta di Mediapart ha infatti esposto come ai volontari siano stati imposti turni paragonabili a quelli di un lavoro a tempo pieno, senza nessun aiuto a trovare un alloggio durante i giochi.
In molti, tra cui il collettivo Saccage 2024, hanno paragonato questo reclutamento di volontari a una pratica di lavoro dissimulato, un vero e proprio sfruttamento di decine di migliaia di persone senza cui le Olimpiadi non potrebbero esistere, senza che a queste persone sia garantita una ricompensa adeguata al lavoro richiesto.

Uno schema ricorrente
Quelli di Parigi non saranno però i primi, né probabilmente gli ultimi, Giochi Olimpici e Paralimpici che comportano enormi investimenti pubblici a favore di pochi, senza benefici concreti per la collettività e, anzi, con un pesante costo sociale per le fasce della popolazione più vulnerabili.
Le grandi opere costruite per i Giochi sono spesso finite per essere abbandonate, come nel caso di molte opere costruite per le Olimpiadi di Atene del 2004 o per le Olimpiadi di Pechino del 2008, o trasformate in appartamenti privati, alberghi, o centri commerciali a beneficio delle fasce più abbienti della popolazione. Anche la gentrificazione di quartieri popolari e l’allontanamento dalle città delle fasce più vulnerabili della popolazione hanno accompagnato varie edizioni dei Giochi, per esempio quelli di Londra del 2012 che hanno profondamente cambiato l’identità di molti quartieri orientali della capitale britannica, allontanando gli abitanti storici di queste zone.
Questi stessi processi, la gentrificazione, il rischio di corruzione che circonda la costruzione di grandi opere, e le conseguenti tensioni sociali, stanno iniziando a emergere anche a Milano, in vista di quelli che saranno i Giochi Invernali del 2026. Come in uno schema ricorrente, sotto il tappeto colorato di una grande città che con le Olimpiadi cerca di aprirsi al mondo, le autorità e il mercato continuano a nascondere la polvere del disagio sociale.

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