Israele e Hamas accusati di crimini di guerra
Un rapporto dell'Onu incrimina le forze armate di Israele e Hamas di aver violato il diritto umanitario internazionale durante gli scontri nell'estate del 2014
Un report delle Nazioni Unite pubblicato il 22 giugno 2015 ha accusato le forze militari israeliane e di Hamas di aver compiuto “gravi violazioni del diritto umanitario internazionale” che “potrebbero costituire crimini di guerra” nell’ambito del conflitto militare che ha avuto luogo tra il luglio e l’agosto del 2014.
Il report chiede un maggiore controllo del rispetto delle regole da parte delle truppe e aggiunge che “i responsabili delle sospette violazioni del diritto internazionale, a tutti i livelli delle gerarchie politiche e militari, devono essere portati di fronte alla giustizia.”
Sia Israele che Hamas hanno discreditato il report e rifiutato le sue conclusioni. Israele ha dichiarato che non è stata considerata la profonda differenza tra “il comportamento morale di Israele e l’organizzazione terroristica” che combatte.
Secondo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu il report è di parte. Ghazi Hamad – vice ministro degli Esteri di Hamas – ha dichiarato che i razzi lanciati la scorsa estate da Hamas erano destinati ai siti militari, non civili, di Israele.
Il report accusa le forze militari sia di Hamas che di Israele per il modo in cui hanno combattuto durante il conflitto dell’estate del 2014, quando Israele ha risposto al lancio di razzi da parte di Hamas e altri gruppi militari lanciando un’offensiva contro Gaza.
Oltre 2.200 palestinesi, tra cui centinaia di civili, sono rimasti uccisi nel corso del conflitto. Anche 73 israeliani hanno perso la vita durante i bombardamenti.
Hamas e altre fazioni palestinesi nel report vengono accusate di aver utilizzato razzi e mortai senza effettuare alcun discrimine tra obiettivi civili e militari, come invece prevede il diritto internazionale. Questa violazione, se accertata, potrebbe costituire un crimine di guerra, hanno affermato gli autori del report.
Israele, invece, è sospettato di aver violato il diritto internazionale per aver identificato come bersaglio – e per aver attaccato – alcune abitazioni civili palestinesi. Nel report sono stati esaminati 15 casi specifici di attacchi, in seguito ai quali hanno perso la vita 215 persone, tra cui anche 115 bambini e 50 donne.
Gli autori del report non hanno trovato alcuna spiegazione, nemmeno dal punto di vista strategico-militare, per sei di questi attacchi. Per questo è stato chiesto a Israele di presentare maggiori dettagli riguardo agli attacchi, e in particolare di giustificare le scelte dei bersagli.
Il report mette inoltre in discussione le affermazioni di Israele secondo cui i civili palestinesi sarebbero stati avvertiti degli attacchi imminenti, così come viene richiesto dal diritto internazionale.
“La commissione riconosce che gli allarmi pubblicati dalle forze di Difesa israeliane hanno contribuito a salvare delle vite”, si legge nel report. “Allo stesso tempo, tuttavia, gli allarmi sono spesso stati diffusi in contesti o momenti in cui non era possibile per i civili identificare un posto sicuro dove fuggire, vista l’imprevedibilità di molti attacchi e la loro lunga durata”.
Maggiori spiegazioni sono state chieste a Israele anche in merito all’utilizzo di armi esplosive in zone di Gaza densamente popolate. Questi episodi, secondo gli autori del report, probabilmente rappresentano una violazione del divieto di attacchi indiscriminati e potrebbero in alcuni casi essere considerati come diretti intenzionalmente contro i civili. Se così fosse, costituirebbero un crimine di guerra.
“In molti scontri le armi utilizzate, la tempistica dell’attacco e il fatto che i bersagli si trovassero in zone densamente popolate indicano che le forze di Difesa israeliane potrebbero non aver fatto abbastanza per limitare o evitare danni ai civili”, si legge nel report.
Netanyahu ha risposto alle accuse dicendo che Israele non ha commesso – e ancora oggi non commette – alcun crimine di guerra. “Israele si difende da un’organizzazione terroristica letale, che ha perpetrato crimini di guerra”, ha affermato il primo ministro israeliano.
“Qualsiasi Paese che voglia continuare a esistere si sarebbe comportato in questo modo. Ma la commissione Onu si aspetta che un Paese i cui cittadini sono stati attaccati con migliaia di missili non reagisca. Noi abbiamo reagito e continueremo a farlo. Continueremo a rispondere con azioni forti e determinate contro tutti quelli che provano ad attaccare i nostri cittadini, e lo faremo senza violare il diritto internazionale”.
Prima della pubblicazione del report, Israele ha condotto una sua indagine indipendente, secondo la quale le forze militari del Paese non hanno violato il diritto umanitario internazionale.