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La regina del petrolio in Iran

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Elham Hassanzadeh è a capo della principale società di investimenti nel settore energetico. Con la revoca delle sanzioni, riuscirà a far ripartire il mercato petrolifero?

La rivista americana Bloomberg Businessweek l’ha soprannominata “la donna che plasmerà il futuro del mercato del petrolio in Iran”. A soli 31 anni, Elham Hassanzadeh è l’amministratore delegato della Energy Pioneer Ltd, società di consulenza e investimenti specializzata nel settore energetico iraniano, fondata nel maggio del 2013 con sede a Teheran e a Londra. 

Figlia di produttori di pistacchi, uno dei principali beni esportati dall’Iran sul mercato estero, Elham è una delle poche donne a operare in questo settore specifico. Laureata in giurisprudenza all’Università islamica di Azad, nel 2012 aderisce a un programma sul gas naturale promosso dal prestigioso Istituto di ricerca per l’energia di Oxford. Riesce ad accedere al corso attraverso uno stage nello studio di avvocati diretto da Hassan Sedigh, l’avvocato del petrolio. 

È autrice di una tesi di dottorato dal titolo “L’industria del gas naturale dell’Iran nel periodo post-rivoluzionario” edito dalla Oxford University Press. Si tratta di un’ampia tesi con cui la donna analizza e spiega i cambiamenti del mercato iraniano dal 1979 a oggi. Il sottotitolo è ancora più esplicativo: “Ottimismo, scetticismo e potenziale”.

Il suo libro ha guadagnato il rispetto degli investitori e degli uomini d’affari che intendono investire in Iran nel prossimo futuro. Le pagine del saggio offrono una chiara visione dei problemi che affliggono il paese, ma contengono al contempo alcune linee guida interessanti. 

I suoi principali interlocutori sono amministratori delegati iraniani ed europei. Il suo ruolo è quello di aiutare i primi a preparare proposte appetibili e comprensibili per i secondi, al fine di attirare un numero cospicuo di investitori occidentali sul mercato energetico iraniano.

L’Iran promette alle multinazionali contratti vantaggiosi, con la speranza di poter attirare tecnologie e risorse necessarie per raddoppiare la produzione di petrolio e gas nei prossimi cinque anni. Si tratta di un momento delicato per il paese, dopo la decisione di abbattere una serie di sanzioni economiche in vigore dal 2006, presa sabato 16 gennaio 2016 dagli Stati Uniti e dall’Europa.

Se da un lato i clienti iraniani spingono per trovare partner stranieri, Elham Hassanzadeh frena e spiega come in un mercato dove il prezzo del petrolio è crollato ai minimi da 12 anni a questa parte, gli investitori devono agire con cautela.

“Solo fra un anno e mezzo o due, ma forse anche di più, vedremo arrivare in Iran investitori stranieri”, ha dichiarato. Non c’è ancora fiducia nelle informazioni che partono da Teheran e, soprattutto, i fondi di investimento e le banche devono ancora ricevere il via libera dal dipartimento di Stato americano.

Nell’elenco di sanzioni imposte all’Iran dagli Stati Uniti negli ultimi sei anni, risulta anche il blocco all’accesso da parte di attività e individui al sistema bancario americano. 

La donna per certi versi incarna il volto dei due terzi della popolazione iraniana: oltre il 60 per cento degli iraniani ha meno di 35 anni e possiede un grado di istruzione elevato.

In un articolo pubblicato il 9 dicembre 2015 sulla rivista Forbes, è risultato che il 70 per cento degli studenti universitari iscritti ai corsi di ingegneria, scienze o tecnologia è donna.

“In settori emergenti come quello petrolifero o energetico, le donne sono in prima linea anche se per il momento il loro numero è ancora basso”. 

“La gente è davvero incuriosita da lei, soprattutto in Occidente” ha raccontato Jonathan Stern, fondatore del programma di ricerca sui gas naturali presso l’Istituto di studi per l’energia di Oxford, che ha seguito la giovane durante la tesi di dottorato.

“Colpisce come una giovane donna iraniana, con una grande conoscenza della lingua inglese, un’elevata formazione accademica e un’esperienza nel mondo reale abbia raggiunto simili obiettivi”. A soli 25 anni, Elham è diventata la più giovane docente dell’Università di Azad. 

Dal canto suo, Elham non nasconde una punta d’orgoglio per il ruolo ricoperto in un settore dove a farla da padrone sono sempre stati gli uomini.

“Avevo bisogno di rompere quel confine, entrando in un’arena dove gli uomini impongono di norma la loro posizione dominante. Ma è proprio questo che mi da la forza di combattere testa a testa con loro. E quando nel corso di una riunione importante, mi trovo davanti a sette uomini e io sono l’unica partecipante di sesso femminile, questo mi conferisce coraggio. Rimangono colpiti quando mostro la mia preparazione nel campo”. 

Negli ultimi mesi, Elham ha fatto la spola fra l’Iran e l’Europa come relatrice nelle conferenze di settore, dove ha incontrato numerosi dirigenti occidentali di aziende petrolifere, gestori di fondi e banchieri. “Incontri finalizzati a far riemergere il suo paese” come lei stessa ha spiegato alla rivista.

L’Iran ha bisogno di tecnologie e infrastrutture per poter creare buoni posti di lavoro. Prima di avviare un processo di collaborazione fra aziende iraniane e straniere a condizioni più eque, è necessario porre le basi di quelle che Elham definisce “le infrastrutture di investimento”, ossia società di revisione, avvocati e consulenti capaci di fidelizzare con i possibili clienti. Ma tutto questo richiede tempo. Al momento l’Iran non possiede nemmeno un sistema di riferimento creditizio affidabile. 

Attualmente, il progetto a cui Elham e il suo team di esperti sta lavorando è un enorme complesso di raffinerie di gas naturale, pensato per essere il più grande del mondo.

Situato nel borgo antico del porto di Siraf, sul Golfo Persico, il progetto si compone di otto raffinerie connesse fra loro, di proprietà di otto aziende private che hanno investito nella realizzazione circa 320 milioni di euro ciascuno. Tre delle aziende coinvolte hanno poi assunto la donna come consulente esterno per la ricerca di investitori stranieri. 

Nel giro di pochi anni, anche i produttori di petrolio americani saranno di nuovo in Iran, dove saranno accolti a braccia aperte. Anzi ha concluso Elham “otterranno la priorità su tutti gli altri”. 

— IL PREZZO DEL PETROLIO CROLLA AI LIVELLI DEL 2003 Dopo la rimozione delle sanzioni all’Iran, il costo del greggio è sceso fino a toccare i 27 dollari al barile  

— DOPO L’ACCORDO SUL NUCLEARE, TUTTI FANNO A GARA PER IL PETROLIO IRANIANO Con l’allentamento delle sanzioni verso l’Iran, c’è in ballo un tesoro da 800 miliardi di dollari. In prima fila il colosso russo del petrolio Lukoil 

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