Il sequestro dei 4 italiani in Libia non è una rappresaglia contro l’Italia, secondo Gentiloni
Sono stati identificati i quattro italiani rapiti in Libia. Secondo il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni non si tratta di una rappresaglia contro l'Italia
I cittadini italiani rapiti in Libia vicino la città di Zuara, nel nordovest del Paese, si chiamano Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla.
Erano entrati in Libia dalla Tunisia nel corso della serata di domenica 19 luglio.
Sono tutti e quattro impiegati nella società italiana di costruzioni Bonatti e, al momento del loro rapimento, erano diretti verso la città libica di Mellitah, dove è stanziato un complesso di impianti petroliferi e del gas di proprietà dell’Eni.
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha dichiarato che “è difficile, dopo poche ore, capire natura e responsabili” del rapimento e che si tratta di una “zona in cui ci sono dei precedenti” e, per questo, bisogna “concentrarsi sul terreno per reperire informazioni”.
In ogni caso, secondo il ministro Gentiloni, il rapimento dei quattro italiani non rappresenterebbe una ritorsione da parte della Libia “contro il governo italiano per il suo sostegno, in sede Onu, alla formazione” del governo libico, riporta l’Ansa.
Nelle ore successive al sequestro, è apparso un cartello nei pressi di Mellitah, a 60 chilometri dalla capitale Tripoli, vicino il complesso petrolifero di Wafa, presso cui la società italiana di costruzioni Bonatti è impiegata.
Nel cartello era scritta la frase “Freedom for Gino, Filippo, Salvo e Fausto”.
Il cartello è stato fotografato e postato su Facebook da alcuni colleghi dei rapiti, mentre l’ex dipendente della Bonatti e collega Manuel Bianchi ha voluto rilasciare un post sui social in merito al sequestro.
“Quello che è successo in Libia oggi – scrive – poteva benissimo accadere a me fino ad un anno fa. Ci si reca in quei posti solo per lavorare e non per divertirsi; per farvi arrivare il gas con il quale vi riscaldate in inverno, con il quale vi raffreddate in estate (ebbene sì) e con il quale vi fate da mangiare tutto l’anno. Per cui questa volta non ammetto ‘se la sono cercata’, ma solo Solidarietà”, ha scritto Bianchi.
Da almeno quattro anni la Libia si trova nel caos, scaturito da una guerra civile che ha portato alla cattura e deposizione dell’ex colonnello Muammar Gaddafi.
Oggi il Paese è diviso da diverse fazioni in lotta fra loro che si contendono il territorio. Qui ulteriori approfondimenti. L’Italia ha chiuso la sua ambasciata in Libia lo scorso febbraio, esortando gli italiani a lasciare il Paese a causa del crescente pericolo.
— Leggi anche: un rapporto di Amnesty International dello scorso maggio ha rivelato gli abusi che i migranti subiscono dai trafficanti di esseri umani e dai gruppi armati sulle coste libiche.
— Cosa fare ora con la Libia: l’opinione di Abdul Magid Breish, presidente della Libyan Investment Authority