Rapita una giornalista irachena a Baghdad
Afrah Shawqi al-Qaisi, 43 anni, è stata prelevata dalla sua abitazione da otto uomini armati che asserivano di appartenere alle forze di sicurezza
Alcuni uomini armati hanno rapito una giornalista irachena conosciuta per essersi battuta contro la corruzione, particolarmente diffusa in Iraq.
L’obiettivo del sequestro era Afrah Shawqi al-Qaisi, 43 anni, prelevata dalla sua abitazione del quartiere di Saidiya a Baghdad durante la notte di lunedì 26 dicembre 2016 da uomini che asserivano di appartenere alle forze di sicurezza.
Proprio lo stesso giorno, Qaisi aveva scritto un articolo nel quale denunciava l’impunità con cui possono agire i gruppi armati nel paese.
Il pezzo, pubblicato sul sito Aklaam, criticava anche un funzionario del ministero dell’interno che avrebbe assalito il direttore di una scuola di Nassiriya per essersi rifiutato di punire uno studente che aveva avuto un diverbio con sua figlia.
“Non c’è nulla di peggio in un paese che umiliare un insegnante. Non c’è nulla di peggio di non occuparsi di chi gira armato. Se lo stato è ansioso di conservare il suo prestigio, dovrebbe perseguire chi usa le armi in modo illecito”, si leggeva sull’articolo di Qaisi.
La giornalista lavora per il quotidiano panarabo as-Sharq al-Awsat, con sede a Londra, e collabora con diversi altri siti d’informazione locali. Inoltre, è un’impiegata del ministero della Cultura iracheno e attiva nel campo della difesa dei diritti umani.
Secondo quanto riferito dall’Osservatorio per le libertà giornalistiche di Baghdad, il sequestro è avvenuto intorno alle 22 ora locale (le 20 ora italiana) quando otto uomini armati hanno fatto irruzione nell’abitazione della donna.
Gli aggressori, che erano in borghese e viaggiavano su auto senza targa, hanno assalito il cognato, legato il figlio sedicenne, e rubato un’automobile, oro, soldi, telefoni cellulari e computer.
Il primo ministro Haider al-Abadi ha dichiarato che le forze di sicurezza faranno tutto il possibile per trovarla e liberarla. Il governatore di Baghdad Ali Tamimi ha denunciato l’episodio come un atto barbarico volto a perseguitare e mettere il bavaglio ai giornalisti.
Come conferma un recente rapporto del Committee to Protect Journalists, l’Iraq è tra i paesi più pericolosi per chi lavora nel giornalismo.