Le 140 vittime del raid su un funerale in Yemen uccise per colpa di un’informazione scorretta
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La commissione d'indagine incaricata di chiarire le ragioni dell'attacco compiuto dalla coalizione araba a guida saudita ha stabilito che si è trattato di un errore
Secondo la commissione d’indagine incaricata di chiarire le ragioni del raid che ha colpito un funerale nella capitale dello Yemen (composta da 14 paesi e guidata dall’Arabia Saudita), le cause dell’incidente sono da ricercare in una serie di informazioni rivelatesi scorrette e falle procedurali.
Lo scorso 8 ottobre la coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita in Yemen ha compiuto un raid aereo contro un funerale a Sanaa, capitale yemenita controllata dai ribelli sciiti houthi, provocando la morte di almeno 140 persone e attirando le condanne della comunità internazionale.
L’inchiesta ha rivelato che il raid è stato condotto sulla base di alcune informazioni provenienti da una fonte vicino allo Stato maggiore yemenita, secondo cui all’interno dell’edificio si trovavano un numero imprecisato di leader houthi.
La coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita è intervenuta in Yemen a marzo del 2015 per supportare il presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale, e per arginare l’avanzata dei ribelli sciiti houthi.
Inoltre, il centro operativo in Yemen avrebbe ordinato il raid senza prima ottenere il via libera dal comando della coalizione. La commissione ha chiesto che le famiglie delle vittime ottengano un risarcimento.
Le persone rimaste ferite nel bombardamento ammontano a più di 600. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Afp, l’Oman ha deciso di trasferire sul suo territorio 115 fra queste.