La ragazza che ha strangolato un’amica ed è stata arrestata grazie a un particolare di una foto su Facebook
Cheyenne Rose Antoine, ventunenne canadese, è stata dichiarata colpevole di aver ucciso la sua migliore amica nel marzo del 2015 grazie ad una foto trovata sui social dalla polizia.
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La ragazza non era neanche stata inserita nella lista dei sospettati finché la polizia non ha individuato l’arma del delitto su Facebook, in un selfie che la ritrae insieme all’amica Brittney Gargol poche ore prima del delitto.
Nella foto infatti l’assassina indossa la cintura che qualche giorno dopo è stata trovata in una discarica di Saskatoon, nel Canada occidentale, accanto al corpo senza vita della vittima.
Cheyenne ha ammesso la sua colpevolezza, ed è stata condannata a sette anni per omicidio colposo.
All’inizio aveva fornito una versione dei fatti differente: quella sera le ragazze avrebbero lasciato una festa in casa per recarsi in alcuni pub, quando Brittney si sarebbe allontanata con uno sconosciuto, mentre Cheyenne avrebbe raggiunto suo zio.
La polizia però non ha trovato prove a sostegno di questa storia. Trovata la foto, le forze dell’ordine hanno deciso di utilizzare Facebook per ricostruire i veri movimenti delle due.
Le informazioni liberamente fornite dalla ragazza sul social network le si sono ritorte contro, permettendo alle autorità di capire che il suo post indirizzato all’amica (“Dove sei? Non mi hai più detto niente. Spero che tu sia arrivata a casa sana e salva”) era in realtà solo un tentativo di deviare i sospetti.
La ragazza ha anche chiesto allo zio di fornirle un alibi falso, ma alla fine ha confessato tutto ad un’amica: lei e Brittany avevano bevuto e fumato marijuana e si sono messe a litigare animatamente.
A quel punto, come ha ammesso in Tribunale, Cheyenne ha strangolato l’amica con la sua cintura, ma dice di non ricordare bene gli eventi.
“Non mi perdonerò mai”, ha detto la ragazza tramite il suo avvocato.
Per via degli evidenti rimorsi, i giudici hanno deciso di condannarla solo a sette anni per omicidio colposo, mettendo da parte l’iniziale accusa di dolo.