I racconti dei sopravvissuti all’attentato di Manchester
Sono 22 i morti confermati, molti di loro sono giovani. Numerosi testimoni hanno descritto gli attimi di terrore e panico subito dopo l'esplosione all'arena
“Per favore aiutateci” è l’appello accorato di tanti genitori, familiari, parenti e amici lanciato sui social media a poche ore dall’attentato alla Manchester Arena, in Inghilterra, dove sono morte 22 persone. Genitori disperati che cercano freneticamente i loro figli di cui non hanno più notizie, e lo fanno attraverso Twitter.
Un flusso ininterrotto di tweet sta inondando in queste ore il social media, dove sono pubblicate le foto dei ragazzi che mancano all’appello: alcuni sono stati ritrovati sani e salvi, mentre di altri non si sa ancora nulla.
In un tweet, il sindaco di Liverpool Steve Rotheram ha ringraziato un autista per aver riportato a casa sane e salve le sue due figlie, che si trovano all’arena di Manchester per il concerto.
Thank you to the Alpha taxi driver who percivered and eventually got through the traffic to pick up my 2 girls from the Manchester Arena.
— Steve Rotheram (@Steve4LCRmayor) 22 maggio 2017
Le luci erano ancora accese all’arena di Manchester, mentre il sipario sul concerto di Ariana Grande era appena calato. Erano le 22:30 quando il boato è stato avvertito dai presenti, scatenando caos e confusione. Secondo le autorità, l’ordigno è esploso davanti al box office dell’arena e ha provocato 22 vittime.
Un clima di festa e gioia che si è trasformato in pochi minuti in un teatro di morte e terrore, come hanno raccontato alcuni testimoni. Negli istanti successivi al forte boato, alcuni hanno raccontato di aver pensato a un’esplosione in lontananza. “Sembrava il rumore di un enorme pallone esploso lontano dallo stadio”, ha raccontato un giovane fan in un video pubblicato su Periscope, come ha riportato il Guardian.
“Li per lì è calato il silenzio, prima di capire cosa fosse successo realmente”, ha raccontato un altro fan presente al concerto, di Newcastle. “Poi l’intera arena è esplosa in urla, pianti e grida. Le persone hanno cominciato a scappare, calpestandosi l’uno con l’altro pur di raggiungere l’uscita più vicina. Sembrava la scena di un film dell’orrore”.
“Le luci erano state accese, il concerto si era appena concluso, pertanto sapevamo che quell’esplosione non era parte dello spettacolo”, ha aggiunto il giovane. Lo smarrimento iniziale ha lasciato poi spazio alla confusione e al caos, come hanno mostrato i numerosi video pubblicati in queste ore sui social media.
Un altro ragazzo di 22 anni, Majid Khan, stava uscendo dall’arena insieme alla sorella quando è avvenuta l’esplosione. Secondo il loro racconto, il boato sembrava provenire dalle scalette accanto all’entrata e all’uscita della metro di Victoria Station.
“Tutti coloro che correvano verso il lato opposto dell’arena rispetto a dove è stato avvertita l’esplosione, poi improvvisamente tutti hanno cominciato a correre verso di noi”, ha raccontato ancora Khan, il quale ha poi precisato che l’uscita verso Trinity Way era stata bloccata. “Tutti correvano alla rinfusa cercando una via d’uscita il prima possibile”.
A un certo punto l’arena è stata avvolta da una coltre di fumo e dall’odore acre di esplosivo ha raccontato un’altra testimone: “Abbiamo visto due o tre cartelli macchiati di sangue, molti si stavano domandando cosa stesse succedendo”.
Alcuni giovani, insieme ai loro familiari e parenti che li avevano accompagnati al concerto, hanno lasciato l’arena pochi minuti prima della fine del concerto. Come Ellie Ward, una ragazza di 17 anni, che aveva appuntamento con suo nonno fuori dall’edificio, il quale a sua volta è rimasto ferito nell’esplosione. L’uomo è stato colpito da un frammento di vetro mentre si trovava davanti allo stand del merchandising nei corridoi sotto le gradinate.
Oliver Jones di 17 anni si trovava in uno dei bagni dell’arena quando ha sentito l’eco dell’esplosione: “Ho visto le persone correre e urlare verso una direzione e poi molti si sono voltati per correre nella direzione inversa”.
Un’altra giovane fan della pop star americana, Abby Mullen, che era giunta a Manchester dalla Scozia, ha scritto un post su Facebook in cui ha raccontato di aver lasciato “pochi secondi prima” dell’esplosione il concerto, nella speranza di saltare le lunghe file d’attesa all’uscita e riuscire a prendere un taxi.
“Quel suono, il sangue e l’immagine dei feriti che correvano con parti del corpo a brandelli non mi abbandoneranno più”, ha scritto.
Un’altra testimone di 48 anni, che si trovava sulla banchina della stazione ferroviaria accanto all’arena al momento dell’esplosione, ha raccontato di aver visto decine di ragazze e adolescenti scappare via in lacrime e sconvolte. La donna ha poi aggiunto di aver preso molti di quei ragazzi che scappavano e di averli invitati a entrare nel vicino hotel Holiday Inn, pubblicando poi sui social il suo numero di telefono per i genitori preoccupati sulla sorte dei loro figli.
Alcuni utenti sui social media hanno poi detto che altri hotel, tra cui il Premier Inn e altri nei pressi dell’arena, hanno accolto i ragazzi nelle loro hall trasformate in rifugi temporanei. In altri messaggi, i tassisti e i residenti di Manchester si sono offerti di ospitare sui loro veicoli e nelle loro abitazioni tutti coloro che si trovavano nell’arena al momento dell’esplosione. Su Twitter è stato lanciato un hashtag #RoomForManchester, che offre camere e divani gratuiti per tutti coloro che si trovano in città.
Launching #RoomForManchester by local to those affected by attack & offering people free taxi rides..We love you Britain #ManchesterArena pic.twitter.com/mCR3gND039
— Ronahi hasan (@Ronahihasan) 23 maggio 2017