“Terrorizzati, pensavamo ci stessimo schiantando”: il racconto dei passeggeri sul volo dirottato in Bielorussia
I passeggeri del volo dirottato in Bielorussia: «Pensavamo ci stessimo schiantando»
“A bordo eravamo tutti terrorizzati, pensavamo ci stessimo schiantando”. Lo racconta Raselle Grigoryeva, lituana 37enne, che riporta le emozioni vissute domenica 23 maggio, quando il volo Ryanair FR4978, proveniente da Atene a diretto a Vilnius in Lituania, è stato intercettato, dirottato e scortato da un caccia bielorusso MIG-29 e fatto atterrare a Minsk. L’aereo è stato dirottato quando era quasi arrivato a destinazione, a poche decine di miglia dal confine lituano.
“É stato come un tuffo improvviso, un cambio drastico di altitudine. È stato molto violento. Non ho mai provato nulla di simile su un aereo” ha riferito la donna alla tv Abc.
A bordo non avevamo idea di quel che stesse succedendo, ha raccontato Aliona Alymova su Facebook. Soltanto “dopo 15 minuti il pilota ha annunciato che saremmo atterrati a Minsk”. A quel punto qualcuno nota un uomo agitarsi: si alza in piedi, prende il suo bagaglio dalla cabina, estrae il portatile e cerca di romperlo. “Non urlava, ma si vedeva che era terrorizzato. Se il finestrino fosse stato aperto, forse avrebbe tentato di saltare fuori”. Era Roman Protasevich, il dissidente bielorusso costretto all’esilio. Il primo a capire cosa stesse accadendo è stato proprio lui.
“Questo aereo sta per essere dirottato a causa mia, tutto questo sta succedendo per me. Cerca il mio nome in Google e saprai chi sono”, ha detto il dissidente a una coppia lituana. Protasevich avrebbe supplicato il personale di bordo di non essere consegnato alle autorità bielorusse. Ma un addetto della Ryanair gli avrebbe risposto che non avevano altra scelta. Una volta atterrati i passeggeri sono stati scortati su più bus. Erika, che ha chiesto al Washington Post di usare soltanto il suo nome di battesimo, era in quello di Protasevich. “Gli agenti lo hanno preso da parte, non l’abbiamo più visto”.
Protasevich è uno dei fondatori del principale organo di informazione indipendente del paese, Nexta, il cui canale Telegram è diventato un punto di riferimento fondamentale per la circolazione delle notizie in maniera libera. Pochi mesi fa era stato accusato dal regime bielorusso di «atti di terrorismo» per aver contribuito a rendere possibili le proteste contro Lukashenko, che a sua volta era stato accusato di aver manipolato le elezioni di agosto per ottenere il sesto mandato presidenziale consecutivo.
Se sarà ritenuto colpevole delle accuse a suo carico potrebbe trascorrere fino a 15 anni in carcere. I reati legati al terrorismo, però, in Bielorussia possono anche essere puniti con la pena di morte.