Il Quantitative Easing spiegato a chi non si intende di economia
Quantitative Easing significato – L’espressione Quantitative Easing (o Qe) è divenuta di uso corrente in particolare dal 2015, quando il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ne ha annunciato l’avvio per tamponare la crisi economia dell’Eurozona. La misura ha prodotto buoni effetti, tanto che la Bce ha deciso di interromperla a partire dal 2019.
Ma cosa significa Quantitative Easing? Qui sotto cerchiamo di spiegarlo nel modo più semplice possibile.
Il Quantitative Easing, o alleggerimento quantitativo, è uno strumento di politica monetaria non convenzionale (ossia che non rientra tra quelli comunemente usati dalle banche centrali) a cui si fa ricorso, quando c’è una crisi di liquidità, per aumentare i volumi di denaro in circolazione.
Di regola l’attività delle banche centrali si limita a interventi sui tassi di interesse con cui vengono prestati soldi alle singole banche: tanto più i tassi di interesse vengono ribassati, tanto maggiore sarà la spinta alla circolazione di denaro, con il possibile effetto di un aumento dell’inflazione (che in questi casi è positivo, perché dà respiro all’economia, contrastando la stagnazione).
Quando questi interventi sui tassi non producono gli effetti sperati, ossia quando nemmeno tassi di interesse ai minimi riescono a dare un impulso alla circolazione di liquidità, allora una banca centrale può decidere di ricorrere al Quantitative Easing.
Il Qe, tecnicamente, consiste nell’acquisto di titoli di Stato o altre obbligazioni sul mercato: in questo modo viene “iniettata” nuova moneta nel sistema finanziario, con l’obiettivo di ridurre il costo del denaro e favorirne quindi la circolazione attraverso prestiti e transazioni.
Il Quantitative Easing serve, in pratica, a stimolare l’economia quando questa attraversa un momento di crisi.
Per far fronte alla crisi finanziaria iniziata nel 2007 hanno fatto ricorso al Qe, sebbene con modalità leggermente diverse, la Bank of Japan in Giappone, la Federal Reserve negli Stati Uniti, la Bank of England nel Regno Unito e la Banca centrale europea in Europa, o meglio nei Paesi che aderiscono all’euro.
Nel caso della Bce, il presidente Mario Draghi ha annunciato l’avvio di un programma di acquisto di titoli di Stato nel gennaio 2015. Il piano è iniziato nel marzo di quello stesso anno con un volume di acquisti da 60 miliardi di euro al mese. A marzo 2016 si è saliti a 80 miliardi al mese. Ad aprile 2017 il volume degli acquisti è tornato a 60 miliardi, per poi scendere ulteriormente a 30 miliardi nell’ottobre dello stesso anno. A ottobre 2018 il programma di acquisto di titoli di Stato è stato ridotto ancora, a 15 miliardi. Con la fine del 2018 finisce anche il Quantitative Easing della Bce.