Così Israele forniva armi all’Argentina durante (e dopo) la guerra delle Falkland
È quanto viene fuori da uno dei file a cui è stato tolto il sigillo di stato dagli Archivi Nazionali Britannici
Gli israeliani hanno venduto armamenti all’Argentina durante la guerra delle Falkland, note come “Malvinas” per gli argentini. È quanto viene fuori da uno dei file a cui è stato tolto il sigillo di stato dagli Archivi Nazionali Britannici. Dai documenti si evince come, in particolar modo, abbiano avuto un ruolo importantissimo la vendita dei famosi Skyhawk jets utilizzati dagli argentini nell’affondamento di quatto navi da guerra britanniche.
La guerra si concluse il 4 giugno del 1982, con la resa degli argentini comandati dal Generale Leopoldo Galtieri, riportando quindi le isole contese sotto il controllo britannico. I morti furono 649 militari per l’Argentina e 255 per la Gran Bretagna, oltre tre abitanti delle isole.
Diversi quantitativi di armamenti arrivarono inoltre passando nel territorio peruviano. Secondo l’autorevole quotidiano The Telegraph, inoltre, il file segreto datato 16 Novembre 1984, afferma che anche dopo il termine delle ostilità Israele ha continuato a fornire armamenti l’Argentina.
L’allora ministro degli Esteri britannico Geoffrey Howe avrebbe personalmente chiesto al governo israeliano di sospendere la vendita di armi, specialmente aerei spia, con la richiesta prontamente ignorata. In seguito gli israeliani, il cui capo dell’allora governo era Menachem Begin (Premio Nobel per la pace), giustificarono tale politica sostenendo che era necessario per sostenere l’industria interna delle armi fortemente in crisi, sottolineando come gli inglesi armassero a loro volta i loro nemici arabi, specie durante il periodo della guerra libanese, terminata nel 1985 dopo tre anni di combattimenti.
Il documento include anche un memorandum di un alto diplomatico britannico che afferma anni dopo come Israele fosse uno dei pochi paesi che supportava con armamenti l’Argentina durante la guerra delle Falkland continuando a farlo anche negli anni successivi.
Fra le cause dell’inizio del confronto ci fu all’epoca non solo l’evidente “questione coloniale”, sancita come tale da una risoluzione dell’Onu nel 1965 alla quale se ne aggiunsero successive e con trattative mai arrivate a buon fine, ma anche da una crisi galoppante in Argentina che aveva portato a livelli bassissimi la popolarità del governo militare, con un tasso di inflazione fuori ogni controllo e un crollo annuo dell’economia di oltre il 10 per cento.
Sempre più forti erano inoltre le manifestazioni per la richiesta di democrazia, oltre la spinosissima questione dei desaparecidos. La guerra con la riconquista delle isole sarebbe stata un ottimo passo per riconquistare nuovamente fiducia nella popolazione.
Dall’altra parte, l’allora Premier Margaret Thatcher, anche lei non al massimo della popolarità alla vigilia dello scontro, vide impennare il consenso nei suoi confronti, consentendole di rimanere in carica sino al 1990. Fu uno dei tanti episodi con i quali si guadagnò l’appellativo di “Lady di ferro”.
*A cura di Maurizio Carta da Londra