Putin risponde a Biden: “Dice che sono un assassino? Gli auguro buona salute”
Putin risponde a Biden: “Dice che sono un assassino? Gli auguro buona salute”
Vladimir Putin risponde alla dichiarazione shock del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ieri in un’intervista al network Abc ha ammesso di ritenere il capo del Cremlino un “killer”. “Una risposta a Biden? Gli direi, ‘stia bene. Le auguro buona salute! Lo dico senza ironia, senza scherzare”, ha affermato oggi Putin.
Già ieri il presidente della Duma, Viaceslav Volodin, aveva criticato Biden affermando che “gli attacchi” contro Putin “sono attacchi contro il nostro Paese”. “Biden con la sua dichiarazione ha offeso i cittadini del nostro Paese, è un’isteria causata dall’impotenza. Putin è il nostro presidente e gli attacchi contro di lui sono attacchi contro il nostro Paese”, aveva scritto Volodin su Telegram secondo Ria Novosti. Mosca aveva poi richiamato l’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, per “consultazioni”.
L’intervista di Biden è stata trasmessa a poche ore dalla pubblicazione del report della Cia che svela le interferenze di Mosca nelle elezioni presidenziali del 2020. Secondo il documento dell’intelligence americana Putin avrebbe autorizzato operazioni volte a denigrare la candidatura dell’ex vicepresidente e a sostenere quella di Donald Trump, minando la fiducia dell’opinione pubblica nel processo elettorale e seminando divisioni.
La campagna di disinformazione del 2020 era volta a “denigrare la candidatura del presidente Biden e del Partito Democratico, sostenere l’ex presidente Trump, minare la fiducia del pubblico nel processo elettorale ed esacerbare le divisioni sociopolitiche negli Stati Uniti”, si legge nel rapporto. Una mossa che ha portato il presidente Usa a promettere che il leader del Cremlino “pagherà” per aver interferito”. Dmitri Peskov, il portavoce del Cremlino ha definito le accuse “completamente infondate“.
Ma nelle parole di Biden c’è molto altro: la volontà di segnare un cambio di passo rispetto alla politica estera di Trump – che negli ultimi quattro anni si è mostrato molto più docile nei rapporti con Mosca – e il riferimento implicito al tentativo di uccidere l’attivista di opposizione russo Aleksei Navalny, avvelenato con un agente nervino Novichock dai servizi di sicurezza russi (Fsb) secondo le indagini dell’intelligence americana. A inizio marzo Washington ha imposto sanzioni contro sette funzionari russi, tra cui il capo dei servizi segreti, e richiesto il “rilascio immediato e incondizionato di Navalny”.