Spagna, in migliaia in piazza a Madrid contro il premier Sanchez
I partiti di destra hanno organizzato la manifestazione nella capitale spagnola e hanno accusato il premier di aver tradito il paese aprendo al dialogo con i separatisti catalani
Più di 40mila cittadini spagnoli sono scesi in strada a Madrid il 10 febbraio 2019 per protestare contro il premier spagnolo: le proteste sono state organizzate dai partiti di destra, che vanno da Ciudadanos fino a Vox.
I manifestanti si sono schierati contro la decisione di Sanchez di avviare un dialogo con il governo catalano per cercare di migliorare le relazioni tra la Comunità autonoma e Madrid, ancora tese dopo il tentativo di indipendenza della Catalogna.
Secondo il Partito popolare e Ciudadanos la nomina di un intermediario per i colloqui con i separatisti proposto dal premier equivale a un tradimento. Gli indipendentisti hanno però respinto l’offerta, chiedendo un nuovo voto per l’indipendenza della Comunità.
Alla protesta hanno preso parte anche gruppi di estrema destra, tra cui Vox, il cui slogan è: “Per una Spagna unita. I manifestanti hanno riempito la piazza Colon della capitale spagnola e le strade vicine: secondo i dati diffusi dalla polizia hanno preso parte alle proteste 45mila persone.
I manifestanti si sono espressi contro l’offerta al dialogo avanzata dal governo centrale ai separatisti catalani e la nomina di un intermediario, chiedendo anche che siano presto indette nuove elezioni.
Il leader del Partito popolare, Pablo Casado, ha accusato il premier Sanchez di essersi arreso agli indipendentisti e ha affermato che “il suo tempo è ormai finito”.
Per tutta risposta, il premer Sanchez ha ricordato che il suo partito è stato sempre dalla parte del dialogo e che stava cercando di risolvere una crisi creata proprio dal PP e dall’ex premier Rajoy.
Tuttavia, la proposta avanzata dal governo centrale è stata respinta dagli indipendentisti, che vogliono un nuovo voto sul futuro della Catalogna. La vicepresidente del Consiglio, Carmen Calvo, ha dichiarato che la situazione è “bloccata”, perché le richieste separatiste per un nuovo referendum sull’indipendenza sono “inaccettabili”.