Proteste in Iran, 143 morti in dieci giorni
Lo comunica Amnesty International, che ha lanciato un appello per denunciare il "deliberato uso letale della forza da parte delle forze di sicurezza"
Proteste in Iran, 143 morti in dieci giorni
È salito a 143 morti il bilancio delle vittime nelle proteste in Iran in corso dal 15 novembre scorso. A fornire i dati è stata oggi, lunedì 25 novembre, Amnesty International, che ha lanciato un appello affinché la comunità internazionale denunci il “deliberato uso letale della forza da parte delle forze di sicurezza iraniane”.
“Stando a segnalazioni credibili ricevute dall’organizzazione, le persone rimaste uccise – si legge nel comunicato – ammontano a 143. Le morti risultano quasi tutte causate da armi da fuoco. È stato riferito che un uomo è morto dopo aver inalato gas lacrimogeni, un altro dopo essere stato picchiato. Amnesty International crede che il bilancio delle vittime sia sensibilmente più alto e continua ad indagare”.
“La reazione cauta della comunità internazionale alle uccisioni di manifestanti – ha sottolineato Philip Luther, fra i responsabili del settore Medio Oriente e Nord Africa ad Amnesty International – è sfortunatamente inadeguata. Deve condannare queste uccisioni nei termini più forti possibili e descrivere questi fatti per quello che sono – il mortale e completamente ingiustificato uso della forza per schiacciare il dissenso”.
Oggi manifestazioni filo-governative
Intanto oggi migliaia di sostenitori del governo iraniano sono scesi in strada oggi a Teheran per denunciare i “disordini” scoppiati 10 giorni fa nell’ambito delle proteste per il rincaro della benzina.
Nel corso della manifestazione, come riportato dalla tv statale iraniana, sono state sventolate bandiere della Repubblica islamica e cartelli su cui si leggeva “Morte all’America”. I dimostranti hanno sfilato fino alla centrale piazza Enghelab (Rivoluzione) della capitale, dove si sono tenuti alcuni comizi. Nei cortei sono apparsi anche ritratti della Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, che era invece finito nel mirino dei manifestanti anti-governativi nei giorni scorsi.
Un comunicato dei manifestanti invocava processi immediati e severe funzioni per i responsabili delle “sedizioni”. “Esprimiamo disprezzo – si leggeva – per i crimini dei nemici dell’Islam, guidati dagli Stati Uniti e dai suoi mercenari, i Mojaheddin del Popolo (Mko) e i sostenitori dell’ex scià, che hanno infiammato i disordini durante le recenti proteste per l’aumento del prezzo del petrolio”.
I dimostranti pro-Teheran hanno anche sottolineato l’importanza della rete “internet nazionale” iraniana, che ha permesso di limitare “i media dissidenti che creano insicurezza nel Paese”. I manifestanti anti-governativi avevano invece denunciato la dura repressione delle forze di sicurezza e la censura del web. Secondo Amnesty International, le vittime verificate delle proteste sono almeno 106.