La nave della ong Proactiva Open Arms sbarcherà in un porto spagnolo
A bordo dell'imbarcazione si trovano 87 migranti, tra cui 8 minori, salvati da un gommone alla deriva davanti alle coste in acque internazionali
Dopo giorni in mare, gli 87 migranti salvati giovedì 2 agosto dalla nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms sbarcheranno in un porto sicuro. Lo ha reso noto la stessa organizzazione su Twitter, spiegano che l’imbarcazione è diretta verso il porto di Algeciras, in Spagna. L’arrivo dovrebbe essere previsto entro giovedì 9 agosto.
La nave deve ancora percorrere 3 giorni di traversata e 590 miglia nautiche. L’ong spera “che ci sia cibo sufficiente per tutti”.
Porto assegnato: Algeciras.
A 590 miglia nautiche da dove ci troviamo, 3 giorni di traversata in più sperando che ci sia cibo sufficiente per tutti.
Le 87 persone salvate avranno dovuto attendere più di una settimana per raggiungere un porto sicuro. pic.twitter.com/DamW6JTmtu— Proactiva Open Arms IT (@openarms_it) August 7, 2018
Anche questa volta l’Italia ha opposto un netto rifiuto allo sbarco della nave dell’organizzazione umanitaria. “Visto che venti giorni fa aveva dichiarato che i porti italiani non sono sicuri perché c’è Salvini, sono certo che porteranno questi immigrati ovunque, tranne che in Italia. Buon viaggio”, aveva dichiarato il ministro degli Interni.
I migranti erano rimasti per 50 ore alla deriva a bordo di un gommone senza acqua, con scottature sulla pelle provocate dalla combinazione di carburante e acqua di mare.
Erano stati soccorsi in acque internazionali, davanti alla Libia. All’arrivo della Open Arms, i migranti si erano buttati in mare perché temevano di essere riportati in Libia. Concluse le operazioni di salvataggio, i volontari avevano continuato a pattugliare le acque in attesa che venisse indicato loro un porto sicuro.
Le persone soccorse sono quasi tutte sudanesi. Ci sono un egiziano, un siriano e un gambiano, secondo quanto riferito dall’inviato per TPI.it Valerio Nicolosi, che si trova a bordo della nave. Qui il suo diario di bordo per TPI.
“La Libia non è sicura, là uccidono i migranti, li uccidono per soldi. Voglio andare in Europa, là almeno non rischio di morire con in Libia e come in Sud Sudan”, ha racconto a Nicolosi uno dei ragazzi saliti a bordo.
La chiamata era arrivata dalla Guardia costiera libica, a cui ha fatto seguito un messaggio scritto dalla Guardia costiera italiana.
Una vicenda diversa rispetto a quanto accaduto per la nave commerciale italiana Asso 28. L’imbarcazione, nave di supporto a una piattaforma petrolifera, aveva soccorso 108 migranti che si trovavano a bordo di un gommone nel mar Mediterraneo e che li aveva riportati in Libia, porto considerato non sicuro dalla comunità internazionale, senza consentire loro di fare domanda di asilo.