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Home » Esteri

Elezioni presidenziali in Egitto: la corsa (quasi) in solitaria di Al-Sisi

Immagine di copertina
Abdel Fattah al-Sisi. CREDIT: AFP PHOTO / KHALED DESOUKI

Eliminati tutti i possibili avversari politici, l'attuale presidente si appresta a correre quasi da solo. L'unico altro candidato sarà Mousa Mostafa Moussa, leader del partito centrista liberale El-Ghad

Lunedì 29 gennaio, alle 14 ora locale, si sono chiuse ufficialmente le operazioni per la candidatura alle presidenziali in Egitto: le elezioni si svolgeranno dal 26 al 28 marzo, con un eventuale ballottaggio previsto dal 24 al 26 aprile.

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La tensione è molto alta e il clima politico è sempre più teso: il presidente Abded Fattāḥ Al-Sisi ha fatto terra bruciata intorno a sé e correrà solo contro il presidente del partito centrista liberale El-Ghad, Mousa Mostafa Moussa, che ha presentato la propria candidatura quasi allo scadere dei termini.

Secondo un comunicato pubblicato il 19 gennaio sulla pagina ufficiale di El-Ghad, i membri del partito hanno raccolto abbastanza firme perché Moussa possa sfidare il presidente uscente.

Diversi membri di questo movimento, considerati come oppositori sotto il regime dell’ex presidente Hosni Mubarak, sono percepiti invece come sostenitori di al-Sisi.

Secondo fonti del portale Egypt Today, Moussa ha ricevuto il sostegno di 20 deputati in parlamento, per la maggior parte provenienti dal governatorato di Monufia. La notizia è confermata dall’emittente al-Arabiya.

Oltre ad essere presidente del partito El-Ghad fondato da Ayman Noor, Moussa è anche il presidente del Consiglio egiziano delle tribù arabe.

Il quadro

Il 23 gennaio il generale Sami Annan, ex capo di stato maggiore che si era detto pronto a candidarsi alle elezioni, è stato arrestato.

L’ex premier Ahmed Shafiq, dopo essere rientrato nel paese dagli Emirati Arabi, dove aveva trascorso un lungo esilio, con l’intenzione di partecipare alla corsa elettorale per la presidenza, ha deciso di ritirarsi senza fornire alcuna motivazione.

Poi è stata la volta dell’avvocato Khaled Ali, l’ultimo della lunga serie di candidati che hanno deciso di ritirarsi.

Mahmoud Al-Sherif, un portavoce della Commissione elettorale nazionale dell’Egitto aveva confermato che, in base alla legge del 2014, le elezioni si sarebbero svolte anche in presenza di un solo candidato.

“Se le elezioni presidenziali vedono la partecipazione di un solo candidato, la legge stabilisce che deve ottenere almeno il 5 per cento dei voti degli aventi diritto, pari a circa 3 milioni di preferenze”, aveva speigato Al-Sherif.

Secondo la legge, se il candidato non riesce a ottenere tale percentuale, entro 15 giorni si terrà un’altra consultazione.

Al-Sisi ha spesso affermato di voler creare uno stato civile moderno in Egitto, ma le sue politiche fanno sollevare dubbi sul fatto che egli creda davvero nei principi democratici di cui si fa portavoce.

In un discorso pronunciato in televisione nella tarda serata di venerdì 19 gennaio, il presidente Al-Sisi, parlando della sua intenzione di ricandidarsi, aveva detto: ”Le prossime elezioni saranno libere e trasparenti”.

Al-Sisi

L’attuale presidente ha presentato ufficialmente la sua candidatura nominando l’ambasciatore Mahmoud Karem “coordinatore generale della sua campagna presidenziale”, mentre Mohamed Abu Shoqa sarà il “portavoce ufficiale”.

Al-Sisi, responsabile di un colpo di stato nel 2013 ai danni del suo predecessore Mohammed Morsi, è stato eletto presidente nel 2014. Da allora il governo ha intrapreso una pesante campagna repressiva contro il dissenso, imprigionando migliaia di persone.

Un rapporto stilato dall’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha portato alla luce innumerevoli casi di tortura e violazioni dei diritti umani perpetrate dell’Agenzia nazionale dei servizi egiziani, quella che un tempo si chiamava National Security.

Human Rights Watch ha evidenziato come sistemi coercitivi senza scrupoli siano utilizzati su larga scala nelle carceri in Egitto attraverso testimonianze raccolte in un anno d’intenso lavoro tra il Cairo e Alessandria.

Il report è un dettagliato resoconto sulle pratiche adottate dai servizi segreti per costringere oppositori, attivisti, giornalisti o, come nel caso di Regeni, cittadini stranieri sospettati di spionaggio o di atti che possano mettere a repentaglio la sicurezza nazionale, a confessare colpe spesso inesistenti.

Nella giornata di domenica 28 gennaio, numerosi esponenti dell’opposizione hanno invocato un boicottaggio delle elezioni presidenziali previste in Egitto a marzo.

“Chiediamo al nostro grande popolo di boicottare integralmente queste elezioni e di non riconoscerne il risultato”, si legge in un comunicato congiunto firmato, tra gli altri, da Abdel Moneim Abol Foutoh, candidato conservatore islamico che raccolse quasi il 20 per cento dei voti al primo turno delle elezioni del 2012.

Dettaglio: gli arresti e i ritiri dei candidati avversari di Al-Sisi

Sami Annan

L’ex capo di stato maggiore si era detto pronto a candidarsi alle elezioni, ma accusato dalla Procura militare di essersi candidato senza il permesso dell’esercito “e anzi avendo istigato la gente contro l’istituzion”, ha annunciato il proprio ritiro. 

Khaled Ali

Tra le figure più rilevanti, l’avvocato per i diritti umani Khaled Ali ha ritirato la propria candidatura. 

“È ufficiale: Khaled Ali si ritira dalla corsa per le presidenziali”, annuncia la pagina Facebook che si occupa della sua campagna elettorale. 

Sadat Mohammed Anwar

L’ex parlamentare ha dichiarato di aver lasciato la corsa perché il clima non era favorevole alla campagna elettorale e perché temeva per la sicurezza dei suoi sostenitori.

Nipote del leader assassinato d’Egitto Anwar Sadat, è stato cacciato dal parlamento tra accuse di aver divulgato documenti sensibili a diplomatici stranieri.

Molti credono, tuttavia, che sia stato vittima di una caccia alle streghe da parte dei sostenitori di Al-Sisi dopo aver messo in dubbio la legalità dei benefici finanziari di cui godono gli ufficiali dell’esercito che occupano posti di lavoro a tempo pieno dopo il pensionamento.

Ahmed Konsowa

Il colonnello Ahmed Konsowa, che aveva annunciato l’intenzione di presentarsi alle elezioni presidenziali in un comunicato video pubblicato sulla propria pagina Facebook, è stato arrestato sabato 2 dicembre perché sospettato di tenere “un comportamento che nuoce ai bisogni dell’esercito” e perché “ha pubblicato un video in cui ha dichiarato opinioni politiche”.

“Dichiaro con orgoglio che ho deciso di sbloccare l’attuale stallo politico candidandomi alle elezioni”, aveva detto il colonnello.

Senza menzionare il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, Konsowa aveva poi criticato le politiche del governo del Cairo in materia di istruzione, sanità ed economia.

L’Egitto “non può più aspettare di unirsi al mondo sviluppato e rispettare gli standard sui diritti umani e i valori globali di cittadinanza e trasparenza, così come quelli dello stato di diritto”, aveva aggiunto il colonnello.

Il mese scorso è stato condannato a sei anni di carcere.

Chi invece non è rimasto in silenzio è stato il nipote dell’ex presidente Anwar Sadat, Mohamed Anwar al Sadat. Il rampollo di una famiglia ancora potente in Egitto ha parlato di “atmosfera ostile” e di impossibilità a “concorrere in sicurezza” alle presidenziali, come riportato dal Telegraph lo scorso 15 gennaio.

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