Il presidente sudafricano Zuma accusato di corruzione
L’Alta Corte di Giustizia ribalta la decisione del 2009 della procura che aveva deciso di non processare il politico
L’Alta Corte di Giustizia sudafricana venerdì 29 aprile ha bocciato la decisione della procura di non processare il presidente Jacob Zuma, accusato di 783 capi di imputazione per corruzione, tra cui quello di aver usato 20 milioni di dollari di fondi statali per rinnovare e ingrandire la sua residenza privata.
È stata una scelta “irrazionale che dovrebbe essere riconsiderata”, ha sancito il giudice Aubrey Ledabwa. Il caso, sollevato dal partito di opposizione Alleanza Democratica, apre la strada a una nuova incriminazione del presidente.
Zuma si è sempre definito innocente. La decisione di non procedere venne presa dal procuratore capo nel 2009, poche settimane prima della sua elezione alla presidenza del Sudafrica.
Le accuse per corruzione, frode fiscale e associazione a delinquere, per cui Zuma era stato incriminato nel 2007, riguardavano un contratto per la fornitura di armi per 4,8 miliardi di dollari.
Da allora il principale partito d’opposizione ha combattuto una lunga battaglia legale contestando la scelta del procuratore nazionale.
Per Zuma si tratta del secondo duro colpo dalla magistratura: lo scorso mese sempre l’Alta Corte ha sancito che violò la costituzione nell’uso di fondi pubblici per apportare costosissimi miglioramenti (20 milioni di dollari) alla sua residenza privata.
Tuttavia Zuma gode ancora dell’appoggio di milioni di sudafricani, soprattutto nelle zone rurali più povere. Il suo partito, il Congresso nazionale africano (ANC) è l’erede di quello che fu di Nelson Mandela e nelle elezioni del 2014 ha ottenuto una netta vittoria.
Un tentativo di impeachment a inizio aprile è fallito semplicemente perché le opposizioni non avevano i numeri sufficienti.