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Home » Esteri

Piazza Maidan contro Putin

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Dopo Ianukovich, adesso è lui il nemico

Piazza Maidan torna a riempirsi. Mentre le truppe russe sembrano pian piano impadronirsi della Crimea – finora senza sparare un colpo – , domenica 50.000 sostenitori delle nuove autorità ucraine si sono riuniti nella piazza di Kiev simbolo della protesta antigovernativa che ha portato alla caduta del controverso – per quanto legittimamente eletto – presidente Viktor Ianukovich.

La gente in piazza teme il peggio: una guerra con la più potente Russia. Ma sono in tanti a pensare che l’Occidente, e soprattutto gli Stati Uniti, siano al fianco del governo di Kiev e non permetteranno un’invasione da parte dei soldati del Cremlino.

Vladimir ha vent’anni ed è una delle guardie di ‘Autodifesa’ di Maidan, quelle con i fazzoletti gialli al collo. “Non credo che ci sarà una guerra – dice -, la Russia è forte ma non può mettersi contro tutto il mondo, se i russi ci attaccheranno gli americani ci difenderanno, e comunque noi siamo pronti a combattere per la nostra patria. Non abbiamo paura”.

La piazza di Kiev è contro il presidente russo: “Putin, l’Ucraina sarà la tua tomba” si legge su una delle tante tende militari montate nella spianata, e non si contano i fotomontaggi in cui il leader del Cremlino assume ora le sembianze di Hitler, ora quelle di Dracula. Intanto l’ex presidente filo-occidentale georgiano Mikheil Saakhashvili, che era in carica quando, nel 2008, la Russia invase la Georgia, arringa la folla: “L’attacco di Putin – tuona – non è un segno di forza, ma di agonia”.

Vasili, 49 anni, viene da Dnipropetrovsk, nell’Ucraina orientale dove è più diffusa la lingua russa, e ha vissuto per dieci anni proprio in Russia, a Volgograd: “Non credo che ci sarà una guerra, e soprattutto spero che non ci sarà perché sarebbe una guerra mondiale. La Russia vuole annettere la Crimea, ma non credo che manderà soldati anche nell’Ucraina orientale, altrimenti interverrà la Nato”.

Rita, 25 anni, ci tiene subito a sottolineare che non ce l’ha con i russi, ma con la Russia di Putin che “ha invaso la Crimea violando il diritto internazionale. Ma se vuole la guerra – dice – ci difenderemo: siamo un popolo forte, lo abbiamo già dimostrato in questi tre mesi”. Poi però afferma anche che se “gli abitanti della Crimea vogliono chiedere l’indipendenza o l’annessione alla Russia sono liberi di farlo. Ma non credo che lo vogliano davvero – precisa -, anche se sarà difficile votare liberamente in Crimea al referendum del 30 marzo se ci saranno i soldati russi nei seggi elettorali”.

La piazza principale di Kiev porta ancora ben visibili i segni dei sanguinosi combattimenti tra gli insorti e le forze speciali di polizia dei giorni scorsi. La sede dei sindacati, uno dei palazzi occupati dai manifestanti, è stata divorata dalle fiamme e si staglia nera contro il cielo grigio, e nero è ancora in buona parte il suolo, ricoperto dalla cenere dei pneumatici bruciati per creare un muro di fuoco e fumo che tenesse lontane le forze di polizia.

Ma il Maidan è anche pieno di fiori e di ceri: sono l’omaggio dei manifestanti agli insorti caduti, molti dei quali falciati dai cecchini della polizia di Ianukovich la mattina del 20 febbraio. Dietro le barricate del ‘fortino Maidan’, ci sono tantissimi altarini con le foto dei morti, lumi, e montagne di garofani, rose e tulipani. E c’è anche una tenda di cittadini russi venuti a sostenere gli ucraini nella loro lotta contro Putin.

Tra loro c’è Aleksandr, 39 anni, di San Pietroburgo: “Una guerra tra Ucraina e Russia sarebbe una catastrofe — spiega preoccupato. Secondo me Putin non è così pazzo da far scoppiare una guerra contro gli Stati Uniti, ma con lui non si può mai sapere. In una guerra del genere mi troverei spiazzato: di certo non combatterei mai per Putin, ma non potrei neanche sparare contro altri russi, dovrei scappare in un altro Paese”, conclude.

In viale Khreshatik, di fronte al municipio tornato nelle mani dei sostenitori del nuovo governo, Maksim gira in mimetica ed elmetto assieme a una ragazza che tiene tra le braccia una cassetta di plastica trasparente. Raccoglie soldi per l’organizzazione in cui milita: il gruppo paramilitare di estrema destra ‘Pravij Sektor’, che è stato determinante negli scontri con la polizia.

“La Crimea è nostra – tuona il 26enne che viene dalla regione di Leopoli, dove è forte il nazionalismo ucraino -, non deve cadere in mano alla Russia e la popolazione di origine russa che ci abita se vuole vivere in Russia ci vada e abbandoni la Crimea”. Ma Maksim ne ha anche per la minoranza tartara di fede musulmana che rappresenta il 12 per cento della popolazione della Crimea e che è scesa in piazza a favore dell’attuale governo di Kiev: “Hanno paura – taglia corto non senza disprezzo -, pensano solo a loro stessi, non sono ucraini, hanno solo paura della repressione di Mosca”.

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