Escalation nucleare: perché Putin potrebbe sferrare un attacco anche contro l’Occidente
Il presidente russo è in seria difficoltà in Ucraina e si fa sempre più concreta la minaccia di un ricorso a testate “tattiche”
Da quando Vladimir Putin ha richiamato 300mila riservisti per la mobilitazione parziale, la realtà di quella che fino a poche settimane al Cremlino definivano “Operazione militare speciale” si è manifestata in tutta la sua devastante concretezza, diventata ormai una guerra a tutti gli effetti. Il richiamo alle armi dei riservisti ha scatenato il timore non solo dell’Occidente, ma anche di tutta la vecchia Unione Sovietica, che messa davanti alla realtà dell’atto ha compreso il senso di quanto sta effettivamente accadendo. La paura è ora legato alla possibilità che Mosca ricorra all’atomica. Come ha spiegato a TPI l’analista nucleare russo del Centre for International & Defence Policy alla Queen’s University in Canada, Maxim Starchak, la dottrina militare del Cremlino si basa in gran parte sulla possibilità di utilizzare armi atomiche.
Nello specifico, non si tratta dell’uso diretto delle stesse sul campo di battaglia, come tutti pensano, bensì di una mossa strategica atta a creare pressione politica e timore nei confronti della Nato e dei Paesi interessati al conflitto. In poche parole, secondo l’esperto, il rischio che Mosca ricorra all’atomica oggi sarebbe basso, ma non nullo. L’aspetto fondamentale è quello dell’impatto psicologico sull’antagonista, che percepirebbe la minaccia come dimostrazione di determinazione nell’aumentare il grado di escalation, anche se questa dovesse corrispondere e/o rimanere una mera proiezione.
Prima che un conflitto raggiunga tale stadio, secondo il sistema di contenimento della Russia, si dovrebbe attivare una procedura molto complicata. Sul timore di un’escalation nucleare lo specialista è chiaro: «Non avrei paura di uno scenario del genere in questo momento. Perché avvenga un’escalation nucleare, è necessario che qualcuno esegua il primo attacco. Le reali minacce di Putin mirano a impedire che la Nato o gli Stati Uniti diventino partecipanti diretti alla guerra», spiega a TPI. «Putin ha paura della Nato, ma anche la Nato ha iniziato ad avere più paura di Putin». Difatti una minaccia sventata è rappresentata dalle vecchie dichiarazioni del Cremlino che, insieme ai suoi sostenitori, ha annunciato nel recente passato che la fornitura di armi occidentali avrebbe significato l’inclusione dell’Occidente nella guerra, che i luoghi dei rifornimenti di armi sarebbero stati attaccati e che i centri decisionali sarebbero stati presi di mira, ma fortunatamente ad oggi nulla di questo si è verificato. Non su larga scala.
Il Cremlino spera davvero che gli avvertimenti dissuadano l’Occidente dal compiere qualsiasi passo in questa direzione e in parte ci è riuscito. Aumentare il livello delle minacce nucleari è l’unica opzione per influenzare la Nato in modo che non si attivi ulteriormente nell’aiutare l’Ucraina. In tal senso, la Russia avrebbe un’opportunità maggiore di uscirne a testa alta. L’Occidente e la Nato potrebbero accorgersi della reale intenzione di Mosca di attaccare con il nucleare solo attraverso quello che lo studioso definisce «un movimento reale e non standard di armi nucleari». Non dimentichiamo che i servizi di intelligence Usa e di altri Paesi stanno monitorando intensamente le armi atomiche russe. Finora non ci sono stati “movimenti non standard”, anche dopo che il 27 febbraio Putin ha dato l’ordine di portare le forze strategiche in modalità di combattimento speciale.
Inoltre, la procedura di attivazione del nucleare risulta molto articolata. A detta di Starchak, il presidente dovrebbe inserire la chiave e la password attraverso un sistema di controllo portatile sito in una valigetta nucleare. Pertanto, verrebbe trasmesso un segnale in codice per sbloccare l’arma nucleare e il suo utilizzo sarebbe consentito. Ma non dipende tutto da Putin, perché il Ministro della Difesa e il Capo di Stato Maggiore Generale posseggono gli stessi dispositivi. L’effettiva possibilità di un attacco nucleare russo sarebbe fattibile se il permesso arrivasse da tutti e tre. Quindi il segnale passerebbe al servizio speciale di Stato Maggiore, che a sua volta trasmetterebbe l’ordine allo specifico comando nella cui ubicazione sono dislocate le forze nucleari, cioè al Comando dell’Ufficiale responsabile del lancio vero e proprio.
«Vale la pena notare che un gruppo di ufficiali di stato maggiore responsabili della valigetta nucleare accompagna sempre il presidente», ricorda Starchak. «La catena sarebbe abbastanza lunga. Se ciò dovesse accadere, la testata nucleare tattica dovrebbe essere prelevata dal magazzino di stoccaggio centralizzato e trasportata a destinazione. Inoltre dovrebbero essere preparati i cosiddetti portatori di armi nucleari, caricate le testate e istruiti i militari. Quindi oltre ad essere una lunga catena, tutto questo è monitorato dall’intelligence Usa e dei Paesi Nato, che dovrebbero essere in grado di rilevare rapidamente i movimenti “non standard” e in caso di tale approntamento, agire di conseguenza». Ma potrebbe l’ordine di Putin essere disobbedito? Pare di sì. I possibili scenari sono diversi. L’ordine di attacco nucleare deve essere confermato da tutti e tre i responsabili. Senza il consenso di tutti, un attacco nucleare non sarebbe possibile.
Ma se qualcuno compisse una “diversione” e disconnettesse dalla comunicazione il presidente e il Ministro della Difesa, il Capo di Stato Maggiore Generale dovrebbe poter effettuare uno sgancio autonomo. «Inoltre, come già detto, la catena dall’ordine all’esecuzione può essere lunga. Sia a livello di comando che a livello di ufficiali che effettuano il lancio pratico. La decisione di un attacco nucleare è ancora una decisione delle persone e voglio credere che la razionalità supererà le emozioni», spera l’esperto. Ne consegue che prima dell’atomica vi sarà un ampio ricorso ad armi di precisione, un’alternativa (non strategica) al nucleare. Si tratta di vari tipi di missili con testate convenzionali.
Difatti la scelta della mobilitazione sembra essere per il mondo una sorta di salvezza da un attacco atomico. Putin sembra dire che risolverà la questione con l’Ucraina con il “personale militare”. In poche parole, se i 300mila coscritti non aiuteranno, il passo successivo potrebbe essere una seconda fase di mobilitazione o l’immediata e completa mobilitazione. «La Russia ha una riserva di mobilitazione multimilionaria», evidenzia Starchak. «Putin crede che questo possa essere sufficiente per l’Ucraina. Non credo che la soluzione della questione ucraina venga presa seriamente in considerazione attraverso un attacco nucleare». Altro discorso sono gli obiettivi civili.
Se lo scopo è distruggere lo Stato, per una rapida vittoria sarà necessario distruggere le centrali elettriche. Senza elettricità non è e non sarà possibile svolgere alcuna attività militare, industriale e umana. «È probabile che la Russia abbia l’obiettivo di impadronirsi di nuovi territori per utilizzarli, senza intaccare le centrali elettriche del Paese». In confronto all’atomica, è uno scenario quasi positivo.