Facebook tratta l’attentato in Libano e quello a Parigi in modo differente
All'indomani degli attacchi di Parigi, molti utenti del web si chiedono il perchè di una diversa reazione pubblica alle atrocità in Francia e in altri Paesi
Perché Facebook non ha dato la possibilità di impostare come propria foto profilo una bandiera libanese dopo l’attentato a Beirut, così come ha fatto con Parigi? È una domanda che nelle ultime ore si stanno facendo in molti.
Tantissime persone hanno cambiato la propria immagine del profilo su Facebook con i colori della bandiera francese, in segno di solidarietà alle vittime degli attentati di Parigi del 13 novembre.
La pratica si è dimostrata molto popolare, ma alcune persone si sono chieste perché la stessa iniziativa non sia stata lanciata anche a seguito di altri attentati in giro per il mondo, ad esempio in sostegno delle 43 persone uccise dal doppio attacco suicida compiuto a Beirut, in Libano, il 12 novembre.
Questa presunta “discriminazione” sembra suggerire infatti l’utilizzo di due pesi e due misure da parte dell’opinione pubblica mondiale nel dimostrare la propria vicinanza alle vittime delle diverse atrocità.
Per le persone morte negli attentati di Parigi si piange e si accendono candele, mentre la vita prosegue praticamente indisturbata quando arrivano notizie di persone uccise nei paesi musulmani.
Alcune utenti hanno caricato sui propri profili dei vari social una bandiera libanese, o degli altri Paesi colpiti, come il Burundi.
In molti si domandano anche perché Facebook abbia attivato la funzione “Safety Check” per le persone che si trovavano a Parigi durante gli attacchi – dandogli la possibilità di comunicare ai propri cari che stavano bene – e non per Beirut.
In un post pubblicato sul profilo dell’azienda, un dirigente di Facebook, Alex Schultz, ha spiegato che gli attentati di Parigi sono stati il primo caso in cui la funzione “Safety Check” è stata utilizzata per un evento diverso da una calamità naturale. “Ci deve sempre essere una prima volta per provare qualcosa di nuovo, anche in tempi difficili e complessi, e per noi questa prima volta è stata Parigi.”
Schultz ha anche spiegato perché la funzione non era mai stata utilizzata prima per un evento diverso da una calamità naturale: “Durante una crisi in corso, come una guerra o un’epidemia, Safety Check nella sua forma attuale non è poi così utile alle persone: perché non c’è un chiaro inizio o una fine e, sfortunatamente, è impossibile sapere quando qualcuno è veramente al sicuro.”
Su Twitter, alcuni utenti hanno posto l’accento sulla diversità nelle reazioni del mondo agli attentati di Beirut e di Parigi, dicendo che nessuna conferenza stampa è stata tenuta negli Stati Uniti, e nessun monumento è stato acceso in segno di solidarietà verso il Libano.