Usa, pena di morte: l’amministrazione Trump ripristina le esecuzioni federali per iniezione letale
Gli Usa ripristinano la pena di morte federale
La pena di morte federale torna negli Usa. Dopo 16 anni riprendono infatti le esecuzioni capitali per le persone condannate dai tribunali federali degli Stati Uniti. Il ministero della Giustizia americano ha adottato un nuovo protocollo che prevede iniezioni letali: cinque esecuzioni sono già state programmate e avverranno in una prigione federale dell’Indiana.
I cinque detenuti condannati a morte, spiega una nota del Dipartimento di Giustizia, sono colpevoli di “orribili omicidi e crimini sessuali”. Ognuno di loro, continua la nota, “ha esaurito tutte le possibilità di appello”.
L’annuncio è stato dato dal ministro della Giustizia statunitense, William Barr, e arriva a seguito dell’invito di Trump ad applicare pene più severe per i crimini violenti, in particolare per i trafficanti di droga e i serial killer.
“Il dipartimento della Giustizia sostiene lo Stato di diritto, in rispetto alle vittime e alle loro famiglie dobbiamo applicare la sentenza imposta dal nostro sistema giudiziario”, ha detto Barr.
Anche se la pena di morte è legale negli Stati Uniti, il provvedimento si pone in contrasto con le decisioni di diversi Stati che hanno dichiarato illegale la pena di morte o hanno varato delle moratorie.
L’ultima esecuzione capitale era stata ordinata da un tribunale federale il 18 marzo 2003.
E mentre Trump fa tornare in auge la pena di morte, nel resto del mondo si sta facendo di tutto per farla scomparire. Secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International, l’uso della pena di morte è in calo.
“La tendenza mondiale verso la fine dell’uso della pena di morte è reale. Solo uno ogni 10 Paesi svolge esecuzioni. I loro leader dovrebbero chiedersi perché stanno ancora applicando una punizione crudele e inumana che il resto del mondo sta lasciando alle spalle”, scrive Amnesty. Non per Trump, a quanto pare.