Condannate a morte sette persone per l’attentato alla moschea sciita in Kuwait
Sette persone verranno giustiziate per aver orchestrato l'attentato suicida del 26 giugno, in cui hanno perso la vita 27 persone, in una moschea sciita a Kuwait City
La corte del Kuwait ha condannato a morte sette persone per l’attentato avvenuto alla moschea sciita di Imam Sadiq nel centro di Kuwait City, capitale del Paese, lo scorso 26 giungo.
Erano presenti circa 2mila persone durante l’ora della preghiera del venerdì nella moschea sciita a est della capitale, quando un simpatizzante dell’Isis si è fatto saltare in aria uccidendo 27 persone e ferendone oltre 220.
Un totale di 27 persone, tra cui sette donne, sono state messe sotto processo con l’accusa di aver aiutato il kamikaze a portare a termine l’attacco, procurandogli armi e non informando le autorità pur essendo a conoscenza dell’intenzione del terrorista .
Secondo i media locali, l’organizzatore dell’attacco sarebbe Fahd Suleiman Abdulmohsen al-Qaba’a, un cittadino saudita sostenitore dello Stato Islamico.
Oltre ai sette che verranno giustiziati, otto imputati sono stati condannati a pene detentive tra i due e i 15 anni, mentre altre 14 persone sono state assolte.
Il 26 giungo 2015 ebbero luogo una serie di attacchi terroristici in diversi paesi del mondo tra cui Francia, Tunisia, Somalia e per l’appunto Kuwait. Il bilancio totale fu di oltre 100 vittime.
Questa data è stata ribattezzata dai media internazionali con il nome di “venerdì nero”, e viene considerata una giornata di lutto. I miliziani dello Stato Islamico avevano incitato i propri fedeli ad aumentare il numero di attentati e a uccidere gli “infedeli sciiti e i musulmani eretici”, durante il mese islamico sacro del Ramadan, che in realtà proibisce ogni forma di lotta nel rispetto dei digiuni.
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