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Home » Esteri

Paul e la Thatcher

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Un senzatetto di Fleet Street racconta cosa pensa della Lady di Ferro

Londra. Premessa: so poco e nulla della Thatcher. Liberalizzazioni, tagli del welfare, mano dura, pugno di ferro con l’Ira, deregolarizzazioni. La mia conoscenza si ferma qui. Soggetto: Paul. Un barbone sulla quarantina, barba lunga, rossa, incolta. Lo vedo quasi ogni giorno quando da casa cammino verso l’università e passo da Fleet Street, quella via londinese famosa per essere stata il quartier generale della stampa britannica. Ormai è un po’ che ho instaurato una sorta di amicizia con Paul. Ogni tanto la sera mi fermo, gli lascio qualche moneta e facciamo una chiacchierata.

Mi racconta della sua vita e delle sue disavventure. Paul è stato anche un cuoco in un ristorante italiano di Leicester, città del nord dell’Inghilterra. Sa qualche parola di italiano. Come tutti gli stranieri soprattutto parolacce. Ieri sera solita scena. Intravedo le sue gambe incrociate per terra sotto una coperta vicino al McDonald di Fleet street. Gli lascio una sterlina e mi siedo vicino. A sinistra, in fondo alla strada, si vede il cupolone di Saint Paul, la cattedrale della città; a destra lo sguardo si perde lungo la via che porta prima alla Corte di Giustizia e poi giù fino a Trafalgar square da dove inizia Pall Mall, il vialone che porta a Buckingham Palace, la residenza della regina.

Quando Paul mi ha detto che da lì a due giorni ci sarebbe stata una lunga parata in memoria della Thatcher sono rimasto stupito, molto. Va bene il funerale, ma una parata addirittura! Ho alzato lo sguardo e ho notato per la prima volta delle transenne che costeggiavano il marciapiede. “Sono due giorni che ci lavorano”, mi informa subito Paul. “Sai quanto costerà il funerale della Thatcher?”, mi chiede. Tiro a indovinare. “300 mila”, “600 mila”, “un milione”, “3 milioni”. Ogni volta Paul con una sorta di triste sarcasmo risponde “di più, di più”. E alla fine, spazientito, mi dice quanto: “Dieci. Dieci milioni di sterline”.

La cifra per il momento è solo un’indiscrezione da tabloid, che il governo si è affrettato a smentire, ma questo a Paul non interessa. Lì seduto vicino al McDonald di Fleet street non sa neanche bene quantificare un numero simile. Sa che sono un sacco di soldi, ma non sa esattamente quanti. “Dovranno pagare tutti i poliziotti, pulire il casino il giorno dopo. Poi ci sarà una banda e gli elicotteri. Ah, gli elicotteri, quelli sì che sono costosi”, mormora. “Ma dieci milioni di sterline. Non ci posso credere! Quando muoio io per cremarmi spenderanno 1 sterlina. Nulla più”.

Dall’occhio destro di Paul scende una lacrima. In vita sua Paul ha preso due grosse batoste dalla Thatcher e dalle sue politiche. La prima quando era poco più di un ragazzo. Suo padre, nell’esercito, fu licenziato in tronco dopo 22 anni di servizio a causa dei ridimensionamenti del Ministero della Difesa. La famiglia, racconta, è stata distrutta. Il padre ha cominciato a bere e poi, seguendo il solito copione triste, è arrivata la separazione, il divorzio e tutto il resto. Paul e il padre non si sono più rivisti. Il secondo colpo invece è arrivato qualche anno dopo. All’improvviso Paul perde il lavoro. Niente paura però, il welfare in Inghilterra c’è e dà qualche garanzia. Paul ha diritto a un reddito minimo e riesce a pagarsi l’affitto in una casa popolare. Quel lusso dura poco. Un’altra riforma della Thatcher gli toglierà anche questo. Paul si ritrova per strada. Sarà la prima di tante volte.

Oggi Paul è alla sua seconda esperienza da senza tetto, iniziata otto mesi fa. È stato un inverno freddo, tra i più gelidi degli ultimi 50 anni. La colpa non è certo della Thatcher. I tagli al welfare (anche questa volta Paul è stato buttato fuori di casa dopo una serie di tagli lineari attuati dal governo) sono stati decisi da Cameron, lo stesso che prepara un funerale in pompa magna l’ex primo ministro.

Nella via che ospiterà la parata che va dal palazzo della Regina a Saint Paul, nel giorno in cui tutti elogeranno la Lady di Ferro, c’è anche la storia di Paul. Un gentile ricordo che austerità significa anche questo. Quando gli ho chiesto cosa pensa della Thatcher, in stile inglese ha risposto: “Per essere educato, ma molto. Diciamo che non mi piace. Non mi è mai piaciuta”.

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